◉ IL CASO
Deposito di rifiuti nucleari in Sicilia? I 25 sindaci del Trapanese dicono “no”
Dopo la pubblicazione della Carta delle aree idonee che ha individuato nell’Isola due siti nei territori dei comuni di Calatafimi Segesta e Fulgatore, si oppongono tutti i primi cittadini della provincia: “I nostri territori non sono la discarica di nessuno”
di Marco Russo
19 Dicembre 2023
Una storia che si ripete. Tutte le volte che il ministero dell’Ambiente torna a pubblicare l’elenco delle aree idonee per il deposito nazionale delle scorie nucleari, quasi tutti i sindaci fanno le barricate. È accaduto anche questa volta. La Carta nazionale delle aree idonee elaborata da Sogin e Isin, ha individuato 51 possibili località e tra queste ci sono anche siti siciliani, in particolare aree ricadenti nei territori dei comuni di Calatafimi Segesta e Fulgatore, frazione di Trapani.
A pochi giorni dalla pubblicazione della Carta, compatti i 25 sindaci della provincia di Trapani, hanno fatto sentire la loro voce in un comunicato congiunto: “I nostri territori non sono la discarica di nessuno”. I primi cittadini lanciano un appello alla Regione contro quella che ritengono “una scelta autoritaria, irrispettosa ed illogica”.

Calatafimi Segesta
“Noi tutti, sindaci dei 25 comuni della provincia di Trapani, a nome dei cittadini che rappresentiamo in virtù del mandato elettivo che essi ci hanno conferito, – si legge nella nota congiunta – contestiamo e condanniamo fermamente e senza riserve l’individuazione dei nostri territori quali possibili sedi per il deposito dei rifiuti nucleari. Respingiamo categoricamente la proposta, contenuta nella Carta nazionale delle aree idonee pubblicata nel sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, e annunciamo sin da adesso una ferma opposizione presso ogni sede competente ed in tutte le modalità che riterremo opportune, al fine di contrastare un’iniziativa che riteniamo autoritaria e che rappresenta un affronto verso le comunità da noi amministrate”.
“Riteniamo scorretto il fatto che – proseguono i sindaci trapanesi – non sia stato intrapreso un legittimo coinvolgimento e una corretta consultazione dei nostri territori, senza la valutazione degli impatti, anche sociali ed economici, che tale proposta potrebbe determinare. Riteniamo altresì imbarazzante che ad essere stati individuati siano territori di grande pregio naturalistico, a tratti ancora incontaminati, e di estremo valore artistico, architettonico e culturale; territori che vivono di turismo e che alimentano, grazie a tutto questo, anche l’economia dell’Italia”. I sindaci concludono auspicando che lo Stato “individui con urgenza soluzioni maggiormente sicure e responsabili per l’allocamento dei propri rifiuti radioattivi”.

Il progetto del Deposito nazionale di rifiuti nucleari
La Carta nazionale – sottolineano dal Ministero – è stata elaborata dalla Sogin, sulla base delle osservazioni emerse a seguito della consultazione pubblica e del seminario nazionale condotti dopo la pubblicazione della Carta Nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), e approvata dall’Ispettorato nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione. La Carta – spiegano dal ministero – individua 51 zone i cui requisiti sono stati giudicati in linea con i parametri previsti dalle normative internazionali per questo tipo di strutture.
“Gli enti territoriali le cui aree non sono presenti nella proposta di Cnai, nonché il Ministero della Difesa per le strutture militari interessate, – chiariscono dal Mase – possono entro trenta giorni dalla pubblicazione della Carta, presentare la propria autocandidatura a ospitare il Deposito nazionale e il Parco tecnologico e chiedere al Mase e alla Sogin di avviare una rivalutazione del territorio stesso, al fine di verificarne l’eventuale idoneità”.
Il Deposito nazionale e Parco tecnologico sarà costruito all’interno di un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al Deposito e 40 al Parco tecnologico. All’interno dei 110 ettari del Deposito, in un’area di circa 10 ettari, sarà collocato il settore di smaltimento per i rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività e in un’area di circa 10 ettari i quattro edifici di stoccaggio per i rifiuti radioattivi a media e alta attività. I rimanenti 90 ettari sono destinati alle aree di rispetto, agli impianti per la produzione delle celle e dei moduli, all’impianto per il confezionamento dei moduli, agli edifici per il controllo qualità, analisi radiochimiche, e per i servizi a supporto delle attività.
Se l’obiettivo principale dei depositi di rifiuti nucleari è di garantire una gestione sicura e responsabile dei materiali radioattivi prodotti dalle centrali italiane, c’è chi teme per i potenziali rischi. Primo fra tutti la sicurezza a lungo termine dei depositi, la potenziale contaminazione delle risorse idriche e del suolo, e il rischio di incidenti catastrofici. Tuttavia, la ricerca scientifica tende a ridimensionare i rischi. Metodi come la vitrificazione, che immobilizza i rifiuti radioattivi in blocchi di vetro, e la trasmutazione, che cerca di ridurre la radioattività dei rifiuti, sono alcune delle soluzioni all’avanguardia che potrebbero contribuire a rendere più sostenibile la gestione dei rifiuti nucleari.