Il collezionista di carretti

A Gesso lo conoscono in tanti, perché è il solo ad avere 81 pupi antichi siciliani alti un metro e 30 catalogati dalla Sovrintendenza di Messina, 51 carretti da ogni parte della Sicilia, 70 campanelli da carrozze, 80 giare, 46 calessi con le ruote di ferro... una collezione unica

di Amministratore

27 Luglio 2018

La sua caccia ai tesori siciliani è iniziata quando aveva appena sei anni, impiegando i soldi della merenda da consumare a scuola per intavolare le prime trattative da piccolo collezionista: prima le monete, poi le cartoline con gli antichi mestieri siciliani, infine gli attrezzi degli artigiani o dei mestieri di strada fino ad arrivare ai pupi del teatro siciliano. Quando la madre lo ha scoperto, ha buttato con leggerezza le sue piccole refurtive, salvo scoprire poi che quell’amore per le tradizioni siciliane era ormai consolidato in Antonio Curcio: a Gesso, piccola frazione di Messina, in tanti lo conoscono e lo ricordano sin da bambino, sempre a caccia di tesori a ogni sgombero o trasloco, negli anni in cui tanti, invece, hanno scelto di liberarsi di molti ricordi che oggi vengono riscoperti (e venduti a caro prezzo) dagli amanti del vintage. Curcio, da sempre affascinato dalle bardature dei carretti comprate insieme al nonno, che di carretti siciliani ne aveva due, oggi ha trasformato la sua casa in un museo, con una collezione unica al mondo che conta, tra i vari pezzi: 81 pupi antichi siciliani alti un metro e 30 catalogati dalla Sovrintendenza di Messina, 51 carretti da ogni parte della Sicilia, 70 campanelli da carrozze, 80 giare, 46 calessi con le ruote di ferro, decine di targhe di carretto, spartiti che i cantastorie vendevano negli intervalli dei loro spettacoli per racimolare qualche soldo, 80 ferri da stiro a carbone e manifesti dell’opera dei Pupi. Il carretto più antico risale alla fine dell’800, proviene dalla provincia messinese e ha la targa originale. Una ricerca sedimentata negli anni, bussando alle porte di proprietari italiani e stranieri, che oggi vanta esemplari unici realizzati con pennello e scalpello da maestri artigiani e che raccontano la storia perduta di un territorio. Ogni pezzo raggiunto con l’ostinazione tipica del collezionista, come il carretto finito del 1925 in Francia e fatto arrivare a Gesso con un camion da Cuneo, o il calesse militare che era appartenuto al generale conte Calvi, lo stesso che nel 1928 sposa Iolanda di Savoia, primogenita del re Vittorio Emanuele III. A renderlo unico è anche la particolare ferratura che consentiva di percorrere i terreni più difficili e impervi. Tale è poi la passione per i decori tipici della tradizione siciliana dei carradori, specialmente quella propria dello stile orientale, che Curcio ha persino fatto dipingere a mano una vecchia Fiat 500 dai maestri artigiani Biagio Castilletti e Damiano Rotella, della bottega “Rosso Cinabro” di Ragusa Ibla. Un’operazione che ha colpito persino il celebre fotoreporter Steve Mc Curry, di passaggio in Sicilia, che ha condiviso su Instagram la foto della 500 con su dipinta la storia della fondazione di Messina che affonda le sue radici nel mito dello scontro tra Crono e Urano. “La mia è una collezione lunga una vita – spiega Curcio – servono spazi imponenti per mostrare tutti i pezzi raccolti negli anni sulle tradizioni popolari, a me interessa far conoscere a quanta più gente possibile la cultura e la storia del popolo siciliano, raccontando una cultura ormai in via d’estinzione, tra carretti, manufatti, ma anche lavatrici a manovella, ricordo dei primi elettrodomestici arrivati in Sicilia”. Non mancano anche le cartoline dei carretti, “Sono almeno 500 – dice – datano dal 1890 al 1920, con pezzi rarissimi come quella del 1890 del governo trovata in Inghilterra con su scritto ‘affrancatura non autorizzata’. Lo spazio è così poco per tutto questo che posso organizzare visite su richiesta a gruppi di dieci persone al massimo”. Curcio vorrebbe realizzare un museo delle tradizioni popolari e del carretto siciliano in uno spazio apposito per aprire il sito alle visite: “Inizialmente era stata individuata nella zona periferica di Gesso una scuola ormai abbandonata – dice – un sito che, oltre a evitare il degrado ulteriore del plesso, consentiva spazi adeguati per la collezione, ma non se ne è più fatto nulla”. Ma i progetti di questo collezionista instancabile non si fermano qui. Fedele alla storia del suo territorio, Curcio ha addirittura comprato una cava di gesso in disuso. “Qui, come testimonia il nome, fino agli anni Sessanta era attiva una cava di gesso con le fornaci antiche – racconta – per caso sotto terra ho trovato dei piccoli carretti siciliani fatti in gesso. Il sito era abbandonato e io ho deciso di acquistarlo e restaurare i macchinari per trasformarlo in un polo culturale con esposizioni e mostre sulla storia dell’estrazione del gesso nel paese. Il Comune ha approvato il progetto, ora aspettiamo l’uscita di un bando Gal”. Intanto, per chi volesse visitare il museo del carretto o chiedere di mettere a disposizione la collezione per sfilate, eventi cinematografici, matrimoni o feste, è possibile contattare Curcio all’indirizzo e-mail ilconte102@virgilio.it.