◉ LA STORIA

L’acqua nella grotta dei miracoli: riappare il pozzo di Santa Rosalia

Nel santuario di Monte Pellegrino, grazie a una lastra di vetro sul pavimento, è visibile per la prima volta una vasca scavata nella roccia, profonda circa quattro metri. Una riserva idrica legata al culto della Santuzza e alla visione di Geronima La Gattuta, la ricamatrice di Ciminna, gravemente malata, che guarì grazie all’intercessione della patrona di Palermo

di Giulio Giallombardo

5 Agosto 2025

Spesso i miracoli sono nascosti dietro piccoli gesti. A volte basta poco per impreziosire un racconto già carico di fascino, che affonda alle origini di un culto radicato nella comunità e svelare, così, un luogo prima invisibile. Da pochi giorni, nascosta tra le sedie, sul pavimento della grotta di Santa Rosalia, dove prima c’era una botola di ferro, è apparsa una lastra di vetro sotto la quale, illuminato da una piccola lampada, è visibile per la prima volta il pozzo della Santuzza. Una vasca scavata nella roccia, profonda circa quattro metri, alimentata dall’acqua presente nella grotta, che anticamente costituiva un’importante riserva idrica per i frati del santuario.

 

È la stessa acqua miracolosa che – secondo quanto si tramanda – ha bevuto Geronima La Gattuta, guarendo dalla malaria dopo aver visto in sogno Rosalia che le aveva indicato il luogo dove si trovavano le sue spoglie. “Questa è da sempre chiamata la grotta dell’acqua – ricorda don Natale Fiorentino, reggente del santuario di Santa Rosalia – e abbiamo voluto rendere visibile il pozzo con l’acqua miracolosa prima coperto da una botola di ferro. Abbiamo installato una lastra di vetro trasparente, illuminato la cisterna e con una pompa preleviamo l’acqua che, dopo averla benedetta, conserviamo in un bidone così che i fedeli possano portarla via. Nel pozzo abbiamo voluto lasciare simbolicamente un piccolo mazzo di finte rose, che adesso galleggia sull’acqua”.

La lastra di vetro che copre il pozzo

Un modo per ricordare il miracolo di Geronima, la ricamatrice di Ciminna, in fin di vita all’Ospedale Grande di Palermo, affetta da “febbre maligna”, salvata dalla Santuzza. Secondo la tradizione, nell’ottobre del 1623, mentre era ricoverata, le appare una giovane monaca promettendole che sarebbe guarita e invitandola a salire su Monte Pellegrino per fare un voto di ringraziamento. Una volta guarita, Geronima capisce che dietro quella monaca si nasconde Santa Rosalia.

Il pozzo di Santa Rosalia

Così nel maggio del 1624, dopo essersi riammalata, colpita dalla malaria, mentre la peste inizia a diffondersi in città, Geronima decide di onorare la promessa fatta alla Santuzza e sale su Monte Pellegrino. Accompagnata da due donne, una volta giunta alla grotta, beve l’acqua che gocciola da una roccia, sentendosi subito meglio. Poi si addormenta e in sogno le appare la Madonna con il Bambino in braccio, promettendole una nuova guarigione, ma soprattutto chiedendole di scavare all’ingresso della grotta. È in quel punto esatto che, il 15 luglio del 1624, le reliquie di Rosalia si sveleranno, avvolte dal loro profumo di fiori. Subito dopo, molti palermitani si raccoglieranno in preghiera, bevendo l’acqua della grotta e guarendo dalla peste, grazie ad un miracolo che avrebbe liberato tutta la città.

Il santuario di Santa Rosalia

Così, a meno di un mese dalla festa liturgica del 4 settembre, in cui si commemora la morte della patrona di Palermo, il pozzo miracoloso della Santuzza torna visibile, seppur attraverso una piccola lastra di vetro. Uno specchio che racconta una storia antica nata dall’acqua.

(Foto e video Giulio Giallombardo)