L’abbazia di San Martino si svela come mai prima d’ora

Apre al pubblico il refettorio in occasione de Le Vie dei Tesori. La visita sarà accompagnata da una degustazione di birra prodotta dai monaci

di Marco Russo

18 Settembre 2019

È un’oasi di silenzio e pace tra i monti di Palermo, una delle poche in Sicilia ancora abitata dai monaci benedettini. L’abbazia di San Martino delle Scale si prepara a mostrarsi come mai prima d’ora, aprendo eccezionalmente al pubblico il refettorio monastico, di solito non accessibile perché compreso nel circuito della clausura. Si potrà visitare durante il festival Le Vie dei Tesori, già in corso nelle prime dieci città siciliane e che approderà a Palermo nei weekend dal 4 ottobre al 3 novembre (qui tutte le informazioni sul festival a Palermo). Tutti i sabati del festival, con due turni alle 11,30 e alle 16,30, l’abbazia aprirà le porte con una speciale visita guidata (qui per prenotare), accompagnata da una degustazione di birre, la “Blond Ale” e la “Monastic Beer” – bionda e scura – prodotte dagli stessi monaci. Si potranno gustare le due birre con un assaggio di formaggio e cassata.

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Il refettorio

Dunque, per l’occasione, si potrà ammirare il refettorio, circondato da un rinnovato schienale in legno, in un’ampia sala adiacente al chiostro. È un luogo intimo ed esclusivo, dove i monaci consumano i pasti insieme e in silenzio, ascoltando da un bel pulpito in marmo posto sulla parete occidentale del refettorio, la lettura secondo il dettato della Regola benedettina. Sulla volta si potrà ammirare un affresco di Pietro Novelli del 1629, raffigurante la scena biblica con protagonista Daniele nella fossa dei leoni. Sulla parete di fondo del refettorio, in corrispondenza del posto centrale riservato all’abate, si trova un altro prezioso e grande dipinto che ritrae La cena in casa di Levi, opera attribuita ai pittori Mariano Smiriglio e Filippo De Mercurio e realizzata nel 1605.
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L’abbazia di San Martino in una stampa d’epoca

Secondo un’antica tradizione, l’abbazia fu fondata da papa Gregorio Magno nel 604 e distrutta dai saraceni nel IX secolo. Ma l’inesistenza di fonti attendibili ha fatto dubitare molti studiosi su questa ipotesi. Di certo, esistono invece documenti che legano l’abbazia alla prima metà del XIV secolo, a partire dal 1347. E altri che raccontano l’importanza che ebbe nei secoli successivi, con una vita culturale vivace e originale: produzioni e committenze artistiche, attività editoriali e insegnamento. Ancora oggi, all’interno dell’abbazia ha sede Abadir, l’Accademia di belle arti di restauro, un polo culturale che è stato negli anni protagonista nella salvaguardia di tantissime opere d’arte.
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Chiostro dell’abbazia

Nell’abbazia, adagiata nella vallata tra Monte Cuccio e Monte Caputo, che comprende sia la Basilica abbaziale che il monastero benedettino, una comunità monastica vive operosamente, tra le funzioni religiose, l’importante biblioteca rinnovata e ingrandita nel XVIII secolo e l’orto. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato.Per restare aggiornati su tutte le iniziative, visite e appuntamenti sul festival Le Vie dei Tesori, visitare il sito www.leviedeitesori.com. È operativo anche il call center allo 0918420104, tutti i giorni dalle 10 alle 18.