Il restauratore di tappeti arrivato dalla Persia

Iraniano, Ata è arrivato a Palermo alla fine degli anni Ottanta, da studente di Architettura. Alle sue sapienti mani sono stati affidati gli arazzi di Villa Malfitano dopo l'incendio. E tra i suoi clienti affezionati c'è stato anche il presidente Sergio Mattarella

di Laura Grimaldi

15 Ottobre 2018

L’arte di restaurare i tappeti l’ha imparata da piccolo nelle botteghe artigiane di Rasht, la città sulle rive del mar Caspio dove è nato. “Lo facevo per impiegare il tempo durante le vacanze estive al termine della scuola” – racconta in un ottimo italiano Ataollah Shahidi (Ata per tutti). Un’arte che ha messo a frutto più tardi per mantenersi all’Università, frequentata in Italia dopo aver lasciato il suo Paese, la Persia, oggi Iran.È uno spettacolo osservare le sue mani mentre restaura antichi tappeti. Ata è arrivato a Palermo alla fine degli anni Ottanta da studente di Architettura. Oggi è sposato con Soodabeh Behjat, hanno due figli, Kian 19 anni e Shian di 17, il primo studente universitario e l’altro liceale. Nel 2015, Ata e la moglie, sua preziosa collaboratrice, hanno inaugurato una nuova stagione della loro attività artigianale e commerciale tra via Vittorio Emanuele e piazza Borsa, nel centro storico di Palermo, al piano terra dell’antico Palazzo Napolitano-Isnello.Non potevano scegliere giorno migliore del 21 marzo, primo giorno di primavera e anche del Nowruz, il Capodanno persiano (o iraniano), che in lingua farsi significa nuovo giorno, un nuovo inizio, una nuova vita. Da allora, ogni anno in occasione del Nowruz, Ata e sua moglie Soodabeh aprono il loro negozio/laboratorio alla città che anni fa li ha accolti. Una settimana i preparativi per una grande festa tra musica, aromi e sapori della cucina tradizionale persiana.Diversi Paesi, in Medio Oriente, nell’Asia centrale e meridionale riconoscono questa giornata come festa nazionale. Una ricorrenza antica radicata nello zoroastrismo, religione persiana più antica del Cristianesimo e dell’Islam. Sono 1397 gli anni trascorsi da quando Maometto lasciò la Mecca e raggiunse Medina dando origine alla religione islamica, nel 622 dopo Cristo. Un giorno di festa preceduto da una settimana di preparativi.Ci sono voluti tre anni di restauri, sotto la stretta sorveglianza della Sovrintendenza ai Beni culturali, per restituire anche alla città i locali al piano terra di Palazzo Napolitano-Isnello, in cui visse a metà Ottocento Michele Amari. Curiosa coincidenza che farebbe sorridere persino “lo storico della guerra del vespro e dei musulmani di Sicilia”, come recita una targa affissa al prospetto. A due passi da via del Parlamento dove Ata Shahidi ha abitato da studente.Nei trecento metri quadri suddivisi su due livelli si restaura e si organizzano corsi finalizzati alla conoscenza e all’acquisto consapevole dei tappeti orientali.Per la sua lunga esperienza, ad Ata Shahidi è stato affidato in passato il recupero dei tappeti e la pulizia degli arazzi di Villa Malfitano dopo l’incendio. E sottovoce come per pudore, dice che tra i suoi clienti più affezionati c’è stato anche l’onorevole Sergio Mattarella prima della sua elezione a Presidente della Repubblica.