Il Monte Pellegrino a misura dei più piccoli

Alla scoperta della base di partenza degli scalatori: un’esplorazione polisensoriale adatta a tutte le età

di Elena Mignosi

3 Agosto 2018

BlogBambino e bellodi Elena Mignosi

Per il nostro secondo appuntamento vorrei iniziare con alcune considerazioni che ci saranno utili ogni volta.  Benché  in Italiano il termine  “bambino” sia maschile, noi ci riferiremo sia ai maschi che alle femmine, sulla base del fatto che non vi sono attività differenziabili in relazione al  genere, ma preferenze individuali che vengono comprese nel corso dello sviluppo e attraverso l’interazione col mondo.Inoltre il termine si riferisce  a un arco di vita molto ampio (da pochi mesi, fino alla pre-adolescenza, intorno agli 11 anni) in cui i bisogni e gli interessi variano moltissimo; Indicheremo quindi, di volta in volta, un’età “preferibile” in relazione alla nostra proposta, oppure diversificheremo, se il caso, le attività e le modalità di mediazione degli adulti.Infine vorremmo sottolineare che la finalità di questo blog non è soltanto quella di far scoprire luoghi particolari, ma di mostrare come qualunque luogo, anche molto noto, possa diventare adatto  ai bambini se lo si guarda con occhi nuovi, in funzione loro.A questo punto possiamo  passare alla nostra proposta di oggi, che riguarda la zona di Palermo e che è consigliata per bambini dai 4 agli 11 anni.Si tratta delle pareti di Monte Pellegrino che si trovano all’inizio della via Monte Ercta, la strada che dalla via Regina Margherita (discesa di Valdesi), a destra subito dopo il semaforo in corrispondenza della via Venere,  va verso il Santuario di Santa Rosalia. Da diversi anni è stata chiusa alle auto per pericolo di caduta massi ma, nel primo tratto, è percorribile. Imboccatela e, superata la scuola sulla sinistra, scoprirete che, sempre sulla sinistra, è possibile posteggiare. Lasciata l’auto, attraversate la strada e troverete dei comodi sentieri che, in pochi passi,  vi condurranno direttamente alle pareti strapiombanti.  Forse molti non sanno che in quel tratto di montagna si trovano più di 100 vie di arrampicata sportiva, tracciate dagli “spit” (chiodi a pressione nella parete, in cui vengono inseriti i moschettoni e la corda durante la progressione in verticale ), ciascuna con un proprio nome di battesimo, scritto con il pennarello indelebile  alla base  roccia. Grazie a vari siti web e alla pubblicazione di una bella guida ad opera di due climbers siciliani in  edizioni aggiornate, a partire dal 2002 (Massimo Cappuccio, Giuseppe Gallo “Di roccia e di sole. Arrampicate in Sicilia”, Versante Sud edizioni, 2015), il luogo è meta di arrampicatori da ogni parte d’Italia e d’Europa e potrebbe accadere di incontrarne qualcuno e di osservarlo arrampicare.Le   pareti, alla cui base corre un sentiero battuto,  possono diventare oggetto di esplorazioni polisensoriali di diverso tipo a seconda dell’età dei bambini.La geologia del monte, costituito con poche eccezioni. da rocce carbonatiche soggette alla dissoluzione carsica, ha infatti consentito lo sviluppo di cavità orizzontali e verticali: ci sono piccole  grotte  di diversa misura e profondità  da osservare, toccare, esplorare e intorno alle quali è possibile anche fermarsi a raccontare….Quando ero piccola, intorno ai 5-6 anni,  mio padre, facendomi osservare i buchini a grappolo nella parete, mi diceva che erano stati creati dalle lumache …. Oppure dalle gocce d’acqua che battevano sempre nello stesso punto nei giorni di pioggia, e mi ricordo che mettevo le dita in quelle piccole cavità, chiedendomi dove fossero finite le lumache, immaginando tutto il tempo che ci avevano messo nel crearle;  ero ancora più colpita  dalla percezione  del tempo e del suo scorrere quando, tra le pietre, trovavamo dei fossili marini  che indicavano  che Monte Pellegrino era emerso dalle acque  milioni di anni prima.   Esplorare insieme, ma anche ascoltare i bambini e seguirli nei loro pensieri, fare sorgere loro delle domande, diventa quindi, in un luogo così ricco di stimoli, un’occasione per “aprire cornici” su nuove conoscenze ed emozioni.Con i più piccini, è inoltre  possibile avviare il “gioco del far finta”,  immaginare di essere antichi abitanti rupestri e giocare a cucinare cibi composti da foglie secche, erba e sassolini, usando dei legnetti per accendere un ipotetico fuoco  inventando storie, personaggi  e relazioni….. Ancora, la natura porosa della roccia e le sue caratteristiche geologiche fanno assumere alle pareti colori diversi in infinite sfumature (dal bianco al grigio chiaro e al grigio scuro, dal giallo ocra  all’arancione,  fin quasi al rosso) che variano al variare della luce nelle diverse ore del giorno e che è una meraviglia osservare e anche  provare a riprodurre e rielaborare  con i colori a cera o con i gessetti, portati con se’ da casa insieme a dei fogli di carta pacco (o comunque sufficientemente grandi per potere lasciarsi andare a gesti ampi e liberi) .La roccia calcarea, poi, permette  alle scarpe con la suola di gomma di aderire perfettamente e, con i più grandi, è possibile provare a fare “traversate orizzontali”, a pochi centimetri da terra imparando a usare il proprio baricentro, scoprendo come spostare il peso da un piede all’altro e come progredire sfruttando anche i piccoli appigli, le fessure, i buchi.Sempre tra le fenditure della roccia  si possono osservare le minuscole piantine e i fiori che crescono spontanei e, nelle cavità più grandi, anche a diversi metri da terra, scoprire che crescono persino alberi (prugnoli, olivi selvatici, piccoli carrubi), arbusti, agavi e vari tipi di opunzie (fichi d’india). E’ straordinario notare come le radici si facciano strada in spazi ristretti e improbabili e come le piante trovino i propri modi di crescere e sopravvivere.Ma ci sono anche tanti animali: oltre alle lucertole e a numerosi tipi di insetti e coleotteri,  nelle pareti in alto a volte le api costruiscono il loro  alveare e, nelle cavità, fanno il  nido i colombi selvatici che si vedono nutrire  i piccoli all’inizio dell’estate.Sollevando ulteriormente lo sguardo e tendendo le orecchie non è difficile scorgere i falchi, i gheppi o le poiane, osservare nel cielo i loro voli circolari e, se si è fortunati, le loro picchiate e ascoltare i loro tipici fischi acuti.Le grotte più alte ospitano anche alcune colonie di chirotteri “Rhinolophus ferrumequinum”,   piccoli pipistrelli di 3- 4 cm. e dal peso tra i 17 e i 34 grammi, la cui popolazione è in diminuzione a causa dell’uso di pesticidi.  All’imbrunire sarà possibile  osservare i loro voli rapidi e raccontare ai bambini di ogni età  come funziona il loro sistema sonar per individuare  gli insetti di cui si nutrono e per schivare gli ostacoli. Una volta tornati a casa sarà bello fare una piccola ricerca sul web e/o utilizzare libri e riviste. e approfondire insieme l’esperienza fatta alle pareti di Valdesi        Buon divertimento, dunque, e alla prossima!