Da Palermo ad Agrigento a piedi, due ragazze scoprono la Sicilia
20 Aprile 2021
Otto giorni di cammino, senza cellulari o gps, ma con bussola e cartine per attraversare la Magna Via Francigena nella calda estate della pandemia
di Giulio GiallombardoIl passo lento degli scarponi, la luce accecante di agosto, il silenzio irreale dei borghi storditi dalla calura. Due ragazze del profondo nord alla scoperta della Magna Via Francigena di Sicilia, un cammino di 185 chilometri dalla Conca d’Oro di Palermo, passando per le valli sicane, fino al Mediterraneo di Agrigento. Otto giorni di viaggio, rigorosamente a piedi e senza cellulari o gps, per prendersi una pausa dal tempo che corre veloce. È l’avventura di Tiziana Battisti e Sara Mangialardo, trentenni amanti del trekking che nell’estate della pandemia, hanno scelto la Sicilia per una vacanza all’insegna della lentezza.
Una piccola avventura raccontata solo in questi giorni sui social, quasi un invito al viaggio per l’estate che verrà. Un diario pubblicato sulla pagina Instagram delle due camminatrici, che hanno scelto di chiamarsi Panama Walkers per i cappelli chiari che le accompagnano durante le loro traversate. Tiziana è di Bolzano, insegna in una scuola dell’infanzia e ha la passione per la musica, Sara è un ingegnere milanese che lavora nel settore delle costruzioni. La loro è un’amicizia che si rinsalda camminando: prima la Via Francigena da Siena a Roma; poi il cammino di Carlo Magno, da Lovere, sul lago d’Iseo, a Ponte di Legno in Val Camonica; per proseguire lungo la Magna Via siciliana.“È stato un percorso viscerale, durante il quale abbiamo avuto un contatto molto forte con i luoghi e i borghi che abbiamo attraversato – raccontano le due ragazze – siamo state spinte dall’idea dell’ospitalità diffusa, tipica di questa terra, ed è stato bellissimo entrare in contatto con la gente del posto, vivere la cultura delle comunità locali”. Così, zaino in spalla, reflex al collo, bussola e cartina in mano, Tiziana e Sara hanno attraversato la Sicilia, spegnendo i cellulari, e studiando i percorsi suggeriti da Davide Comunale, archeologo e referente dell’itinerario delle Vie Francigene siciliane. In controtendenza rispetto alla condivisione ormai compulsiva che invade i social, le due camminatrici non hanno raccontato in tempo reale il loro viaggio, pubblicando a quasi un anno di distanza il loro racconto: “È stato un po’ come tornare in Sicilia un’altra volta”, spiegano.La prima tappa parte da Palermo fino a Santa Cristina Gela, attraversando Altofonte e Piana degli Albanesi. “L’asfalto ci accompagna per parecchi chilometri lungo questa tratta, – scrivono le Panama Walkers – ma vale la pena per poi inoltrarsi nell’ignoto dell’entroterra decisamente poco antropizzato”. Il secondo giorno sveglia prima dell’alba per percorrere più di 25 chilometri da Santa Cristina Gela a Corleone: “Siamo nella campagna dell’Alto Belice Corleonese, terra dura e amara quanto immensa e sbalorditiva. Attraverso filari, campi di grano e masserie medievali raggiungiamo prima il santuario di Tagliavia, poi il Bosco della Ficuzza e Rocca Busambra e infine arriviamo a Corleone, borgo di antica bellezza”.La terza tappa di 19 chilometri termina a Prizzi. “Non ci sono ristori intermedi e solo una fonte per ricaricare le borracce a cozzo Spolentino. In compenso il paesaggio rurale, a metà tra la Savana e l’Arizona, saprà ricompensare”, avvertono le due escursioniste. Poi la quarta e altrettanto impegnativa tappa da Prizzi a Castronovo, per arrivare l’indomani sulla cima più alta dei Sicani, a Monte Cammarata, prima di raggiungere la meta della quinta tappa a Santo Stefano Quisquina, non senza aver fatto visita al Teatro Andromeda del pastore artista Lorenzo Reina. Il sesto giorno di viaggio, che coincide col Ferragosto, altri venti chilometri per arrivare Sutera con la sua inconfondibile rocca di San Paolino, “un monumento naturale in gesso dalla forma tanto affascinante quanto spaventosa”. Infine, settima e ottava tappa tutte d’un fiato, da Sutera a Racalmuto, passando dalla riserva di Monte Conca lungo il fiume Gallo d’Oro, fino a raggiungere la meta, ai piedi della cattedrale di San Gerlando ad Agrigento.“È stata un’esperienza totalizzante, spegnere i cellulari, affidarci agli strumenti essenziali di cammino, andare di borgo in borgo incontrando la gente del posto, senza sapere bene cosa avremmo trovato. Tutto questo è stato avventuroso e appassionante”, dicono Tiziana e Sara, che fanno parte della Rete nazionale Donne in Cammino. Se la Sicilia sarà prossimamente teatro di nuovi itinerari, le Panama Walkers non sanno ancora dirlo, ma sul luogo che è rimasto nel loro cuore non hanno dubbi: “Ci siamo innamorate di Prizzi. Siamo state accolte da due ragazzi del posto che ci hanno fatto vedere il tramonto più bello del mondo. Il borgo è un presepe in pietra a mille metri d’altezza, un dedalo di viuzze ripide. Si tinge di rosso di sera e di rosa all’alba”.(Foto Panama Walkers)