◉ LA STORIA
La bandiera delle Madonie sventola in cima al Kilimangiaro
Dopo la scalata in Nepal, l’escursionista e operatore turistico Giovanni Nicolosi, ha raggiunto la vetta più alta dell’Africa. Sei giorni di cammino per conquistare l’Uhuru Peak a 5895 metri d’altezza, percorrendo complessivamente 80 chilometri di cammino
di Giulio Giallombardo
20 Dicembre 2023
Un pezzetto di Sicilia in cima al Kilimangiaro. La bandiera del Parco delle Madonie sventola tra le vette più alte del mondo. A portarla così in alto, spinto da una passione diventata lavoro e stile di vita, è stato Giovanni Nicolosi, madonita doc, guida ambientale escursionistica che da anni si occupa di turismo naturalistico. Quella al Kilimangiaro, la vetta più alta dell’Africa con i suoi 5895 metri nel nord della Tanzania, è una scalata tra le più impegnative. Sei giorni di cammino per arrivare in cima, partendo da quota 1800 e percorrendo complessivamente 80 chilometri tra salita e discesa.
“Abbiamo raggiunto la cima il quarto giorno di cammino, partiti a mezzanotte da 4700 metri per arrivare alle prime luci dell’alba all’Uhuru Peak, il punto più alto del Kilimangiaro – racconta alle Vie dei Tesori, l’escursionista siciliano, originario di San Mauro Castelverde – è stato uno spettacolo meraviglioso”.
Una sfida impegnativa che non tutti sono in grado di portare a termine, con notti trascorse nei rifugi dove, in certi casi, non arriva neanche l’energia elettrica e l’ossigeno che, metro dopo metro, si fa sempre più rarefatto. “È stata un’esperienza molto forte, – prosegue Nicolosi – salendo di quota si respirava sempre peggio e bisognava acclimatarsi per proseguire, ma arrivati lassù è stato incredibile”.
Ma non è la prima volta che l’escursionista siciliano raggiunge simili altezze. Nel 2019, sempre sventolando la bandiera delle Madonie, ha raggiunto le cime del Nepal, al campo base dell’Annapurna sull’Himalaya, e poi le Ande. “Questi viaggi mi hanno fatto capire come basterebbe poco per rilanciare il turismo naturalistico anche nelle nostre montagne, a partire proprio dalle Madonie, dove è impossibile fare un trekking di più giorni in alta quota, perché mancano strutture e rifugi adeguati per trascorrere le notti durante il cammino”, riflette Nicolosi.
Tornato una decina di anni fa in Sicilia, dopo gli studi a Bologna, con due lauree magistrali in tasca, Nicolosi è diventato una guida dell’Aigae, l’associazione professionale di categoria, e da qualche anno ormai si occupa a tempo pieno di turismo naturalistico e culturale con l’associazione Madonie Outdoor, di cui è socio fondatore. Oggi nella sua San Mauro Castelverde, gestisce la zipline, l’altalena gigante da poco inaugurata e il sito delle Gole di Tiberio. Tre luoghi che hanno fatto del borgo madonita, meta ideale per gli amanti delle esperienze adrenaliche a contatto con la natura. “Bisognerebbe essere lungimiranti – aggiunge Nicolosi – e capire che il futuro sta proprio nella sostenibilità del turismo, e non servono necessariamente grandi investimenti economici o infrastrutture all’avanguardia, basterebbe rimettere in sesto i tanti rifugi abbandonati delle nostre montagne, e dove non ci sono costruirli per garantire una rete di ricettività che in questo momento è pressoché assente”.