Restauro a cantiere aperto per gli arazzi fiamminghi
I preziosi manufatti, che si trovano adesso all’Oratorio dei Bianchi di Palermo, saranno esposti nella nuova sede della Chiesa del Collegio di Marsala
di Guido Fiorito
13 Luglio 2020
Sarà un restauro a cantiere aperto: tutti potranno vedere, ogni venerdì mattina all’Oratorio dei Bianchi di Palermo (obbligatoria la prenotazione) i restauratori all’opera per ridare luce e solidità agli arazzi fiamminghi di Marsala. Nel grande salone dell’Oratorio, che dipende dal vicino Palazzo Abatellis, sono già stesi i primi due degli otto grandi arazzi di fine Cinquecento, con misure fino a cinque metri di lato. Le trame e gli orditi della storia s’intrecciano con le trame e gli orditi di queste opere d’arte preziose. Lasciando misteri agli studiosi sulle loro origini e il perché finirono a Marsala, con una leggenda che coinvolge Maria I Tudor, regina di Inghilterra e di Spagna, la Bloody Mary terrore dei protestanti.
L’esplorazione degli arazzi mette a nudo gli orditi. Basta uno scanner, passare un tubo con una lente sulla loro superficie, per vedere sullo schermo del computer i particolari talmente ingranditi, da poter distinguere un filo dall’altro e ciascun granello di sporco e di polvere. Gli arazzi sono stati intessuti con tre fili di lana, torti e ritorti. Alla fine degli anni Sessanta furono restaurati a Firenze, un paio esposti, e poi tutti rispediti a Marsala per essere ospitati in un piccolo museo adiacente alla Chiesa Madre.Oltre cinquant’anni dopo, gli arazzi bisognano di nuove cure, nel quadro di un progetto che prevede una nuova collocazione nella Chiesa del Collegio di Marsala, assieme a preziosi paramenti sacri. “Abbiamo fatto la mappatura del primo arazzo – dice Giacomo Mirto, coordinatore del restauro, che effettua con Lucilla De Angelis e Sonia Caccamo – molto zone sono degradate con sporcizia e fibre in certi punti spezzate. Vi sono abrasioni e distacchi. Nel restauro precedente alcune trame, soprattutto dei colori giallo e azzurro, furono riprese con filo di seta. Le fodere sono in certi casi in cattive condizioni, tanto che sostituirle metterebbe a rischio la struttura”.Questa la situazione. I primi due arazzi erano stati portati all’Oratorio dei Bianchi all’inizio di marzo, poi tutto si è fermato per la pandemia. Adesso il restauro è iniziato e si spera di chiuderlo entro un anno. “Sarà un intervento non invasivo – continua Mirto – faremo diverse puliture, usando anche micro aspiratori. Per riprendere i distacchi, che sono decine, useremo filati in poliestere che danno maggiori garanzie di resistenza rispetto al cotone usato in passato”. Il restauro, che comprende dieci paramenti sacri, viene effettuato dalla ditta Scancarello, con un costo di 110.000 euro.Intanto, va avanti il progetto di recupero e di allestimento a Museo degli arazzi della Chiesa del Collegio, che prevede un costo di 2,2 milioni e che si spera possa andare in appalto entro l’estate. Il progettista, Luigi Biondo, ha mostrato come saranno esposti gli arazzi: enormi grate isoleranno la parte di chiesa dedicata a museo. “Un’idea – ha detto – che mi è venuta durante un viaggio con Sebastiano Tusa in Spagna guardando una immensa grata in una chiesa di Cordoba. Gli arazzi saranno inclinati e appesi in modo che tutto ciò non possa nuocere alle fibre”. Un progetto che ormai risale a una decina di anni fa e che finalmente sembra vicino ad un approdo. Anche per rispettare, come ha ricordato il vescovo di Mazara, Domenico Mogavero, il lascito testamentario del donatore, monsignor Lombardo, che prevede il trasferimento alla curia di Mazara se gli arazzi non fossero esposti a Marsala.La visita guidata agli arazzi, per il festival Le Vie dei Tesori a Marsala l’anno scorso, ottenne grande successo, risultando il secondo sito cittadino per presenze. Gli arazzi dovrebbero provenire dalla manifattura di Cornelis Tons a Bruxelles, che li realizzò sui cartoni disegnati da Peter De Kempeneer. “Questo intervento – dice l’assessore regionale ai Beni culturali, Alberto Samonà – dimostra che la cultura è una priorità del governo regionale e che in Sicilia siamo custodi di una identità plurale, che nelle sue stratificazioni comprende questi arazzi”. Arazzi che raccontano della guerra tra romani e giudei nel primo secolo dopo Cristo, probabilmente riferendosi all’attualità cinquecentesca dei conflitti religiosi dei re cattolici spagnoli. Il tutto calato nell’Oratorio dei Bianchi, “dove – nota Evelina De Castro, direttore della galleria regionale di Palazzo Abatellis – trionfa la varietà del barocco, dove le arti si incontrano e svelano i loro misteri”. Non solo per gli addetti ai lavori, ma per tutti.(Foto Guido Fiorito)