◉ CATANIA
Dalla bottega all’alta formazione artistica, mostra e convegno sugli anni “caldi” delle Accademie
Tra tradizione e contestazione, indagine sugli anni della rivoluzione studentesca con i direttori delle accademie di Belle arti di Lecce, Reggio Calabria, Urbino, Catania, L’Aquila, Bari, Foggia, Frosinone e Macerata In mostra alla Gam fino al 17 marzo la collezione di incisioni dell’Abact con opere di artisti italiani e stranieri che a fine anni Sessanta animarono la scena artistica etnea
di Redazione
16 Gennaio 2024
Si intitola “Generazione anni 60-70. Fondatori e Accademie di Belle Arti in Italia ai tempi della contestazione” ed è il progetto di ricerca, a cura di Vittorio Ugo Vicari e Gianni Latino, promosso dall’Accademia di Belle Arti di Catania e articolato in una mostra e un convegno per scandagliare, con il contributo di studiosi e testimoni del tempo, una stagione straordinariamente dinamica della formazione artistica superiore in Italia: quella che, nell’arco di un decennio, rispondendo a una naturale istanza da parte delle comunità, vide la nascita delle cosiddette “Giovani Accademie” a Lecce, Reggio Calabria, Urbino, Catania, L’Aquila, Bari, Foggia, Frosinone, Macerata e gli Isia, ovvero gli Istituti Superiori per le industrie artistiche, evoluzione delle prime Scuole di Design nate negli anni Sessanta su iniziativa di Giulio Carlo Argan, orientate alla ricerca e all’innovazione e collegate al sistema industriale.
Per “Generazione anni 60-70” sono in programma, il 18 e il 19 gennaio2024, due giornate di studi – ospitate nell’Aula magna dell’Accademia di Catania, presieduta da Lina Scalisi e diretta da Gianni Latino – nel corso delle quali i direttori delle Accademie in questione, insieme a vertici ministeriali, storici dell’arte, architetti, filosofi e saggisti si confronteranno per la prima volta da allora . “L’obiettivo – spiegano i curatori – è quello di ricostruire il fecondo contesto artistico, culturale e politico – stretto fra gli echi del Dopoguerra e i primi tumulti dell’imminente rivoluzione studentesca – in cui germinarono le nuove istituzioni di alta formazione artistica nell’Italia centro meridionale. Una concezione della res pubblica – proseguono – che per la prima volta riconosceva all’intellettuale e all’artista il fondamentale ruolo di guida per lo sviluppo culturale ed economico delle ‘periferie’ nella consapevolezza del fatto che una pubblica istruzione artistica avrebbe finito per elevare il tenore di vita dei territori, contribuendo a restituire a questi ultimi non solo arte pubblica monumentale e decoro urbano ma nuove professioni, nuove classi dirigenti, finanche nuove élite per il futuro del Paese”.
L’iniziativa è realizzata con il sostegno del Mur e, nell’arco di due giorni, vedrà decine di relatori a confronto con un focus, venerdì 18, sull’istruzione artistica a Catania nel Novecento e il transito dalla formazione di bottega nei principali atelier etnei, verso gli enti pubblici con la nascita dell’Istituto statale d’arte (1950), del Liceo artistico (1964) e dell’Accademia di belle arti (1967/68). Il tutto sotto l’egida di “padri” come lo scultore Domenico (Mimì) Lazzaro e l’incisore Nunzio Sciavarrello, quest’ultimo anche tra i cofondatori del Teatro Stabile di Catania.
Completa il progetto la mostra “Tra figurazione e segno. Incisione e incisori dell’Accademia di Belle Arti di Catania. 1968-2023”, in programma alla Galleria d’Arte Moderna di Catania, dal 18 gennaio al 17 marzo, con il patrocinio del Comune. Mostra a cura di Laura Ragusa, storica dell’arte e docente Abact, che con una selezione di circa settanta incisioni ricostruisce la storia della Scuola di Grafica dell’accademia etnea a partire dal contributo del suo fondatore, il maestro Sciavarrello, pittore, incisore, scenografo e voce autorevole della scena culturale catanese da lui animata e innovata costantemente con mostre ed esposizioni che portarono in città opere dal Giappone, dagli Stati Uniti, dall’Argentina, dalla ex Jugoslavia e da tutti i Paesi oggi riuniti nell’Ue.
Tra incisioni, serigrafie, acqueforti e acquetinte, le opere alla Gam di Catania da gennaio a marzo 2024 sono il frutto di un meticoloso quanto complesso lavoro di catalogazione e ricognizione condotto da Ragusa negli archivi dell’Accademia e attraverso interviste con gli incisori italiani presenti in mostra e che figureranno nel catalogo in lavorazione. “Il concetto di grafica è estremamente variegato – spiega la curatrice Laura Ragusa – e mette insieme interpretazioni molto diverse. Se da un lato la tecnologia consente l’elaborazione virtuale delle immagini e processi digitali di stampa, che prescindono fisicamente dal concetto di matrice, dall’altro i processi manuali mantengono un fascino immutato, alimentato dalle possibilità di sperimentazione e ibridazione. La mostra offre uno sguardo originale e articolato sulle possibili interpretazioni del linguaggio grafico attraverso le opere e le riflessioni di alcuni artisti che sono stati docenti a Catania: da Pino Polisca a Giuseppe Sciacca, da Chiara Giorgetti a Gianluca Murasecchi, solo per citarne alcuni”.
Spazio anche a una selezione di opere di Sciavarrello (Collezione Alfio Milluzzo); alle incisioni patrimonio dell’Accademia; alle tirature numerate, commissionate nel tempo dall’ente a maestri come Brancato, Freiles, Greco, Guccione, Indaco, Russo, Zarco; e alle opere di docenti della Scuola di Incisione dal 1968 ad oggi. Chiude l’allestimento una sezione sperimentale e ad alto contenuto tecnologico curata da docenti e studenti del corso Nta (Nuove tecnologie dell’Arte) dell’Accademia di Catania: un’esperienza immersiva con visori Vr per entrare “dentro” l’opera dell’ungherese Arnold Gross “Piccola città italiana” (1968), un universo di personaggi colti nella routine della quotidianità tra vicoli, balconi e finestre, tutti da esplorare in 3D con una sonorizzazione spazializzata.