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Gli Archi della Marina sono salvi: arriva il vincolo di tutela monumentale

Firmato il decreto regionale che sancisce l’interesse culturale dello storico viadotto ferroviario, diventato uno dei simboli della città. Una decisione che allontana le ipotesi di demolizione emerse dal dibattito tra istituzioni, associazioni ed esperti sulla riqualificazione dell’area

di Giulio Giallombardo

17 Giugno 2025

Sono il simbolo della Catania industriale di fine Ottocento, diventato uno dei punti d’accesso della Pescheria, l’antico mercato del pesce, a un passo dal Duomo e dalla fontana dell’Amenano. Gli Archi della Marina sono adesso tutelati come bene di interesse culturale. Con un decreto firmato dall’architetto Silvia Occhipinti, dirigente del Servizio 3 del Dipartimento dei Beni Culturali della Regione Siciliana, le storiche arcate in pietra lavica sono state sottoposte a vincolo ai sensi dell’articolo 10 del Codice dei Beni Culturali. Una decisione che mette fine a mesi di incertezze e polemiche, dopo che la Soprintendenza di Catania aveva avviato l’iter per tutelare la struttura, scongiurando ogni idea di demolizione.

L’ipotesi d’abbattimento e la mobilitazione

Gli Archi della Marina (foto Sharon Hahn Darlin, licenza CC BY 2.0)

La storia recente degli Archi della Marina è stata segnata da un dibattito tra istituzioni e cittadini, dopo le parole del sindaco Enrico Trantino, che in più occasioni aveva valutato l’opportunità di rimuovere parte del viadotto per valorizzare l’affaccio verso il mare e il waterfront cittadino. Aveva espresso una posizione “a titolo personale” a favore di una demolizione selettiva, mantenendo però alcuni archi come memoria storica. Se ne era discusso durante un incontro sul Piano regolatore del Porto nella sede di Confindustria, con il presidente dell’Autorità di Sistema portuale della Sicilia orientale, Francesco Di Sarcina, che ha sottolineato – su Dieci – come gli Archi della Marina si trovino fuori dal perimetro del porto. Inoltre, c’è in ballo la progettazione del Nodo Catania, che prevede la riorganizzazione della rete ferroviaria, con i lavori che Rfi si è aggiudicata lo scorso anno.

L’ipotesi di demolizione degli Archi aveva scatenato accese reazioni: associazioni culturali, esperti e residenti avevano sottolineato l’importanza storica e identitaria degli Archi, unici nel loro genere a Catania. A richiedere il vincolo di tutela è stata l’associazione Free Green Sicilia, guidata da Alfio Lisi e la Soprintendenza, dopo un’attenta valutazione, ha confermato che il bene presenta un “interesse culturale” per la sua rilevanza architettonica e per essere testimonianza unica di un’architettura ottocentesca legata al trasporto ferroviario.

La storia degli Archi: tra passato e presente

Gli Archi della Marina in un’immagine di inizio Novecento

Realizzati tra il 1866 e il 1869 come viadotto ferroviario della linea Catania–Siracusa, gli Archi della Marina sorsero dopo un lungo dibattito locale e nazionale. Le autorità cittadine avevano inizialmente proposto un tracciato alternativo per proteggere la passeggiata a mare e gli interessi portuali, ma il progetto approvato dal Ministero dei Lavori Pubblici nel 1864 impose un viadotto a sud della città con galleria annessa, che vide il primo treno transitare il 19 luglio 1869. Negli anni successivi furono realizzati interventi di ampliamento – tra gli anni ’30 e i ’60 – e la costruzione di un secondo binario adiacente al vecchio.

Catania dall’alto con gli Archi della Marina (foto licenza CC BY-SA 2.0)

Per decenni, l’opera segnò un confine tra città e mare: fino agli anni Trenta buona parte degli archi si rispecchiava nell’acqua, inglobata nel tessuto portuale, con la scogliera e il fondale marino che lambivano le arcate.  Ma con i lavori di espansione del porto tra gli anni ’30 e ’60, il mare fu interrato, trasformando la zona in una piazza stradale, eliminando l’antico scenario marittimo e lasciando gli archi con solide basi sulla strada. L’intero Novecento vide gli Archi della Marina diventare parte integrante, ma controversa, del paesaggio urbano. Dopo il raddoppio, divennero rifugio di senza casa, dando origine all’espressione dialettale “stari sutta l’acchi ra Marina” per indicare condizioni di disagio e marginalità. Nel Duemila la questione tornò in auge durante i lavori per il passante ferroviario cittadino, accendendo il dibattito tra conservazione e riqualificazione.

Dopo il recente vincolo della Soprintendenza, la sfida adesso sarà trasformare la tutela in un’opportunità concreta per restituire alla città un monumento che racconta, da oltre un secolo, la storia di Catania e della sua comunità.