La sfida dell’arte a Giardini Naxos

Situata ai piedi di Taormina, a metà strada tra Messina e Catania, la piccola località balneare è stata la prima colonia greca fondata in Sicilia 2750 anni fa

di Regine Cavallaro

15 Agosto 2018

BlogInsolita e Segretadi Regine Cavallaro

Anche se non lo vuole ammettere, Caterina è una figura fondamentale per la salvaguardia e la promozione di Giardini-Naxos. Non contenta di dirigere il circolo locale di Legambiente, la principale – e più attiva – organizzazione di difesa dell’ambiente in Italia, questa Giardinese vissuta a lungo a Firenze gestisce anche l’albergo di famiglia Palladio, a due passi dalla spiaggia. Partner del Festival internazionale di interventi urbani Emergence, ospita ogni anno, nelle diciannove camere del suo stabilimento, gli street artists venuti da tutta l’Europa. Con gentilezza e generosità, questa esteta, ella stessa figlia di una pittrice, veglia sul festival, offrendo il vitto e l’alloggio agli invitati della manifestazione. Ogni sera, per tutta la durata dei festeggiamenti, Clara, Agata, Elisa, Elvira e Fiorella, le buone fate della cucina e del ristorante situato sulla terrazza panoramica dell’albergo, fanno la gioia dei commensali coi piatti tipici siciliani, preparati con prodotti bio e a chilometro zero.Proprio perché ama la sua città, dal ricco passato e dal patrimonio naturale altrettanto fecondo, Caterina milita in Legambiente. Con l’associazione ecologica, ha fatto, tra l’altro, impiantare alberi di agrumi nello splendido Parco archeologico di Naxos.Oltre al museo, piccolo ma ben fornito, il parco si estende su una quarantina di ettari, sulle vestigia della prima colonia greca di Sicilia fondata nel 734 avanti Cristo da coloni provenienti da Calcide sull’isola d’Eubea e da Naxos nell’arcipelago delle Cicladi, come lo riferiscono Tucidide e Ellanico. Qualche anno dopo, quegli stessi coloni fondarono Katane (Catania) e Leontinoi (Lentini). “È uno dei parchi archeologici più importanti d’Italia. Ricercatori vengono dalle università di Harvard e Cambridge per svolgere campagne di scavi”, racconta Caterina. Ma al di là del suo alto valore  storico, il parco è innanzitutto un luogo stupendo, immerso in una pace profonda e di grande poesia, con le sue mura di pietra e le sue rovine incastonate in una vegetazione mediterranea lussureggiante.Eppure questa oasi di pace è minacciata. I venditori di cemento che hanno già massacrato il litorale vorrebbero adesso continuare su questa strada (porti, centri commerciali…). Fortunatamente, la presidente del circolo di Legambiente vigila ed è riuscita a ostacolare il progetto, invocando l’articolo 9 della Costituzione italiana che “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Vero è che la baia di Taormina è una destinazione molto ambita dai viaggiatori sin dal ‘700, una tappa obbligata del Grand Tour, che ha affascinato tanti scrittori, poeti e artisti, a cominciare da Goethe, D.H. Lawrence e Guy de Maupassant. Con il suo teatro antico, i suoi giardini, la vista sul mar Ionio e sull’Etna vicinissimo, Taormina, detta anche la “Saint Tropez siciliana” in alcune guide turistiche, ha per molto tempo formato con Giardini-Naxos un solo e unico comune. Ciò spiega d’altronde perché le due città condividono la stessa stazione (bellissima!). Caterina, sempre buoni i suoi consiglii, organizza per i clienti dell’albergo escursioni nei dintorni e specialmente sull’Etna, in compagnia di guide naturalistiche (e molto simpatiche!) con tesserino Aigae dell’Associazione Etna Truvatura.Dal 2012, due altri giardinesi, Giuseppe Stagnitta e il geniale Turi Scandurra (vedi “La Storia della Sicilia in 100 secondi”) tentano di abbellire le facciate di Giardini-Naxos invitando artisti urbani internazionali ad intervenire sui muri, attraverso il festival Emergence. Nell’ultima mia visita da quelle arti, era il 2015, l’Europa del sud era in primo piano. Tra gli street artists presenti a quella quarta edizione svoltasi dal 19 al 26 ottobre 2015, figuravano infatti  GoddoG (Francia), Blaqk (Grecia) accompagnati dal fotografo Dimitri Vasiliou, Lucamaleonte e Vlady (Italia) nonché i fratelli  Amedeo e Antonio Forlin, artisti ceramisti locali, mentre l’artista rumeno Geo Florenti installava un lampione ispirato al concetto di arte necessario, ingegnoso sistema di illuminazione senza consumo elettrico. L’edizione fu particolarmente creativa e soprattutto ricca di emozioni, poiché venuta per coprire giornalisticamente il festival, sono stata promossa assistente dell’artista Francese e mi sono ritrovata a quindici metri di altezza a pilotare la gru.