Nascerà un museo multimediale nel Castello di Nelson
All’interno del complesso monumentale, finanziata la realizzazione di uno spazio che farà rivivere la storia del territorio, con ricostruzioni tridimensionali, libri virtuali, ologrammi e multiproiezioni
di Ruggero Altavilla
21 Febbraio 2022
Fu il regalo di Ferdinando I delle Due Sicilie all’ammiraglio Horatio Nelson per aver represso la Repubblica Napoletana, salvandogli il regno. La Ducea di Nelson, poco distante da Bronte, che comprende l’ala gentilizia, nota come il castello, i resti dell’abbazia benedettina dedicata a Maria Santissima e la chiesetta di Santa Maria di Maniace, è pronta a raccontare la sua storia, con l’aiuto delle nuove tecnologie.
Il Dipartimento regionale dei Beni Culturali – fanno sapere dall’amministrazione comunale – ha emesso un decreto di finanziamento di 296mila euro per la creazione di un museo multimediale nel Castello di Nelson. Uno spazio che, grazie ad apparati tecnologici in grado di realizzare ricostruzioni tridimensionali, libri virtuali, ologrammi e multiproiezioni sincronizzate, farà rivivere la storia del Castello e del territorio.“Il progetto – afferma l’avvocato Roberto Landro, esperto del sindaco di Bronte, Pino Firrarello – era stato presentato dalla precedente amministrazione. Noi appena insediati lo abbiamo ripreso, seguito e posto all’attenzione dell’assessorato regionale, ribadendone l’importanza. L’amministrazione comunale, infatti, recentemente ha ottenuto altri finanziamenti per completare l’opera di ristrutturazione dell’antico maniero ed il suo utilizzo come centro vitale del turismo e della cultura. In quest’ottica – conclude – il museo multimediale acquisisce un’importanza fondamentale”.Soddisfatto anche il sindaco Firrarello: “Negli ultimi giorni – ha affermato – sono venuto spesso al Castello per far sì che i lavori di ristrutturazione si completino presto e bene. Abbiamo il dovere di consegnare alle future generazioni un monumento centrale nel progetto di sviluppo turistico che stiamo preparando. Rappresenta, infatti, l’unico angolo di terra della Sicilia che un tempo fu inglese. Certo per anni ha rappresentato il simbolo dell’usurpazione delle terre a svantaggio dei più poveri. Ed io pensando al riscatto da parte del popolo lo feci comprare dal Comune, sapendo bene però che la sua valenza avrebbe anche potuto arricchire la nostra offerta turistica e culturale”.