◉ STORIE
La piramide di via Maqueda, la chiesa dei ventitré gradini e il Masaniello di Palermo
Ci sono angoli della città che raccontano storie poco conosciute. Come quella della stele che si trovava nella "Strada Nuova" e adesso nel chiostro della casa dei Padri Crociferi, che indicava una grotta sacra sotterranea o la chiesetta demolita davanti a cui fu giustiziato il rivoluzionario Giuseppe D’Alesi
di Emanuele Drago
23 Gennaio 2024
Non è difficile imbattersi a Palermo in strade e scorci che se opportunamente indagati permettono di ricostruire vicende e storie che si perdono nel tempo. Fontane, statue e cippi sono passati da un luogo all’altro con le motivazioni più disparate. È questo, ad esempio, il caso di ciò che resta di una antica piramide in marmo, di cui alcuni significativi rilievi (compreso il bell’ovale in cui effigiata una Madonna col bambino) si trovano oggi dentro il chiostro della casa dei Padri Crociferi, in via Maqueda.

La stele della Madonna della Volta (foto dal libro ‘Palermo Felicissima’ di Nino Basile)
Questo strano passaggio si verificò all’indomani della seconda guerra mondiale, quando la piramide, che si trovava all’interno del piccolo cimitero della chiesa di Santa Croce, ad angolo tra la via Maqueda e via Sant’Agostino, venne presa di mira nel 1943 dalle fortezze volanti americane e con essa i vicini oratorio di san Giovanni Battista dei Gerosolimitani e il palazzo del duca Agraz di Castelluzzo.
Ma andando a ritroso, in questo continuo spostamento di statue e monumenti, scopriamo che la piccola piramide in origine era stata posta al centro della via Maqueda (allora denominata Strada Nuova) e svolgeva la funzione d’indicare ai passanti l’esistenza, sotto il livello della strada, di un luogo sacro, una grotta in cui era effigiata l’immagine di una Madonna con bambino. Il sottopassaggio svolgeva la funzione di mettere in collegamento il quartiere della Conceria con la zona del macello della città, conosciuto anche come la Bocceria della carne.

Una foto d’epoca della chiesa della Madonna della Volta (coll. R. La Duca da ‘La Conceria e il mercato di piazza Nuova’ di Eleonora Continella)
Ma quando il transito delle carrozze crebbe sensibilmente, quella sorta di stele divenne un ingombro, pertanto si decise di spostarla. Rimossa la piramide, con il risanamento e la nuova configurazione del quartiere Conceria, avvenuta negli anni Venti del Novecento, sarebbe anche scomparso il sottopasso e con esso la chiesa della Madonna della Volta che gli era addossata; una chiesa la cui insolita facciata dava sulle rampe di una piccola scalinata che serviva a colmare la differenza altimetrica che separava il rione della Conceria con la Strada Nuova.
Per questa particolare caratteristica la chiesa era anche indicata dalla gente del quartiere come la chiesa di “vintitrì scaluna”. Ma evocare questo punto della strada, ormai praticamente dissimile da allora, non è un puro esercizio nostalgico, serve invece a individuare luoghi che la toponomastica ha praticamente cancellato. In questo punto, infatti, proprio davanti ai gradini della chiesa, il 22 agosto del 1647 si verificò un evento tragico. Quella mattina infatti una moltitudine di persone, con il testa l’Inquisitore Diego Trasmiera, diedero la caccia a Giuseppe D’Alesi, l’uomo che aveva cercato di ripete a Palermo la coeva insurrezione, contro i soprusi fiscali degli spagnoli e le angherie dei baroni, che a Napoli era stata guidata da Tommaso Aniello, noto ai più come Masaniello.
Un’impresa che, ad appena una settimana dalla sua acclamazione come tribuno del popolo, era miseramente caduta sotto i colpi delle congiure e della controrivoluzione. Dopo aver cercato protezione, senza riuscirvi, prima dentro la chiesa di San Giuseppe dei Teatini e poi dentro le abitazioni di alcuni amici, D’Alesi raggiunse il quartiere della Conceria. Lì cercò un rifugio all’interno di un condotto che si trovava vicino alla Porta Oscura (oggi all’interno di palazzo Bonanno di Castellana) almeno fin quando, in seguito a una soffiata, non venne catturato e scortato dalla folla in prossimità della chiesa della Madonna della Volta, luogo in cui, nella già menzionata scalinata, un certo Platamone gli mozzò la testa che venne poi portata in giro per la città su una picca.
Oggi la chiesa con i suoi ventitré gradini non esiste più, ma esiste, sebbene ormai sventrata, non solo ciò che col tempo venne considerato un intralcio, ossia la piramide, ma anche l’esatto punto in cui fu catturato D’Alesi: un’altra piccola scalinata che collega la via Napoli alla via Venezia. Indicato impropriamente come Discesa Masaniello, questo importante luogo storico, nonostante gli abitanti del quartiere abbiano cercato di sottrarlo al degrado (i gradini sono stati colorati e arricchiti di scritte) si trova ancora oggi in una condizione di abbandono.