◉ PALERMO
Dai depositi dell’Abatellis riaffiora una tela di Luca Giordano
Il dipinto raffigurante “San Michele che scaccia i demoni”, scoperto dal ricercatore Carmelo Lo Curto, era stato attribuito erroneamente a un anonimo siciliano del Seicento. L’opera è adesso nel laboratorio di restauro del museo, in attesa di essere recuperata per poi essere esposta al pubblico
di Guido Fiorito
9 Novembre 2023
di Guido Fiorito
La Galleria regionale di Palazzo Abatellis ritrova una tela di Luca Giordano considerata perduta, che conosce di nuovo la luce dopo aver passato oltre sessant’anni nei magazzini. Si tratta di un “San Michele che scaccia i demoni” recuperato da Carmelo Lo Curto. Il ricercatore stava studiando Carlo D’Anselmo, pittore palermitano del Seicento, oltre che poeta giocoso e membro dell’Accademia dei Riaccesi. In particolare cercava un suo San Michele di cui esistono notizie di una passata collocazione alla Magione.
Invece, in un magazzino di Palazzo Abatellis, Lo Curto – che ha recentemente raccontato del ritrovamento nel suo libro “L’Arcangelo insussistente” – trova un San Michele di ben altra qualità. In quello che era stato erroneamente etichettato nel Dopoguerra come “di artista siciliano del XVII secolo” viene identificato il dipinto disperso del prolifico maestro napoletano, che ha dipinto diverse volte il tema di San Michele e degli angeli ribelli. Una tela gigante, alta tre metri e venti e larga due e trenta.
Lo Curto ha ricostruito il percorso del quadro che era collocato a Napoli in una delle chiese demolite per ingrandire piazza Plebiscito al tempo del regno francese di Murat, all’inizio dell’Ottocento. Nel secondo decennio dell’Ottocento, si forma il museo di Palermo, inizialmente nell’ambito universitario nel convento dei padri teatini, oggi facoltà di Legge. È il primo nucleo di quello che presto sarà il museo nazionale all’Olivella, che cederà, in seguito, le collezioni non archeologiche, con la formazione di Palazzo Abatellis nel 1953.
I sovrani Francesco I e poi Ferdinando II, re delle due Sicilie, mettono da parte trentotto opere che vengono inviate in regalo al museo di Palermo: tra esse c’è il San Michele di Giordano. Questo finisce poi per essere esposto al museo Diocesano di Palermo, al centro tra due lunette di Vasari. “Una collocazione – dice Vincenzo Abbate, ex direttore di Palazzo Abatellis, che ha condotto la prima presentazione pubblica del quadro – bizzarra perché lo stile seicentesco Giordano cozzava con quello di Vasari”.
Durante la seconda guerra mondiale, i quadri dei musei palermitani, per sfuggire ai bombardamenti, vengono impacchettati e portati in magazzini, o all’Abbazia di San Martino delle Scale. Passata la bufera, tornano a posto, ma non il dipinto di Luca Giordano che, con una etichetta errata, non viene restituito al museo Diocesano e, in seguito, finisce in un magazzino all’interno di Palazzo Abatellis.
L’opera è adesso nel laboratorio di restauro del museo, in attesa di essere curata per trovare posto, si spera il prossimo anno, nella esposizione. “Per prima cosa – dice Stefania Caramanna, a nome dell’équipe che compirà il restauro – il quadro è stato messo in sicurezza. Il telaio è in cattive condizioni, il legno è stato attaccato dai funghi ed è rovinato. Andrà sostituito. La cornice originaria è andata persa. Abbiamo messo un tipo di garza speciale ai bordi per evitare che la tela si distacchi dal telaio. È stato bloccato un piccolo squarcio”.
Attualmente il dipinto ha tonalità cupe quasi certamente a causa di una vernice coprente che è stata usata nell’Ottocento e che andrà rimossa. Inoltre, in alto e in basso, ci sono fasce di vernice degradata. “Prima di passare al restauro vero e proprio – dice Caramanna – faremo indagini multi spettrali, dall’ultravioletto all’infrarosso, analisi chimiche, prove di pulitura e di consolidamento. L’obiettivo del restauro è di ritrovare gli splendidi colori di Luca Giordano”.