◉ STORIE

Il castello del principe avventuriero

Affacciato sul mare di Trabia, a pochi chilometri da Palermo, fu il luogo in cui Raimondo Lanza trovò ispirazione e rifugio. Tra feste leggendarie e momenti di malinconia, il maniero fu testimone della sua esistenza tumultuosa. Oggi, trasformato in una residenza per eventi, conserva il fascino di un’epoca irripetibile

di Marco Russo

3 Marzo 2025

Un castello sferzato dal mare, tra scogli che si tuffano sulle onde, all’ombra di un gigantesco ficus. È qui che visse un principe avventuriero, la cui vita fu un turbinio di eccessi, passioni e misteri. Non è però una fiaba a lieto fine, ma una storia che si chiude in modo tragico e inspiegabile. Raimondo Lanza di Trabia morì a soli 39 anni, precipitando da una finestra dell’Hotel Eden di via Veneto a Roma, nel novembre del 1954. La sua morte, avvenuta dopo una visita neurologica, rimane avvolta nel mistero. Quel che è certo è che la sua vita fu un susseguirsi di eventi straordinari, scanditi da amori, amicizie illustri, imprese sportive e una personalità magnetica che lo rese una figura indimenticabile.

Un’eredità complicata e una giovinezza turbolenta

Raimondo Lanza di Trabia

Nato da una relazione clandestina tra Giuseppe Lanza Branciforte e Maddalena Papadopoli Aldobrandini, Raimondo fu inizialmente considerato un figlio illegittimo. Solo grazie all’intervento della nonna, Giulia Florio, che riuscì a ottenere il riconoscimento da parte di Mussolini, Raimondo e il fratello minore Galvano furono legittimati come eredi della nobile famiglia.  Educato a Oxford, Raimondo visse una giovinezza avventurosa e controversa. Durante la guerra civile spagnola, si trovò a fare il doppio gioco: spia per i fascisti ma anche informatore per i partigiani. La sua vita fu un continuo oscillare tra mondi opposti, tra il fascino del potere e la ribellione contro le convenzioni.

Un uomo di mondanità e passioni

Raimondo era un personaggio carismatico, capace di affascinare chiunque incrociasse il suo cammino. Tra le sue amicizie spiccavano nomi come Susanna Agnelli, Joan Crawford, Rita Hayworth, Aristotele Onassis, Erroll Flynn e lo scià di Persia Reza Pahlavi. Fu anche un amico intimo di Domenico Modugno, che dopo la sua morte gli dedicò la celebre canzone “Vecchio frac”. Ma Raimondo non era solo un uomo di mondanità. Fu presidente del Palermo Calcio, inventò il calciomercato e contribuì a riportare in vita la Targa Florio, una delle corse automobilistiche più antiche del mondo, convincendo lo zio Vincenzo Florio ad abbinarla al Giro di Sicilia. Inoltre, fondò la Panaria, la prima casa di produzione cinematografica del dopoguerra, dimostrando una visione imprenditoriale fuori dal comune.

Il castello di Trabia: rifugio e teatro di eccessi

La torre del castello

Il castello di Trabia, a pochi chilometri da Palermo, fu il luogo in cui Raimondo trovò rifugio e ispirazione. “Sono pieno di case ma non abito da nessuna parte, solo questo castello potrebbe essere casa mia”, confessò una volta a Edda Mussolini, figlia del Duce e sua cara amica. Il castello, con le sue torri, i merli e le terrazze affacciate sul mare, era il luogo perfetto per un uomo come Raimondo, sempre in bilico tra esuberanza e malinconia. Qui organizzò feste memorabili, come quella in onore di Aristotele Onassis, durante la quale il principe si ritirò improvvisamente nella torre più alta, in preda a uno dei suoi frequenti sbalzi d’umore.

