L’Ecce Homo dei Biscottari, storia di un culto dimenticato

C'è un'edicola votiva abbandonata a due passi da Ballarò, nel cuore di Palermo. Un tempo custodiva una statua del Cristo dal grande valore devozionale. Adesso sono rimasti solo ex voto e fiori secchi

di Giulio Giallombardo

15 Ottobre 2018

Un culto depredato e sparito. Se non fosse per la croce che la sormonta e per quella che s’intravede sulle grate, non sembrerebbe neanche un’edicola votiva. Eppure, un tempo, all’interno di quella nicchia in via Biscottari, a due passi da Ballarò, nel cuore di Palermo, si trovava la statua di un Ecce Homo la cui devozione era molto radicata nel quartiere. Oggi, se ci si avvicina all’edicola, guardando bene oltre il vetro annerito dall’incuria, non c’è più traccia della statua del Cristo, né di quella dell’Addolorata che gli era accanto.Quell’assenza è circondata, però, da tanti ex voto, a testimonianza dell’originario vigore del culto: forme di gambe e mani, resti di candele, una vecchia foto sbiadita, biglietti, fiori secchi e l’effetto straniante di un’edicola il cui protagonista è uscito di scena, lasciando solo un drappo azzurro. Anche il contesto urbano sembra contribuire all’abbandono: l’edicola si trova, infatti, proprio accanto ad alcuni cassonetti che troppo spesso si trasformano in discarica, con tanto di rifiuti ingombranti che a volte impediscono anche il passaggio delle automobili. width=Ci troviamo nel tessuto viario più antico di Palermo, proprio di fronte al Palazzo Conte Federico e dove un tempo sorgeva la chiesa della Congregazione di Gesù e Maria dei Sacri Cuori, andata distrutta durante i bombardamenti dell’ultima guerra mondiale. Quell’edicola sta lì a ricordare che un tempo c’era una chiesa, di cui adesso non esiste più neanche il culto. Eppure, la storia di questo Ecce Homo, non certo di grande pregio artistico, su cui circolano aneddoti popolari legati all’aspetto misero e poco gradevole, è costellata di sparizioni, ritorni e traslochi in altra sede: una statua “nomade” che non ha pace.Già nel 2000, Rosario La Duca, dalle pagine del Giornale di Sicilia, aveva denunciato la scomparsa dell’Ecce Homo dei Biscottari, un tempo di proprietà della Confraternita dei Sacri Cuori coronati di spine. Dopo l’articolo, l’associazione Salvare Palermo lanciò un appello alla Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo, affinché la statua fosse rintracciata e riportata nella sua edicola votiva. Cosa che avvenne nell’arco di pochi mesi. Il Cristo flagellato, insieme all’Addolorata, in quella circostanza – come hanno spiegato dalla Soprintendenza – furono dati in custodia dalla Curia alla parrocchia di San Giovanni Bosco, in via Messina Marine, ma dopo l’intervento della Soprintendenza, i simulacri tornarono in via Biscottari, dove rimasero fino a circa quattro anni fa, quando sparirono nuovamente. width=Questa volta a prelevare le statue, su richiesta del vicerettore del Seminario arcivescovile, don Antonio Mancuso, furono i parrocchiani della chiesa di San Giuseppe Cafasso, dove aveva sede la confraternita dei Sacri Cuori coronati di spine. Così, adesso, l’Ecce Homo e l’Addolorata sono custoditi in un salone della chiesa adiacente a San Giovanni degli Eremiti. “Le statue erano in totale abbandono – racconta a Le Vie dei Tesori News, Filippo Sapienza, parrocchiano di San Giuseppe Cafasso – così per evitare un ulteriore degrado, abbiamo pensato di occuparci noi della custodia. Quando siamo andati a prelevarle, circa quattro anni fa, l’edicola era in condizioni pietose, piena di rifiuti di ogni tipo, con dentro addirittura pannolini sporchi. Gli ex voto d’argento erano stati rubati e le statue rischiavano di essere mangiate dai topi”.Così adesso l’Ecce Homo dei Biscottari, che nel frattempo è stato sottoposto ad un “ritocco” rispetto a come appariva anticamente, si trova nel piccolo museo allestito all’interno di San Giuseppe Cafasso, da don Massimiliano Turturici, parrocco con tante idee e voglia di fare. La speranza è che un giorno, le statue possano ancora una volta tornare “a casa”, a testimoniare l’antica devozione popolare, ormai scomparsa tra polvere e rifiuti.