Da gioiello a rudere: quella ferita nel cuore di Palermo
Era un tempo la dimora dei Papè, principi di Valdina, un edificio sfarzoso nel cuore di Palermo, che custodiva all'interno anche una chiesa normanna
di Emanuele Drago
27 Febbraio 2020
C’è ancora un rudere che sembra non voler abbandonare il centro storico di Palermo e che lascia i turisti, ogni volta che vi passano accanto, interdetti. Stiamo parlando di ciò che resta del palazzo Papè Valdina, una dimora che si trova sul Cassaro, appena oltre palazzo Castrone e che in origine possedeva un elegantissimo piano nobile. La nascita del palazzo risale al XV secolo, quando la proprietà di un certo Nicolò Leonforte venne aggregata alla chiesa di San Tommaso Cautauriense. Poi, dopo essere passata al Barone di Fiumesalato, pervenne ai Valdina che provvidero a restaurarlo.
Cristoforo Papè Valdina (e poi il figlio Ugo e il nipote Giuseppe) acquistò la prestigiosa carica di Protonotaro del Regno, ovvero una importantissima funzione che lo pose a capo dei notai della Cancelleria Regia. Prima dello scempio prodotto dalla Seconda guerra mondiale, durante la quale una bomba lo distrusse, il palazzo possedeva nella volta dell’ampio salone alcuni affreschi realizzati dal pittore Antonio Manno. Ma altre stanze erano una sala rossa, chiamata anche stanza del re; una sala completamente addobbata con vasi di Sperlinga; un salone da ballo rivestito con tappezzerie di seta gialla e oro zecchino e un’ampia pinacoteca.- Uno dei saloni (foto Rita Alù)
- Statua del Cristo sull’ex Ospizio Artale
- Ruderi di Palazzo Papè Valdina
- Ruderi di Palazzo Papè Valdina
- Ingresso su via del Protonotaro
- Il palazzo di Simone Artale
- Affresco di Antonio Manno (foto Rita Alù)