L’architetto-pittore innamorato del paesaggio siciliano

Inaugurata a Palermo, nella Sala delle Verifiche dello Steri, una mostra dedicata a Luigi Epifanio, protagonista della ricostruzione della città negli anni ’50 e artista raffinato

di Giulio Giallombardo

12 Maggio 2022

La Sicilia dei borghi rurali, i volti scavati dei campieri, la luce delicata del paesaggio. È il ritratto di un paradiso perduto che sopravvive ancora, se si hanno occhi per guardarlo. È il mondo figurativo di Luigi Epifanio, dove il prolifico architetto convive con l’artista: due anime che si completano, specchiandosi l’una nell’altra. Una complessità restituita dalla mostra “Luigi Epifanio architetto e i suoi cammini siciliani”, inaugurata ieri nella Sala delle Verifiche del complesso monumentale dello Steri di Palermo.

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Tavola sui progetti architettonici di Epifanio

Un allestimento curato, compendio dell’esperienza professionale e artistica dell’architetto nato a Monreale nel 1898, che divenne assistente del suo maestro Ernesto Basile. Una vita che attraversa quasi un secolo, protagonista a partire dagli anni ’20 e nel periodo della ricostruzione di una stagione in cui Palermo ha cambiato volto. È Epifanio ad avere progettato nel 1927, insieme a Giovan Battista Santangelo, il quartiere Matteotti, piccola città giardino destinata ai ferrovieri, oggi zona residenziale alle spalle di via Libertà.
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Le case popolari Ina in via Pitrè

Docente di architettura all’Accademia di Belle Arti di Palermo, alla Facoltà di ingegneria e in quella di architettura, negli anni ’50 fa parte della commissione del piano di ricostruzione del Comune di Palermo. Suoi sono i quartieri Ina-Casa in via Pitrè e all’Arenella, ma anche a Trapani, Catania, Messina e nell’Agrigentino. Progetta tantissime zone della “nuova” Palermo: via Principe di Palagonia, Tasca Lanza, Santa Rosalia, Bonvicino, Borgo Ulivia, Borgo Nuovo e Villaggio Ruffini. Si occupa anche di restauro architettonico, come nella chiesa di San Domenico, i primi interventi nel castello medievale di Caccamo e il recupero dei mosaici della cattedrale di Monreale.  Accanto ai disegni e ai progetti dell’architetto, con alcune tavole, appunti e pubblicazioni, il vero cuore della mostra è l’Epifanio pittore, che ritrae un mondo privato fatto di affetti, paesaggi rurali e luoghi del cuore. Impalpabili acquerelli ritraggono scorci della Sicilia interna, come Ficuzza e Rocca Busambra, le montagne di Monreale e quelle di Altofonte. Ma ci sono anche oli, matite, tempere, tutte tecniche che Epifanio governa con mano sapiente: dagli autoritratti ai ritratti della moglie, fino a scorci noti di Palermo, come la cupola del Carmine Maggiore a Ballarò, le absidi di San Domenico, Mondello e la tonnara di Vergine Maria.
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I boschi di Ficuzza

“Questa mostra si fonda sul desiderio di far conoscere questo patrimonio e di illuminare contemporaneamente l’interesse pionieristico per il paesaggio rurale e per le architetture minori siciliane”, affermano le curatrici Maria Giuffrè e Paola Barbera. “Da solo o in compagnia di amici e colleghi, Luigi Epifanio percorre instancabilmente le strade più interne e meno battute della nostra Isola, – proseguono le curatrici – lontano dalle città e dai luoghi più noti, e si ferma per raffigurare vedute di paesaggi nei quali si incastonano piccole architetture rurali o per annotare con schizzi veloci le composizioni volumetriche delle case di contadini e pescatori”.
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Il rettore Massimo Midiri durante l’inaugurazione

Secondo il rettore Massimo Midiri, presente all’inaugurazione della mostra, organizzata dall’Università degli Studi di Palermo e dal Sistema Museale d’Ateneo, “la vita e l’opera di Epifanio sono l’esempio di come l’Università da sempre si sia avvalsa della collaborazione delle personalità più brillanti e poliedriche espresse dal territorio e di come in ogni epoca abbia messo a disposizione dello stesso territorio le sue risorse migliori, con la passione e la cura che tuttora la caratterizzano”.
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L’inaugurazione nella Sala delle Verifiche

La mostra, allestita da Maria Carla Lenzo, con il coordinamento, tra gli altri, di Maria Concetta Di Natale e Paolo Inglese, direttore del Simua, prosegue fino al prossimo 30 giugno. “Finalmente, dopo gli anni difficili della pandemia, – sottolinea Inglese – riprende il cammino del Simua per la valorizzazione della Sala delle Verifiche, come sala espositiva principale del complesso monumentale dello Steri. Continuiamo, quindi, ad approfondire e ampliare la funzione museale e culturale del palazzo, in piena sintonia con la prescrizione della concessione di comodato che lo consegnò al nostro Ateneo e con la missione di divulgazione scientifica e culturale che ci è propria”.(Foto Giulio Giallombardo)