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“Abbiamo visto l’inferno”, il sogno spezzato di Paolo e il suo gregge in fumo
L’azienda agricola della famiglia Marsala a Caltabellotta, ha perso circa duecento pecore a causa di un devastante incendio. È partita una gara di solidarietà con una raccolta fondi che in pochi giorni ha raccolto la somma di quasi 12mila euro. Una cifra destinata a salire ancora
di Giulio Giallombardo
24 Luglio 2023
L’azienda agricola della famiglia Marsala a Caltabellotta, ha perso circa duecento pecore a causa di un devastante incendio. È partita una gara di solidarietà con una raccolta fondi che in pochi giorni ha raccolto la somma di quasi 12mila euro. Una cifra destinata a salire ancora
di Giulio GiallombardoUn sogno andato in fumo in una notte, ma tanta solidarietà per ripartire. Sono quasi trecento, ma aumentano di ora in ora, i donatori che hanno riacceso la speranza della famiglia Marsala, storici allevatori di Caltabellotta che pochi giorni fa hanno perso quasi duecento pecore a causa di un devastante incendio. Le fiamme hanno distrutto cento ettari di macchia mediterranea, incenerendo tremila alberi d’ulivo e non lasciando scampo agli animali dell’azienda agricola Marsala, che si estende per circa 15 ettari nell’entroterra agrigentino.
“Per noi è un lutto, abbiamo visto l’inferno coi nostri occhi”, parla con un filo di commozione Paolo Marsala, 31 anni, quinta generazione della famiglia di allevatori, tornato in Sicilia prima della pandemia per portare avanti l’azienda insieme al padre Francesco. “Siamo stati colpiti da due incendi, – racconta Paolo – il primo in una contrada dove avevamo una settantina di capi, tra agnelli e pecore giovani che siamo riusciti a mettere in salvo. L’altro rogo ha causato la morte e la fuga di circa duecento pecore, molte delle quali gravide, che avrebbero partorito tra settembre e ottobre. Alcune non hanno avuto via di scampo, altre hanno subito ustioni di primo e secondo grado e abbiamo preso la triste decisione di macellarle per evitare loro un’inutile agonia”.
La notizia dell’incendio ha fatto il giro del web, facendo scattare una gara di solidarietà. La famiglia ha lanciato una raccolta fondi su una piattaforma online che in pochi giorni ha quasi raggiunto la somma di 12mila euro, donati da poco meno di trecento persone. Una cifra che per fortuna continua ad aumentare col passare dei giorni, con l’obiettivo di raggiungere almeno 30mila euro. “Difficile quantificare le perdite in termini economici – prosegue l’allevatore – , abbiamo perso tutti gli animali pronti al parto, da quelli rimasti possiamo ripartire, ma sono agnelli di sei mesi quindi produrranno almeno tra un anno. Al momento siamo fermi, ma la grande vicinanza della gente ci sta dando la forza per guardare avanti e ricominciare, anche se difficile”.
Paolo era tornato in Sicilia nel 2018 dopo due anni trascorsi a Milano, per provare a cambiare vita e fare nuove esperienze. Ma il richiamo della sua terra è stato più forte e così ha deciso di tornare a casa, innovando l’azienda di famiglia e aprendola al turismo esperienziale, anche con l’aiuto di Pierfilippo Spoto, operatore turistico siciliano che da venti anni porta avanti un progetto di turismo relazionale nella propria terra. “Durante la pandemia ci siamo inventati la vendita porta a porta, – prosegue l’allevatore – io andavo direttamente a casa della gente a portare i nostri prodotti, ricotta fresca e formaggi. Ho creato una rete sui social e ogni giorno andavo personalmente a consegnare i nostri prodotti nei paesi del territorio, da Burgio a Villafranca, da Lucca Sicula a Sant’Anna, fino a Sciacca”.
Nel frattempo, sono arrivati anche i turisti a scoprire l’azienda di famiglia. “Venivano per gustare i nostri prodotti a chilometro zero, i frutti nel territorio, li portavamo con noi al pascolo o ad assistere al parto dei nostri animali. Piiccole emozioni che ci cambiavano le giornate”, racconta Paolo. “Sono tornato perché a Milano non ero a casa, mi mancavano le mie montagne e la mia libertà. Adesso con questa tragedia tutto diventa difficile. La vicinanza e la solidarietà che sto ricevendo sono le voci dei miei animali scomparsi”.