◉ PALERMO
Il Gorgo di Santa Rosalia, oasi di biodiversità da salvare
Pronto un progetto di tutela del piccolo specchio d'acqua su Monte Pellegrino, dove vivono e si riproducono diverse specie di insetti e anfibi
di Giulio Giallombardo
7 Gennaio 2020
Un miracolo di convivenza nel segno di Santa Rosalia. Un piccolo paradiso di biodiversità dove nascono e si riproducono specie diverse. Un incantesimo botanico racchiuso in uno specchio d’acqua nascosto su Monte Pellegrino e da anni studiato da scienziati di tutto il mondo. È il Gorgo di Santa Rosalia, a due passi dal santuario dedicato alla patrona di Palermo, oasi naturalistica come poche al mondo, oggi minacciata su più fronti. Così funzionari e dirigenti del Comune, insieme ai vertici della sezione Sicilia dei Rangers d’Italia, ente gestore della Riserva naturale di Monte Pellegrino, e agli esperti dell’Università di Palermo, hanno siglato un protocollo d’intesa per dare vita a un progetto di salvaguardia e recupero del sito, da finanziare con fondi del Po Fesr Sicilia 2014-2020.
L’obiettivo è di rinaturalizzare il gorgo attraverso opere di tutela delle specie d’interesse comunitario che nello specchio d’acqua abitano e si riproducono. Tra queste, due tipi di anfibi unici degli ambienti acquatici siciliani: il Rospo smeraldino e il Discoglosso dipinto. Ma sono presenti anche due diversi generi di insetti acquatici, che riescono a convivere in un unico ambiente senza che l’uno prenda il sopravvento sull’altro. Una scoperta fatta nel 1959 dal ricercatore angloamericano George Evelyn Hutchinson, padre della biologia evoluzionistica moderna, che dall’Università di Yale arrivò a Palermo, cercando e trovando alcuni rari insetti acquatici del genere Corixa. Grazie a questa e ad altre scoperte fatte nello stagno su Monte Pellegrino, Hutchinson propose addirittura che Santa Rosalia fosse proclamata la patrona degli studi di biologia evoluzionistica. Richiesta che non ebbe seguito, ma che di fatto ha creato un legame indissolubile tra la Santuzza e la biodiversità che circonda i suoi luoghi.
È per questo che, adesso, si pensa al “ripristino ecologico” del luogo. Un recupero del sistema ambientale minacciato, ma non del tutto compromesso, condizione tale per cui è ancora possibile riequilibrare le condizioni originarie. Per farlo, i tecnici del Comune e dell’Università hanno predisposto un progetto, adesso ammesso a un finanziamento di poco meno di 500mila euro, che prevede la riduzione della presenza degli eucalipti che circondano il gorgo, la creazione di siepi naturali e pietraie attorno al laghetto al posto dell’attuale argine in cemento, che sarà sostituito anche da un terrapieno impermeabilizzato. E ancora, la creazione di sottopassi per i rospi (ma anche utile a mammiferi e rettili) per evitare impatti con i veicoli che attraversano la strada che si trova non distante dallo specchio d’acqua.
“Si tratta soprattutto di un progetto di ripristino della connettività fra i tanti stagni temporanei che si trovano sui monti che circondano Palermo – spiega a Le Vie dei Tesori News, Luigi Naselli Flores, professore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche, Chimiche e Farmaceutiche dell’Università di Palermo – . Si tratta di ecosistemi acquatici comuni nell’area Mediterranea che si riempiono con le piogge invernali e che poi a causa della forte evaporazione estiva si asciugano. Ospitano una fauna e flora acquatica che riesce a superare la fase secca, producendo delle cisti di resistenza, delle uova che restano quiescenti nei sedimenti durante l’estate e appena arrivano le piogge si reidratano, formando le nuove comunità acquatiche che ripopoleranno lo stagno”.
Un equilibrio che si è iniziato a rompere a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, con il rimboschimento di specie arboree esotiche, come gli eucalipti, che crescendo hanno nascosto lo stagno, rendendo più difficile il ciclo naturale. “Gli uccelli o l’azione del vento tendono a disperdere queste cisti e uova nei sedimenti, che così possono colonizzare gli ambienti circostanti, garantendo la biodiversità – prosegue il biologo – . Ma gli eucalipti col tempo hanno reso lo stagno poco visibile agli uccelli e impenetrabile al vento, quindi i meccanismi di dispersione che assicuravano e che possono prevenire anche fenomeni di estinzione, non funzionano più. C’è poi un altro problema – conclude Naselli Flores – gli eucalipti sono come delle pompe che prosciugano acqua, tanto che furono impiantati durante il periodo fascista per supportare le opere di bonifica degli acquitrini. Questi alberi, ormai cresciuti a dismisura, diminuiscono il periodo di invaso, al punto che oggi il gorgo è ancora asciutto nonostante le piogge”.