Segesta nel segno di Venere: il tempio è dedicato alla dea

Studi recenti hanno approfondito l'intitolazione del monumento dorico a Afrodite Urania, come spiegato nel recente volume “Iscriptiones Segestanae”

di Ruggero Altavilla

21 Aprile 2020

Gli addetti ai lavori lo sapevano da tempo, ma adesso è noto a tutti, anche a chi non lavora sulle tracce del passato con picconi, pale e carriole. Non era un mistero per gli archeologi che il Tempio di Segesta fosse intitolato a Afrodite Urania, ma studi recenti hanno approfondito l’argomento. Nell’opera “Iscriptiones Segestanae”, di Carmine Ampolo e Donatella Erdas, edito dalla Scuola Normale di Pisa e presentato nei mesi scorsi (ve ne abbiamo parlato qui), viene riportata un’epigrafe che ha un significato molto importante.

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Il tempio di Segesta

È un’iscrizione conservata nella Biblioteca comunale di Calatafimi, una base rettangolare in calcarenite, lunga 75 centimetri e alta 21, che reca incisa una chiara iscrizione in greco, conservatasi per intero, databile al II secolo avanti Cristo. Questo il testo dell’epigrafe: “Diodoro, figlio di Tittelo, Appeiraios (ha dedicato la statua di) sua sorella Minyra, (moglie) di Artemon, che è stata sacerdotessa, ad Afrodite Urania”. L’iscrizione proviene dalle vicinanze del tempio di Segesta e ne indica la divinità venerata. Già conosciuta nel Seicento l’epigrafe subì vari spostamenti, fino a essere murata nella casa del canonico Francesco Avila, come racconta lo storico Antonino Marrone nel 1827.
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Mura medievali

“Si tratta di una epigrafe perfettamente compatibile con un contesto di un santuario, di carattere onorario in forma di dedica alla divinità – si legge in un post sulla fanpage del Parco archeologico di Segesta – , utilizzata come base di statua di sacerdotessa eretta da parenti o amici: d’altronde i nomi di Diodoro e Tittelo sono attestati comunemente a Segesta. La nostra Minyra era quindi sacerdotessa di Afrodite Urania a Segesta. E l’epiteto ‘Urania’ della dea può essere intesa come resa greca di Astarte e anche di Caelestis (identificata in genere con la Giunone di Cartagine e con Tanit)”.
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Il teatro greco di Segesta

Ma la dedica a Afrodite non è l’unico aspetto su cui recentemente si è discusso. In occasione dello scavo della necropoli ellenistica “extra moenia” di Segesta, la prima area cimiteriale di grande estensione documentata – fanno sapere dal Parco – è stata rimessa in luce la fortificazione di età tardo-arcaica in due tratti distinti per circa 130 metri, che delimitava la necropoli e continuava lungo la collina del tempio. “La struttura muraria era stata già rasata in antico – si legge in un altro post – verosimilmente perché si trova al centro di un impluvio, e ricostruita piú a Est (mura di Porta di Valle). Storicamente la distruzione del muro di cinta arcaico potrebbe essere ricondotta al sacco di Segesta da parte di Agatocle nel 307 avanti Cristo, come emblematicamente attesta una moneta del tiranno rinvenuta in uno strato addossato alla parete esterna”. Tra i futuri lavori che interesseranno il Parco archeologico di Segesta, guidato da Rossella Giglio, c’è anche il restauro di due colonne del tempio dorico.