Quel grande vuoto figlio di antichi sacchi edilizi
Una mostra racconta la storia urbanistica di quella che oggi è piazza Magione, con foto d'epoca e progetti di palazzi e monumenti distrutti
di Guido Fiorito
9 Novembre 2019
Piazza Magione? No, Terra vacua. Una allegoria della storia urbanistica di un’intera città racchiusa in quella spianata, perché di una spianata si tratta. Una storia raccontata in una mostra, aperta fino al 26 novembre, alla chiesa dei Santissimi Crispino e Crispiniano, a due passi da Casa Professa, a Palermo. Sottotitolo: memorie di un grande vuoto nel cuore della Kalsa. Terra vacua era chiamata nel Cinquecento un’area di tre ettari alle spalle della Magione, che ospitava alberi da frutto e la vigna del convento. Nel 1514 tale area fu ceduta a due privati, Giovanni Battista Li Muli e Andrea L’Abbate che la dividono in lotti per costruire case e palazzi. Oggi la chiameremo speculazione edilizia.
In effetti, come ha spiegato durante l’inaugurazione, Maurizio Vesco, dell’Archivio di Stato di Palermo, uno specialista della storia urbanistica cittadina, nel Cinquecento ben tredici aree interne alle mura cittadine furono lottizzate. “Sotto la spinta di una crescita demografica velocissima – ha detto – per pura avidità speculativa, una corsa all’oro, furono cancellati orti e aziende agricole, senza pensare di costruire piazze o strade adeguate”. Una sorta di sacco edilizio ante litteram.L’area della Kalsa si riempie quindi di palazzi, chiese e oratori anche di pregio. Viene identificata con il nome di contrada della Vitreria, per una storica fabbrica di vetri impiantata dal ligure Alessandro Pisano nel 1542 e che durerà ben quattro secoli. Sarà distrutta da un incendio nel 1862. Le prime demolizioni iniziano nel Novecento, in particolare negli anni Trenta. I bombardamenti del 1943 fanno danni in parte riparati dai proprietari. Nel 1959 il piano regolatore prevede la via del porto, una grande strada che oltrepassi la Cala per raggiungere via Lincoln. Ovvero intende sventrare il quartiere della Kalsa.In nome di quest’opera, ancor prima che venga approvata, l’area attorno alla Magione viene sottoposta ad espropri e demolizioni di palazzi, case e chiese. Tanto che il regista Roberto Rossellini potrà girare la finzione della battaglia di Palermo del 1860 con grande efficacia tra macerie vere. Le immagini del film “Viva l’Italia” del 1961 testimoniano ancor oggi quel che stava succedendo. I proprietari più ricchi andarono a stare in palazzi nuovi, magari sorti al posto di villini liberty. “Poi, anche per l’intervento di associazioni come Italia Nostra, la strada non fu fatta”, dice Carmelo Lo Curto, il presidente dell’Associazione Genius Loci, che ha ideato e costruito la mostra, con la scuola “Damiani Almeyda-Crispi”, in collaborazione con il Comune e il sistema bibliotecario cittadino. E aggiunge: “Non fu la guerra a distruggere l’area, come pure fu erroneamente scritto vent’anni dopo, ma un piano urbanistico comunale”.Una storia documentata da fotografie d’epoca e dai progetti di palazzi e monumenti oggi distrutti tratti dall’Archivio di Stato: il collegio di Maria dello Spasimo, il palazzo Starrabba di Giardinelli, casa Albanese già del principe Lanza… per ricostruire la memoria di un luogo oggi protagonista della movida estiva. In questa mostra si scopre che quel che chiamiamo piazza è solo un quartiere assente. Una terra vacua appunto.