Orlando e la Sirena tornano a calcare il palcoscenico

Rinascono due pupi storici della collezione del Museo delle marionette, dopo il restauro condotto dagli operatori dell'Università 

di Guido Fiorito

6 Febbraio 2020

Il paladino Orlando e la Sirena ammaliatrice sono rinati a nuova vita e sono tornati al loro destino di attori in legno e metallo sul palcoscenico del Museo internazionale delle marionette “Antonio Pasqualino” di Palermo. Anche i pupi pregiati, tra l’altro posti sotto il vincolo della Soprintendenza, vanno restaurati. È così si è festeggiata la salute ritrovata dei pupi, dopo la cura degli operatori del corso di laurea magistrale in Conservazione e restauro dei beni culturali dell’Università di Palermo, con cui, nell’occasione, il museo ha rinnovato la convenzione quinquennale di collaborazione.

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Restauro della Sirena

Sono preziose le teste dei due pupi, in particolare quella della Sirena che fu scolpita da Girolamo Bagnasco nel primo Ottocento. Bagnasco, caposcuola di una famiglia di scultori, è noto per le sue opere in legno a carattere religioso che si trovano nelle chiese di tutta la Sicilia. Non è un viso stereotipato, come spesso capita nei pupi con grandi occhi neri, ma un volto dai lineamenti umani e seri, fatto per incutere paura. Rappresenta l’aspetto fantastico che è protagonista quanto quello storico nell’Opera dei pupi.
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Una fase del restauro

“Questa sirena – dice Belinda Giambra, che ha condotto il restauro con Stefania Giuffrè e Antonella Tantillo, oltre le allieve del corso – è del tipo a due code, una tipologia più antica di quella romantica della sirena con una sola coda che si è affermata nei tempi moderni. Le sirene dell’epoca greca erano metà donne e uccelli nella parte inferiore, poi s’impose questa tipologia metà donna e metà pesce, con due code che troviamo anche nel soffitto dipinto dello Steri”. Simbolo oscuro è la sirena: rappresenta una seduzione mortale, così da sostituirsi ad Angelica per tendere la trappola a Orlando. Fino al duello in cui il paladino è imbattibile. Il pupo Orlando fu realizzato nell’Ottocento da Francesco Paolo Di Giovanni, di una famiglia di pupari. “Abbiamo restaurato i due pupi – ha detto Giambra – come fossero un dipinto prezioso, con documentazione fotografica e indagini con la fluorescenza. Abbiamo trattato il legno in modo canonico, chiudendolo in una bolla anossica, cioè priva di ossigeno, per debellare qualsiasi presenza di insetti. E poi il restauro con la pulitura delle superfici, il ripristino con lo stucco di mancanze, la reintegrazione pittorica”. Restaurate anche le parti metalliche usurate dall’utilizzo in palcoscenico e ossidate per l’opera del tempo. Nella scuola palermitana le armature sono decorate con arabeschi e motivi a rilievo saldati in stagno, rendendole più pregiate. Inoltre sono state restaurate anche le parti in stoffa, alcune decorate con passameria, con pulizia attraverso micro aspiratori e risarcimento delle cuciture e delle parti distaccate.
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Pupo di Orlando restaurato al Museo Pasqualino

“I pupi – dice Rosario Perricone, direttore del museo Pasqualino – erano spesso considerati non pregiati in quanti oggetti di cultura popolare. Un approccio sbagliato che ha portato a danni. Questo restauro indica una metodologia precisa corretta. Il pupo va mosso e agitato, un’operazione complessa, dietro i fili ci sono personaggi reali e vivi”. Il restauro dei pupi è stato finanziato grazie ad Opera tua, il progetto di Coop Alleanza 3.0, che destina durante l’iniziativa l’un per cento dell’incasso dei prodotti a marchio nei supermarket per riportare a nuova vita opere d’arte in tutte le regioni d’Italia e per progetti con finalità sociali o ambientali. In Sicilia, nel 2017 era toccato alla fontana del Genio di Palermo in piazza Rivoluzione (ve ne abbiamo parlato qui) e nel 2018 al Ritratto di gentiluomo attribuito a El Greco di Castello Ursino a Catania.