◉ TERRE DEI TESORI

A Campobello di Licata vini d’eccellenza dal cuore spumeggiante

Bianchi, rossi, rosè, frizzanti, spumanti. Arrivano a novecentomila le bottiglie prodotte ogni anno dall’azienda agricola Milazzo. Numeri che raccontano la storia di una famiglia di vitivinicoltori che alla coltivazione dei vitigni autoctoni, ha affiancato quella dello Chardonnay, del Sauvignon Blanc e del Pinot Nero. Circa sette ettari della tenuta sono stati destinati alla realizzazione di un bosco della biodiversità in collaborazione con l’Università di Palermo

di Angela Mannino

1 Novembre 2023

di Angela Mannino

Uno spumeggiante cuore verde, nato dalla passione per le bollicine e l’attenzione per l’ambiente. I loro vini, in tutto ventisette etichette tra cui spicca l’iconico spumante classico millesimato Federico II Rex Sicilie, sono tutti biologici dal 2012; e prodotti con uve coltivate esclusivamente nelle terre di famiglia. Perché da queste parti, siamo nell’Agrigentino a Campobello di Licata, nell’azienda agricola a conduzione familiare “Giuseppina Milazzo”, l’ecosostenibilità è una filosofia di vita, come testimonia il marchio di garanzia, in cui campeggia come simbolo di genuinità il Martin Pescatore.

Giuseppe Lo Leggio, Giuseppina Milazzo e Saverio Lo Leggio

“Siamo biologici da sempre – dice Giuseppe Lo Leggio, classe 1990, figlio di Giuseppina Milazzo e del marito Saverio Lo Leggio –. La nostra azienda nata negli anni Settanta, già a metà del decennio successivo, ha avviato il percorso che l’ha portata a ottenere la certificazione bio per tutti i suoi terreni”.

In tutto, centoquarantanove ettari di cui novantasette di vigneti, dove viene usato come fertilizzante il letame bovino, a sua volta certificato bio, e dove la raccolta delle uve avviene manualmente, limitando al minimo l’uso di macchinari tra i filari. I campi, poi, vengono irrigati solo con acque provenienti dai pozzi artesiani della tenuta e dai due laghi artificiali di contrada Fondirò. Le stesse acque vengono utilizzate per la lavorazione in cantina che è dotata di una serie di canalizzazioni per il recupero delle acque reflue, filtrate per poi essere riciclate, con un sistema naturale e innovativo di fitodepurazione con la canna da zucchero.

La fase di congelamento dei colli delle bottiglie

“Inoltre – dice Giuseppe Lo Leggio – per contrastare gli effetti del cambiamento climatico che rende le estati sempre più torride, abbiamo dotato i nostri vigneti di un sistema d’irrigazione con sensori che apprezzano anche la frazione di grado. Così, possiamo calibrare la quantità d’acqua necessaria e, inoltre, i sistemi di sub-irrigazione a settanta centimetri di profondità, consentono di idratare direttamente le radici delle viti, evitando che l’acqua si disperda con l’evaporazione”.

L’impianto fotovoltaico di trecentocinquanta chilowatt attivato lo scorso anno, copre poi circa il settanta per cento del fabbisogno energetico. E sempre in un’ottica attenta a preservare l’ambiente, circa sette ettari della tenuta sono stati destinati alla realizzazione di un bosco della biodiversità. “Si tratta – spiega Giuseppe Lo Leggio – di un progetto portato avanti in collaborazione con l’Università di Palermo, con l’obiettivo di creare, fra l’altro, un luogo ideale per la riproduzione delle api”. Oltre alle vigne che si sviluppano su otto contrade, un’area di quattro ettari è destinata agli ulivi: in contrada Bosco del Duca, gli alberi di Biancolilla e Nocellara hanno un’età media di cento anni.

Scene di vendemmia manuale

Per l’eccellenza dei suoi vini e le pratiche virtuose in materia di ecosostenibilità, l’Azienda agricola “Giuseppina Milazzo” – Terre della Baronia è inserita nel progetto Terre dei Tesori, promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori, in collaborazione con l’assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana.

Spumanti, bianchi, rossi, rosè, frizzanti. Fino a novecentomila le bottiglie di vino prodotte ogni anno. Numeri che raccontano la storia di una famiglia di vitivinicoltori che alla coltivazione dei vitigni autoctoni, quali il Nero d’Avola, il Nerello Cappuccio, il Perricone, è stata tra le prime realtà siciliane ad avere affiancato con successo la coltivazione dello Chardonnay, del Sauvignon Blanc e del Pinot Nero.

Operazioni di rincalzo dei tralci lungo i filari

Tra i vini più apprezzati dell’azienda, come si è detto, c’è il super premiato spumante Federico II, i cui primi tiraggi risalgono al 1974. Medaglia d’oro nel 2018 al concorso mondiale di Bordeaux Les Cittadelles du Vin, nel 2021 allo “Champagne & Sparkling Wine World Championships” di Londra, il Federico II è stato il secondo spumante dopo il Ferrari a fare ottenere all’Italia il maggior numero di medaglie: “Cinque d’oro e dodici d’argento – dice con orgoglio Giuseppe Lo Leggio –: un risultato che dopo il Best Franciacorta, è stato decisivo per l’istituzione della categoria Best Sicilian”.