Palermo e la sua icona urbana: torna l’effetto Basile

Dopo l'adozione da parte del Consiglio comunale dell'architetto come simbolo laico, si fa il punto sul progetto di valorizzazione della sua opera

di Alessia Franco

15 Maggio 2019

Lo hanno chiamato “effetto Basile”. Con queste due parole, gli architetti palermitani Giulia Argiroffi e Danilo Maniscalco hanno ideato nel 2015 progetto che ha al centro Ernesto Basile, costruttore di bellezza e simbolo di quell’Art Nouveau che fece di Palermo il centro del mondo. A sei mesi dall’adozione da parte del Consiglio comunale di Palermo dell’architetto come nuova icona urbana, un breve ciclo di tre incontri, all’interno della Settimana delle Culture, racconta il progetto, articolato in quattordici fasi operative, e fa il punto sulla bellezza di cui è disseminata la città in tre luoghi-simbolo.

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Villino Gregorietti a Mondello

Dopo la sala Onu del teatro Massimo, edificio legato a doppio filo all’opera di Basile padre e figlio, stamattina, alle 11 sarà la volta di San Domenico, con il priore della basilica, Sergio Catalano (anche lui architetto), e la visita ad autentiche meraviglie: come leopere basiliane per la cappella Majorca-Francavilla, la lapide commemorativa dedicata a Gioacchino di Marzo, gli elementi a corredo della cripta di Francesco Crispi e le altre opere floreali ed eclettiche presenti tra le navate laterali.Il discorso sul lessico floreale di Ernesto Basile si concluderà domani alle 17 a Casa Lemos, oggi sede della Banca Credem di via Quintino Sella, custode discreta di sinergie armoniche floreali che legano gli arredi lignei fissi Ducrot, le policromie degli intrecci fitomorfici delle decorazioni del soffitto di Salvatore Gregorietti. La “regia”, neanche a dirlo, è dell’architetto siciliano.
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Cappella Lanza di Scalea nel cimitero di Santa Maria di Gesù

Molto più che una commemorazione, quella promossa da Giulia Argiroffi, Danilo Maniscalco, Massimiliano Marafon Pecoraro e Maria Antonietta Spadaro: un vero e proprio progetto che include anche la costituzione di una casa-museo proprio a Villa Ida, casa di Ernesto Basile. Adottato dalla città come nuova icona urbana, come lo è Gaudì di Barcellona. Non una rievocazione dei bei tempi andati fine a se stessa, ma uno studio approfondito di questa figura che seppe amalgamare rigore morale e leggiadria delle forme.Uomo di grande modernità a lungimiranza, Basile era molto legato al concetto mitteleuropeo di Gesamtkustwerk, l’opera d’arte integrale. Proprio ispirato a questo ideale, l’architetto palermitano ripensò Montecitorio – di cui la storica dell’arte Maria Antonietta Spadaro ha messo in luce le affinità con il grand hotel di Piazza Borsa – disegnando personalmente arredi fissi e mobili. Dalla commemorazione del centenario della prima seduta del Parlamento, celebrata a Roma e a Palermo, il 20 novembre dello scorso anno, è partito il documento approvato all’unanimità dal Consiglio comunale, per tradurre in azioni concrete l’”Effetto Basile”. Tra i progetti in cantiere – tutti gravitanti attorno a quel periodo straordinario che fu la Belle Epoque – un percorso ciclabile intitolato a Donna Franca Florio proprio nell’area in cui visse e che probabilmente amò di più nella sua vita, il recupero dell’area di villa Deliella (emblema del “sacco” che deturpò irrimediabilmente Palermo) e quello dei chioschi Ribaudo, nei pressi del Politeama e del Massimo e Vicari.