Gli squali di Lampione nel mare che si ripopola di vita
I pesci mappati dai biologi dell'Università, che ogni fine estate tornano nel piccolo scoglio delle Pelagie, saranno protagonisti di un documentario
di Maria Laura Crescimanno
18 Aprile 2020
Quali sono gli effetti positivi del lockdown di queste settimane sul mare siciliano? Il mare è tornato a respirare, è il commento concorde di biologi, ambientalisti e perfino dei pescatori. Grazie alla mancanza di pressione antropica dovuta alle misure restrittive – spiega Fabio Galluzzo, presidente di Marevivo Sicilia – il miglioramento delle condizioni del mare è sotto gli occhi di tutti. Nei prossimi giorni anche i primi sub siciliani autorizzati, a seguito di un’iniziativa promossa da Marevivo nazionale, sposata nelle regioni dalle forze dell’ordine, andranno in acqua coordinati dal cineoperatore sub Riccardo Cingillo di Marevivo Sicilia, per iniziare a documentare la situazione e rilevare dati sul mare siciliano post covid.
Ma l’attenzione dei ricercatori impegnati nella salvaguardia della biodiversità del Mar Mediterraneo e nel monitoraggio della vita nei fondali delle aree marine protette siciliane, è già da alcuni anni rivolto al Canale di Sicilia, un vero polmone di biodiversità ancora intatto. In particolare, da un anno gli esperti hanno mappato la vita sui fondali del piccolo scoglio di Lampione, l’isolotto a sud di Lampedusa, con la popolazione di squali grigi che tornano da anni puntuali a fine estate ad allevare i piccoli e pescare tra le sue acque limpide. “Gli squali di Lampione”, a firma di Cingillo, diventerà presto un documentario che sarà presentato nella sede dell’Area marina protetta di Lampedusa tra luglio e settembre, insieme ad un codice di condotta per il turismo sostenibile.“Con un gruppo di ricercatori di Unipa a luglio scorso – racconta Cingillo – abbiamo iniziato le riprese di un video per documentare la vita della piccola comunità di squali grigi di Lampione. Nella tarda estate si ritrova qui una comunità abbastanza numerosa, un fenomeno unico nel Mediterraneo. Lo scoglio con il fanale da cui prende nome, è parte della zona C dell’Amp istituita nel 2002. Speriamo di completare le riprese e di presentare il nostro lavoro entro la fine dell’estate affinché il Mediterraneo possa essere sempre meglio conosciuto e fruito dai turisti del mare e dai subacquei nel totale rispetto della vita marina”.Il progetto di monitoraggio, che ha ricevuto un finanziamento dalla Fondazione Principe Alberto II di Monaco e altri enti per la protezione della biodiversità, per un importo di 20mila euro, è coordinato dall’Università di Palermo. Spiega il biologo responsabile, Marco Milazzo: “È una specie che si muove in mare, innocua per l’uomo, che da marzo a luglio si riproduce nelle acque tunisine a circa 100 miglia e poi sceglie Lampione come area di nursery e di caccia. Ad oggi ne abbiamo mappati almeno quaranta che si spostano intorno alla linea di costa. Aggregazioni simili nel Mediterraneo si trovano solo nel sud della Turchia, e sulla costa nord di Tel Aviv. Il progetto si chiuderà a dicembre, siamo in una fase conclusiva di concertazione con gli operatori turistici e con l’Amp, per elaborare un codice di condotta che definisca le buone prassi di fruizione dell’area”.“Andrebbero secondo noi istituiti corridoi di accesso per le imbarcazioni autorizzate – prosegue il biologo – e divieto di navigazione di ancoraggio intorno all’isolotto. In generale, pensiamo che andrebbero rese più restrittive le misure di conservazione della fauna marina e di controllo entro un miglio dalla costa di Lampione. È stato infatti rilevato che, in assenza di passaggio di barche e di rumore provocate dalle bolle dei sub in acqua libera, gli squali grigi sembravano molto più tranquilli e disposti ad avvicinarsi alla costa”.