“Alla forza vitale che trascinava tutti e tutto con sé, seguiva inevitabilmente una forma di malinconia, mai sbandierata, ma che si poteva indovinare”, racconta la figlia Raimonda Lanza di Trabia, secondogenita del principe, nel libro “Mi toccherà ballare”, scritto qualche anno fa insieme alla figlia Ottavia Casagrande, dopo aver rovistato tra documenti inediti, appunti e fotografie.

Il Castello Lanza con Trabia sullo sfondo

Di quell’animo irrequieto il castello è stato rifugio. Di origini antichissime, sorge nel luogo in cui il generale Aausman Ben Muhammad e 600 uomini provenienti dal nord Africa costruiscono nell’800 dopo Cristo la fortezza At Tarbiq, la “quadrata”, come veniva chiamata dagli arabi. Un’impronta che si sarebbe conservata nei secoli successivi. Il geografo Edrisi nel 1150 annota addirittura l’esistenza di un centro abitato, non solo una fortezza, dove è presente un centro di produzione di pasta di grano duro – definita itryia dalle fonti – e nella quale sarebbero nati gli antenati degli spaghetti. Nel Cinquecento la rocca diventa proprietà di Blasco Lanza di Trabia, che fortifica il castello, e alla nobile famiglia rimane per molti secoli, trasformandosi e ampliandosi con la vicina tonnara, fino a diventare sede per la lavorazione del pesce con Pietro Lanza. Nella seconda metà del secolo scorso, come tutti i beni di casa Trabia, anche il castello va all’asta. “Con mia madre e mia sorella Venturella decidemmo di ricomprarlo – racconta Raimonda, ultima erede ad aver trascorso le vacanze estive nel castello – . Tra tutte le case, le ville, le terre, decidemmo di ricomprare proprio quello. Ogni estate, quando tornavo a Trabia, mi fermavano per strada, mi prendevano la mano e mi narravano le loro visioni di Raimondo con uno strano scintillio negli occhi”.

Il ricordo della figlia Raimonda

Terrazza affacciata sul mare

E proprio lì, davanti al mare che Raimondo sogna di fermarsi con la moglie Olga. Come aveva promesso, dopo la guerra, si dedica al recupero del castello dove mancava tutto: corrente elettrica, acqua potabile, telefono. “Un’attenzione particolare – ricorda la figlia – fu dedicata alle stanze da bagno, data la passione di Raimondo per le vasche. Tutti i bagni di Trabia erano grandi come salotti, il pavimento e le pareti rivestiti da una miriade di piccolissime tessere di mosaico, con le sfumature del mare. Gli specchi, rigorosamente a figura intera, erano posti sempre uno di fronte all’altro, in modo da rimandare all’infinito il riflesso di chi si specchiava”. In cima alla scalinata, a dominare sia la casa che la corte, troneggiava il busto di Blasco Lanza, capostipite della famiglia: “Di sera, quando si mangiava all’aperto, sotto le fronte del grande ficus, la sua ombra si allungava sino a lambire il tavolo da pranzo. Sembrava seduto a tavola con i vivi”.

A fare da factotum al principe, l’inseparabile Zizzo, memoria storica del castello e marinaio a bordo del mitico Chris Craft, il primo motoscafo che solcò il mare di Sicilia (per l’epoca un oggetto più misterioso di un’astronave).

Un’eredità che sopravvive

Panorama del Castello Lanza

Dopo la morte di Raimondo, il castello di Trabia passò attraverso diverse vicissitudini. In anni più recenti il castello è stato acquistato dalla famiglia Forello, che lo ha trasformato in residenza destinata a eventi privati. Oggi, le sue stanze e i suoi giardini continuano a vivere, ospitando serate di gala e celebrazioni, come quella organizzata da Dolce & Gabbana nel 2017 durante la kermesse di moda a Palermo. Il castello, con la sua storia millenaria e il suo fascino senza tempo, rimane un simbolo dell’eredità di Raimondo Lanza di Trabia. Un uomo che visse la sua vita al limite, ruggendo come il leone rampante dello stemma di famiglia, e che lasciò un’impronta indelebile su un’epoca ormai scomparsa.