La città di pietra nascosta tra i monti di Palermo

13 Gennaio 2020

In un bosco vicino a Piana degli Albanesi c’è una particolare formazione rocciosa in cui massi squadrati sembrano antiche costruzioni create dall’uomo

di Giulio GiallombardoUn labirinto di pietra nascosto tra le querce. Massi squadrati coperti di muschio all’ombra di un piccolo bosco tra i monti di Palermo, tra Piana degli Albanesi e Santa Cristina Gela. Passeggiare tra la rocce magiche del bosco di Rebuttone dà la sensazione di trovarsi in un luogo antico dal respiro mitico. Un fenomeno carsico tutto naturale ha creato un paesaggio irreale unico del Palermitano, luoghi di interesse geomorfologico che gli scienziati chiamano “città di roccia”. Si tratta di banchi rocciosi a tratti vicini quasi a formare percorsi labirintici, in altri casi più isolati e svettanti come piccole torri, creati dalla dissoluzione superficiale degli strati orizzontali di roccia.

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Formazioni rocciose a Cozzo Giammeri

Il bosco, con le sue rocce dalle mille forme, si sviluppa attorno a Cozzo Giammeri, rilievo di circa 800 metri dell’altopiano carsico dei monti di Piana degli Albanesi, a nord di Santa Cristina Gela. Si raggiunge senza grandi difficoltà dalla contrada Rebuttone, a due passi da Altofonte. Percorsi pochi metri lungo un sentiero che sale a Cozzo Giammeri, già affiorano piccole torri di roccia che si fanno via via più compatte fino ad arrivare a un piccolo pianoro dove il bosco si fa più un po’ più fitto. È qui che i blocchi calcarei, per un’alchimia sapientemente architettata dalla natura, formano piccoli labirinti, cavità simili a antiche abitazioni rupestri, con tanto di fessure che sembrano porte e finestre. Due blocchi che si reggono uno sull’altro, hanno, poi, creato una profonda gola di roccia non difficile da attraversare: una discesa il cui fascino fiabesco è completato da grosse radici di edera che si inerpicano su per la parete. “Il bosco, con la città di roccia, è un frammento dell’altopiano dei monti di Palermo poco frequentato, perché circondato da molte proprietà private – spiega a Le Vie dei Tesori News, Giuseppe Ippolito, geologo e guida escursionistica della cooperativa Artemisia – . Si è conservato per questo piuttosto integro, anche se si tratta di una parte residuale dell’antico querceto caducifoglie che una volta copriva quasi interamente tutta la Piana dei Greci fino alle Serre della Pizzuta e alla pianura dove ora c’è il Lago di Piana degli Albanesi”.
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Città di roccia nel bosco

“Queste particolari rocce sono della formazione Scillato del Triassico superiore, risalenti a un’età compresa tra 228 e 199 milioni di anni fa – precisa il geologo – , si tratta di uno strato sedimentario calcareo che in alcuni punti poggia su uno strato più facilmente erodibile, per cui il sostegno viene meno e si comincia a spaccare formando blocchi. Poi l’erosione completa lo smantellamento fino a lasciare questi torrioni isolati”. Uno spettacolo della natura che fa a pugni con le discariche abusive disseminate lungo le strade della zona da cui inizia il cammino per raggiungere il bosco. Ma questa, purtroppo, è un’altra storia.