Murata e ritrovata: riecco la Porta della Calcina
È l'unico sopravvissuto degli antichi varchi che si affacciavano sulla Cala di Palermo, oggi tornato a nuova vita dopo un restauro
di Redazione
22 Giugno 2020
Per molto tempo si pensò che fosse stata distrutta, poi alla fine del Seicento fu chiusa e successivamente inglobata tra le pareti di un edificio. In tempi più recenti, negli anni Novanta del secolo scorso, durante i lavori di ristrutturazione del palazzo che ospita la clinica Triolo Zancla, saltò fuori appena riconoscibile dalla volta dell’arco. Oggi la Porta della Calcina – uno dei tanti accessi antichi di Palermo e dei sei che si affacciavano sulla Cala – è tornata a nuova vita dopo un recente restauro curato dall’amministrazione della clinica, condiviso con la Soprintendenza ai Beni culturali e con l’ufficio Città storica del Comune.
Il suo arco a tutto sesto adesso è ben evidente e risalta in tutta la sua semplicità, unico segno concreto delle porte che circondavano l’approdo della città, ormai andate distrutte, che venivano aperte in occasione dell’arrivo di uno specifico tipo di merce. Porta della Doganella, dello Scaricatore, del Carbone, della Pescaria e infine Porta Piedigrotta: erano questi i varchi, a cui si aggiunge la rinata porta della Calcina, attraverso cui passava materiale da costruzione come calce e sabbia.Prima del restauro la porta appariva come un muro scalcinato con due porte di ferro alla base e quattro finestre ricavate sopra. L’arco era comunque visibile ma tutto sembrava fuorché una storica porta di Palermo. Fu edificata nella seconda metà del Cinquecento e lo storico Antonio Mongitore, ci fornisce le sue misure: “Fabbricata di pietra d’intaglio, alto il suo vano palmi 16, largo palmi 13 e sopra il vano fino alla volta dell’arco v’era uno spazio murato alto palmi 4″. L’ultima notizia del suo utilizzo risale al 4 maggio del 1684: attraverso la porta uscì la statua in bronzo raffigurante Carlo II per essere trasferita a Messina. Successivamente il varco fu murato per secoli fino a oggi, con un restauro che la salva dall’abbandono, restituendo alla città un pezzo della sua storia.