Sacrifici nel santuario, ecco il volto più antico di Selinunte
Due corna di toro e un palco di cervo perfettamente conservato sono stati trovati nel corso dell'ultima campagna di scavi nell’area archeologica
di Marco Russo
5 Luglio 2019
Fatta nuova luce sull’antico santuario urbano di Selinunte. Due corna di toro adulto di grandi dimensioni sono state scoperte recentemente nell’area archeologica trapanese. Si tratta della prima traccia che attesta il sacrificio di tori nel grande santuario. Rinvenuta, inoltre, la deposizione votiva di un palco di cervo rosso perfettamente conservato. Sono alcune delle scoperte della tredicesima campagna di scavi della New York University e dell’Università Statale di Milano, in convenzione con il Parco Archeologico di Selinunte, che si è svolta dal 7 giugno al 5 luglio.
Gli esiti della campagna, a cui hanno partecipato oltre 50 tra studenti ed esperti di archeologia di otto diversi paesi, sono stati illustrati, nel corso di una visita guidata, da Clemente Marconi, che ha diretto la missione archeologica. L’iniziativa rientra tra gli appuntamenti della manifestazione “Il Cantiere della Conoscenza”, promossa dall’architetto Bernardo Agrò, neo direttore del Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria.Lo scavo, che ha approfondito le due trincee aperte lo scorso anno tra il Tempio R e quello C, ha prodotto risultati importanti per ricostruire le fasi più antiche di occupazione greca del grande santuario urbano e alle attività associate alla costruzione dei due templi. I ricercatori hanno, così, portato alla luce una struttura rettilinea con fondazione in schegge di calcare e elevato in mattoni crudi. Il santuario, databile nell’ultimo quarto del VII secolo avanti Cristo, aveva una lunghezza di 4,5 metri, ed era posizionato subito a est del più recente Tempio R, con lo stesso orientamento est-ovest. I materiali ritrovati nella zona, tra i più antichi di fase greca rinvenuti a Selinunte, hanno spinto gli archeologi a ritenere che l’edificio svolgesse una funzione sacrale.Per le fasi di costruzione e uso del Tempio R, due scoperte significative sono state due buche di palo, funzionali al sollevamento dei blocchi dell’edificio, e un altare cavo per libagioni perfettamente conservato. Oltre all’importante scoperta delle corna di toro e di cervo, il saggio tra Tempio R e Tempio C ha permesso di mettere completamente in luce le fondazioni di quest’ultimo edificio, rivelando come la pendenza attuale di questo settore dell’acropoli sia stata realizzata artificialmente in occasione della costruzione di questo tempio monumentale.”Nel solco della filosofia e della organica riorganizzazione dei parchi archeologici di Sicilia voluta da Sebastiano Tusa e perseguita con grande passione dal presidente Nello Musumeci – spiega all’Ansa il direttore del Parco, Bernardo Agrò – , si inserisce la formula dei cantieri aperti, che costituisce un ruolo fondamentale della divulgazione delle nostre attività attraverso la metodica dell’archeologia partecipata”.