Sigilli all’ex Lebbrosario in corso dei Mille
Gli agenti della polizia municipale di Palermo hanno apposto i sigilli allo storico edificio, verificando la presenza di strutture murarie pericolanti e di rifiuti pericolosi
di Ruggero Altavilla
1 Agosto 2020
Muri pericolanti, rifiuti pericolosi, degrado e abbandono. Si è presentato così l’ex Lebbrosario di corso dei Mille agli agenti della polizia municipale di Palermo, che pochi giorni fa hanno sequestrato il complesso monumentale. Gli agenti del Nucleo tutela patrimonio artistico e del Nucleo operativo protezione – fanno sapere dal Comune – hanno portato a termine un’operazione scaturita da un esposto che denunciava lo stato di degrado strutturale e ambientale, mettendo i sigilli all’edificio pericolante e in totale stato di abbandono. Gli agenti, insieme a un tecnico del Comune, hanno verificato la presenza di strutture murarie pericolanti e di rifiuti pericolosi, tra cui amianto, pneumatici e sfabbricidi. I proprietari, tutti soggetti privati, sono stati denunciati.
L’ex Lebbrosario, noto anche come Ospedale degli infetti, ha una lunga storia e origini molto antiche. Sorge alle spalle della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi, oggi si identifica in alcuni edifici che hanno subito diverse trasformazioni e utilizzati sino a non tanti anni fa come come conceria di pellame. La storia di questo nosocomio, una delle più antiche istituzioni sanitarie della città, ha inizio probabilmente nel 1071 ad opera di Roberto il Guiscardo, anche se la sua edificazione si deve con più sicurezza a Ruggero II, qualche decennio più tardi.In seguito il re Guglielmo II destinò l’ospedaletto fuori le mura alla cura dei lebbrosi, mentre nel 1219 Federico II lo affidò all’Ordine teutonico della Magione. Nel 1482, l’Ospedale degli infetti viene unito all’Ospedale grande già istituito nel Palazzo Sclafani nel 1419 dal monaco cassinese Giuliano Majali, sotto l’auspicio del re Alfonso il Magnanimo. Nel 1575 il nosocomio ospitò, per breve tempo, gli appestati provenienti dall’ospedale di San Leonardo, la cui antica costruzione si ergeva nell’odierno convento dei Cappuccini. In seguito il lebbrosario ospitò matti, tisici e scabbiosi in una condizione di profondo degrado igienico sanitario, sino agli inizi del XIX secolo. Oggi dell’ospedale di San Giovanni dei Lebbrosi restano solamente i locali in rovina, già adibiti a conceria e scarpificio ed alcuni volumi dell’archivio conservati nell’archivio storico dell’ospedale civico Benfratelli.