◉ ITINERARI
Le meraviglie nascoste delle Alte Madonie tra ponti, cascate e alberi sopravvissuti
Le vette del massiccio montuoso palermitano sono un'oasi di biodiversità, dove storia e natura si fondono. Dal santuario mariano più alto d'Europa alla centrale idroelettrica nascosta nei boschi, dagli abeti quasi estinti a profondi canyon dove nidificano i rapaci, fino alle faggete secolari e ai tesori geologici unici al mondo. Alla scoperta di percorsi nascosti tra panorami sconfinati
di Giulio Giallombardo
14 Marzo 2025
Un angolo di paradiso dove natura e storia si intrecciano in un connubio indissolubile. Tra le vette più alte della Sicilia, dove il tempo sembra essersi fermato, si nasconde un mondo fatto di ponti antichi, cascate spettacolari, santuari solitari e sentieri che svelano tesori inaspettati. Le Madonie, con i loro 40mila ettari di parco naturale, custodiscono un patrimonio unico: qui, in appena il 2 per cento del territorio siciliano, si concentra metà della flora dell’Isola. Un vero e proprio scrigno di biodiversità, pronto a regalare emozioni in ogni stagione, ma soprattutto in primavera, quando la natura si risveglia in tutta la sua bellezza.
Un itinerario tra pietre e acqua
Fuori dai borghi antichi delle Alte Madonie, tra boschi e sentieri, si snoda un percorso che sembra uscito da una fiaba: l’itinerario “Le pietre e l’acqua”. Questo sentiero geologico, che attraversa i territori di Petralia Sottana e Castellana Sicula, è un viaggio nel tempo e nella natura. Ne fanno parte due ponti medievali, entrambi a schiena d’asino, poco distanti da Petralia. Sono il ponte San Brancato e il ponte di Pietra e sembrano usciti fuori da una pittura romantica. Il primo sovrasta il torrente Mandarini, riflettendosi nella “gorga”, un piccolo e fiabesco specchio d’acqua che si è creato sotto il ponte, regalando al paesaggio un tocco d’incanto. Un altro ponte, poi, fuori dall’itinerario geologico e appena oltre i confini del Parco, è quello nascosto tra le campagne di Blufi. È noto come “ponte romano”, anche se le origini sono incerte e molto più probabilmente risalgono all’epoca medievale. Il ponte a tre arcate è circondato da una fitta vegetazione, seppure in parte sepolto da detriti fluviali. Sotto scorre ancora l’Imera meridionale e, dopo una parziale riqualificazione di qualche anno fa, si pensa di valorizzarlo con la creazione di un itinerario integrato alle porte delle Madonie, lungo l’Imera ed i suoi mulini.
Archeologia industriale e rocce che raccontano il passato
Poco distante dai ponti, l’itinerario regala un altro gioiello: la vecchia centrale idroelettrica di contrada Catarratti, inaugurata nel 1908 e attiva fino al 1972. Oggi, dopo un attento restauro, è diventata un monumento che unisce storia, scienza e sostenibilità, con la sua grande sala macchine ancora intatta. La centrale, dopo un periodo d’abbandono, è stata anche aperta alle visite, diventando un vero e proprio monumento che incrocia storia, scienza e energie rinnovabili. Non lontano, la rocca di Sant’Otiero si erge come un gigantesco dente di pietra. È un geosito che conserva un raro giacimento di fossili di molluschi e da cui anticamente furono cavate le colonne in pietra che si trovano nella Chiesa Madre di Petralia. Ancora oggi, una colonna incompleta è rimasta lì, sospesa nel tempo
Cascate, faggete e abeti unici al mondo
Tra le meraviglie naturalistiche spicca la cascata del vallone Scopalacqua, la più alta delle Madonie, con un salto di 40 metri circondato da una vegetazione lussureggiante. A monte della cascata, nasce l‘Osmunda regalis, chiamata dai madoniti “a filici francisi”, una rara felce acquatica quasi introvabile nel resto della Sicilia. Poco più in là, nel Vallone Madonna degli Angeli, resistono gli ultimi esemplari di Abies Nebrodensis, abeti rari considerati estinti e riscoperti nel 1957. Gli unici superstiti, circa una trentina, si trovano tutti ad un’altezza compresa tra i 1400 e i 1650 metri sul versante settentrionale di Monte Scalone. Nonostante siano ancora adesso minacciati dall’estinzione – inseriti dall’Unione internazionale per la conservazione della natura nella lista delle specie botaniche dell’area mediterranea maggiormente a rischio – gli Abies si sono moltiplicati negli ultimi anni, grazie a una campagna di ripopolamento in piccole aree sperimentali portata avanti dal Parco delle Madonie e dall’Azienda foreste demaniali della Regione Siciliana.
E poi c’è Piano Cervi, con la sua faggeta più a sud d’Europa, un luogo magico in primavera, quando le foglie nuove tingono il paesaggio di un verde brillante. Si raggiunge facilmente dal bivio di Portella Colla, lungo un percorso in leggera salita che conduce a una grande radura in mezzo ai faggi, frequentata da daini e cinghiali. Al centro del piano, un tempo, c’era un piccolo lago adesso prosciugato, mentre nascosto tra i boschi, accanto un piccolo rifugio del Club alpino siciliano, c’è anche un caratteristico pagliaio fatto di pietre e rami di ginestra, costruito dagli antichi pastori.
Superando Piano Battaglia, lungo la statale che torna a Petralia, una tappa obbligata è, poi, a Piano Farina, da cui poter perdersi nel vertiginoso Orrido Canna, gola rocciosa che si presenta dopo aver attraversato un piccolo prato, dove si trova un antico “marcato”, tipico sito pastorale che ancora oggi resiste grazie a una famiglia di casari e allevatori. Lì ci si affaccia da un punto panoramico tra i più suggestivi delle Madonie, da cui è possibile osservare la parete di Pizzo Canna, paradiso dei volatili, dove nidifica anche l’aquila reale.
Tra archeologia e spiritualità
A Castellana Sicula, la natura si fonde con l’archeologia: qui si trova una città sepolta, distrutta da un evento catastrofico e poi ricoperta dai detriti alluvionali. Gli scavi hanno portato alla luce resti di edifici e una necropoli con ipogei scavati nella roccia. Salendo di quota, nel territorio di Petralia Sottana, si raggiunge il santuario della Madonna dell’Alto, a 1800 metri sul Monte Alto. È il più alto luogo di culto mariano d’Europa, di origini antichissime risalenti al Trecento, questa piccola chiesetta è meta di pellegrinaggi soprattutto nel mese di agosto. All’interno si trova la quattrocentesca statua in marmo della Madonna dell’Alto, che viene attribuita allo scultore Domenico Gagini, conservata in un altare rivestito in marmi. Ma non da meno è lo spettacolo che la natura regala tutt’intorno, con un incredibile panorama che si apre a 360 gradi, spaziando dalla Valle dell’Imera, fino all’Etna e alle vette più alte dell’Agrigentino.
Un futuro da costruire
Le Madonie sono un territorio che guarda avanti, nonostante le sfide legate allo spopolamento e alla fuga delle giovani generazioni. Con il riconoscimento come geoparco Unesco, questo angolo di Sicilia conferma il suo ruolo di eccellenza nella biodiversità e nella conservazione del patrimonio naturale e culturale. Un luogo che merita di essere scoperto, amato e protetto, perché qui natura e storia continuano a vivere in un abbraccio senza tempo.