Riflettori accesi sulla nave romana di Marausa

A circa un mese dalla scomparsa, vede la luce uno dei più importanti progetti culturali al quale ha lavorato Sebastiano Tusa. Il relitto sarà esposto a Marsala, in una sala di Baglio Anselmi

di Marco Russo

11 Aprile 2019

La lunga attesa è terminata. Finalmente la nave romana recuperata al largo di Marausa, sulle coste trapanesi, sarà esposta a Marsala, all’interno del Museo archeologico regionale “Baglio Anselmi”, che già dal 1986 ospita anche un relitto punico della metà del III secolo avanti Cristo. A circa un mese dalla scomparsa, vede la luce uno dei più importanti progetti culturali al quale ha lavorato l’assessore regionale ai Beni Culturali Sebastiano Tusa, protagonista del ritrovamento e del restauro di uno dei più grandi relitti romani recuperati in Sicilia.

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Il relitto di Marausa

L’allestimento espositivo della nave romana di Marausa, pensato appositamente per Baglio Anselmi, sarà inaugurato sabato 13 aprile alle 10,30, alla presenza del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, con gli interventi del dirigente generale del Dipartimento dei Beni culturali, Sergio Alessandro; del direttore del Polo regionale di Trapani, Marsala per i siti culturali, Luigi Biondo, e del soprintendente del Mare, Adriana Fresina. “Il relitto di Marausa – come aveva spiegato Sebastiano Tusa – contribuisce ad approfondire le conoscenze sulle intense relazioni commerciali tra la Sicilia e l’Africa in epoca tardo-romana, offrendo un quadro di integrazione economica soprattutto nell’ambito della produzione agricola”. Il completamento del più ampio percorso espositivo del Museo Lilibeo di Marsala, prevede oltre alla Nave di Marausa, la nave punica e i relitti medievali di Lido Signorino.
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Sebastiano Tusa davanti ai legni della nave

Lo scafo è stato ricostruito su una struttura in acciaio, montato però in due sezioni distinte. Una porzione, la più corposa, è stata riassemblata così come appariva un tempo, prima di arenarsi, forse a causa di una manovra sbagliata o un colpo di vento, nei bassi fondali del fiume Birgi, che allora era navigabile. L’altra sezione è stata lasciata in piano, così come è stata trovata, così da dare l’idea del complesso lavoro di recupero che si è svolto in questi 20 anni. Fra le due sezioni è stata realizzata una passerella sollevata da terra per poter apprezzare meglio l’allestimento e si può girare attorno alla nave per ammirarla sia all’esterno che all’interno. A completare l’allestimento sono cinque vetrine che custodiscono tutti i reperti trovati vicino alla nave, ceramiche, frammenti di vetro e metallo, anfore, chiodi, così da dare l’idea del carico che lo scafo trasportava.Sarà presente anche un ricco apparato multimediale, un sistema di realtà aumentata e panelli didattico-illustrativi. Sarà, infine, trasmesso un video realizzato per l’occasione che racconta tutte le tappe della vicenda: dall’affondamento al ritrovamento, poi il recupero e infine la musealizzazione. Il museo rimarrà aperto, con ingresso gratuito, per tutta la giornata di sabato e la domenica mattina, quando alle 10,30 è prevista una visita guidata.