La casa del dio Crono e le antiche stufe di Dedalo
Il leggendario Monte San Calogero, a Sciacca, sarà inserito all’interno della Rete Natura 2000 dell’Unione europea come Zona speciale di conservazione
di Ruggero Altavilla
10 Febbraio 2021
Il suo nome richiama quello del dio a cui faceva da casa. I vapori sulfurei che lo animano gli hanno conferito quell’aura leggendaria che lo avvolge. Tradizione vuole che Monte Kronio, o San Calogero, rilievo di quasi 400 metri a due passi da Sciacca, fosse la dimora del dio Crono (il Saturno romano), una delle figure più antiche della mitologia greca, figlio della terra (Gea) e del cielo (Urano) e padre di Zeus. Al suo interno si sviluppa un articolato labirinto di grotte interessate da fenomeni termali riconducibili a vulcanesimo secondario. Un fenomeno che ha dato vita a un’altra vicenda legata alla figura di Dedalo, l’inventore del labiritinto del Minotauro di Creta. Secondo la leggenda, Dedalo avrebbe provveduto a convogliare i vapori bollenti che fuoriuscivano dalle fenditure della roccia per poterli utilizzare: nasce così il mito delle stufe vaporose.
In realtà, il fenomeno è ricollegabile ad una vena d’acqua termale che scorre in profondità proprio sotto il monte dove, a contatto con il calore, evapora. I vapori salgono lungo le insenature e gli anfratti e raggiungono la superficie ad una temperatura di 40 gradi centigradi. Il complesso ipogeo è composto da cinque grotte principali, utilizzate a scopi terapeutici fin dagli antichi greci: le Stufe di San Calogero, la Grotta Cucchiara, la Grotta del lebbroso, la Grotta del gallo e la Grotta mastro. Ma l’area ha anche un’importante rilevanza naturalistica legata alla flora e alla fauna presenti e che adesso potranno essere tutelate a livello europeo. Su tutto il monte si estende una riserva naturale di circa 50 ettari, composta da una fitta vegetazione principalmente rupestre. Sulla cima, invece, oltre al cinquecentesco Santuario di San Calogero, si trova una pineta che nel tempo è diventata l’habitat naturale di molti uccelli rapaci, tra cui il gheppio e la rara aquila di Bonelli.Per la sue particolari qualità naturalistiche, storiche e ambientali, Monte San Calogero sarà inserito all’interno della Rete Natura 2000 dell’Unione europea come Zona speciale di conservazione (Zsc). Il governo regionale, su proposta dell’assessore all’Ambiente Toto Cordaro, ha recentemente dato il via libera allo schema con cui il ministero dell’Ambiente procederà alla sua designazione ufficiale. Nel dicembre 2019, con decreto del dirigente generale del dipartimento regionale, erano stati definiti obiettivi e misure di conservazione di quello che attualmente è già un Sito d’importanza comunitaria.Nel 2017 all’interno del complesso di grotte sulfuree sono state rinvenute antiche maioliche, fra cui una giara in cui sono state trovate tracce di un vino di 6000 anni fa e perciò classificabile come vino più antico d’Italia. Secondo alcune ipotesi, è possibile che l’area sia stata sede di un antico sito vulcanico, che ancora oggi mostra la sua attività, ormai sopita, attraverso i vapori sulfurei. Questa ipotesi è avvalorata dalla presenza al largo delle coste saccensi dell’isola Ferdinandea, isola vulcanica facente parte di un più ampio sistema chiamato ”Empedocle”, non è dunque da scartare che il monte Kronio sia stato in un passato remoto un comignolo di un più imponente sistema.Così, presto il monte farà parte della Rete Natura 2000, strumento con cui in Europa si garantisce la biodiversità dei territori e la tutela degli habitat naturali, preservando la flora e la fauna rari o in pericolo. È costituita dai siti di interesse comunitario, identificati dagli Stati membri secondo la Direttiva Habitat, successivamente designati Zone speciali di conservazione. “Si tratta di una azione perfettamente in linea con un principio ispiratore del nostro governo – spiega l’assessore Cordaro – ossia salvaguardare l’ambiente attraverso uno sviluppo intelligente del nostro territorio. Il nostro obiettivo è quello di coniugare la tutela con la valorizzazione e la messa a reddito del nostro straordinario patrimonio ambientale”.