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Casa-gioiello dell’art déco in vendita nel cuore di Palermo

In un palazzo di via Roma si trova un appartamento decorato da Gino Morici, che conserva ancora affreschi e arredi d’epoca in stile Novecento

di Giulio Giallombardo

18 Febbraio 2020

di Giulio Giallombardo

Vivere in un museo. Può accadere quando l’arte invade lo spazio domestico, plasmando ogni angolo. È allora che diventa difficile distinguere il senso quotidiano dell’abitare da quello straordinario dell’esperienza estetica, perché l’uno è diventato il riflesso dell’altro. Varcando la soglia di Casa Savona ci si ritrova in questo magma indistinto, che prende la forma di un bulimico tuffo nell’arte degli anni Trenta del Novecento. È un appartamento che si affaccia su via Roma, la strada “nuova” di Palermo, all’interno di uno dei palazzi che furono costruiti all’inizio del secolo scorso inseguendo la moda e il gusto europeo dell’epoca.

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Ma non è una casa come le altre. Racchiuso in sette stanze c’è un compendio dell’arte di Gino Morici, pittore, decoratore e scenografo palermitano, un “geniaccio” visionario che si divertiva a giocare con regole e convenzioni dello stile Novecento. L’appartamento, interamente decorato da Morici tra il 1936 e il 1937, arredi compresi, è rimasto intatto per quasi un secolo. Oggi è stato messo in vendita dal proprietario, erede di una famiglia di commercianti che si affidò all’estro di Morici, commissionando le decorazioni. Così, chi vorrà acquistare Casa Savona, dovrà spendere 520mila euro (si partiva da 720mila), cifra che comprende anche tutti gli arredi d’epoca e i pezzi d’antiquariato che impreziosiscono i 260 metri quadrati dell’appartamento.

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Gli ambienti risentono molto dello stile art déco reinventato dalla vena creativa di Morici. Tutte le stanze sono affrescate e decorate con colori che si sono conservati perfettamente negli anni. Alcuni dei mobili, tutti realizzati da maestranze locali, nascondono ingegnosi meccanismi di chiusura multipla di cassetti e sportelli, come originali sono le maniglie delle porte e gli appendiabiti. E ancora nello studio, spicca la plastica morbidezza di una parete-libreria che chiude intelligentemente una parete sghemba, creando dinamismo all’ambiente. Nulla sembra essere lì per caso, come l’uso di diversi tipi di legno intarsiato negli arredi, selezionati tra ebano violetto, palissandro, faggio, tiglio, pero, gialletto di Spagna. C’è poi una particolare camera da letto per bambini, con un armadio sempre decorato da Morici; un elegante salone con camino; un bagno in tasselli di mosaico pregiato e un’ampia cucina con un terrazzino interno.



“Nella zona giorno, Gino Morici punta sulla ‘enfilade’ tipica delle antiche dimore siciliane, la quale mette in relazione biblioteca, salotto e sala da pranzo, ambienti con funzioni diverse che vengono resi omogenei e compatibili con un uso accorto di forme, linee, accostamenti di materiali e tonalità di colori che distende a unificare lo spazio, secondo un disegno unitario che ingloba pavimenti, pareti affrescate, arredi fissi e mobili, tessuti e dettagli”, così Rosanna Pirajno descriveva Casa Savona, in un volume dedicato a Morici, pubblicato qualche anno fa. “L’articolazione degli ambienti – si legge ancora – assegna all’ampia zona di rappresentanza il compito di evidenziare le condizioni economiche e sociali dei padroni di casa che sottolineano, con le scelte personali in materia d’arte e di arredamento, i propri gusti e preferenze e la convinta apertura intellettuale nei confronti dei nuovi linguaggi espressivi”.

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Ma se il passato di Casa Savona sta ancora lì, racchiuso tra i colori delle stanze decorate e i profumi degli arredi d’epoca, il suo futuro è tutto da scrivere. “Vorrei trovare qualcuno disposto a prendersene cura e valorizzarla ancora di più, io purtroppo vivo tra Milano e Palermo e non posso più gestirla come meriterebbe”, spiega il proprietario Ernesto Savona, docente e criminologo, direttore di Transcrime, il Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica di Milano. “Abbiamo avuto delle richieste da parte di alcuni stranieri interessati a comprare – aggiunge il proprietario – ma poi non se ne è fatto più nulla. La casa, che tra l’altro è sottoposta a vincolo della Soprintendenza, non può che restare così com’è, non si presta a usi diversi se non come abitazione. Potrebbe, però, anche diventare un piccolo museo e aprirsi a palermitani e turisti”. Un luogo della memoria, nel segno di un artista poliedrico radicato nella società palermitana del suo tempo, ma con lo sguardo sempre altrove.