Rinascerà la villa romana di Montevago, tra vigneti e agricoltura didattica
Il Comune belicino punta alla valorizzazione dell’area archeologica in contrada Mastro Agostino. Impiantato un vigneto con otto varietà di uve
di Lilia Ricca
26 Giugno 2021
Montevago punta sul proprio territorio con un progetto di riqualificazione che renderà fruibile entro l’estate la zona archeologica della Villa Romana in contrada Mastro Agostino. Una spesa di 100.000 euro a carico del bilancio comunale che punta i riflettori su un sito individuato dopo una ricerca di superficie, da anni in stato di abbandono e ai più sconosciuto. In una vallata ricca di acque sorgive, sono venuti a galla i resti di un complesso di una villa rustica romana esteso di circa 700 metri quadrati, composto da vani rettangolari, con muri di blocchetti di calcarenite più o meno regolari, a secco, con battuti pavimentali di terriccio rosso e marna bianca.
Alcuni ambienti pare fossero destinati ad attività artigianali, come prova la presenza di una fornace, mentre dai rinvenimenti ceramici si ritiene che le strutture siano databili tra il secondo secolo avanti Cristo e il primo dopo Cristo. Un luogo funzionale alla produzione di cereali considerata la posizione strategica del territorio di Montevago, che per la sua vicinanza al fiume Belìce, navigabile fino alla foce, attraverso l’antica via dei Mulini si prestava alle pratiche commerciali tipiche degli insediamenti rustici del periodo.Presenti anche alcuni frammenti di lucerne tra cui una con Eracle bambino sul disco. Dal sito provengono anche delle monete di bronzo augustee, altre monete acragantine con Zeus ed un fulmine o con Apollo e due aquile, insieme ad assi romani con Giano e una prua di nave, che testimoniano una frequentazione del sito già dal quarto-terzo secolo avanti Cristo. “La posizione e la fisionomia del complesso fanno ipotizzare una destinazione agricola di queste strutture, riferibili, con tutta probabilità, ad una grossa fattoria che, a giudicare dall’estensione delle aree di frammenti in superficie, circa 4000 metri quadrati, controllava una proprietà piuttosto vasta”, si legge nel pannello illustrativo all’interno dell’area archeologica.Oltre alla riqualificazione del sito, il Comune di Montevago senza dimenticare la propria cultura millenaria dedita al vino, in collaborazione con il Parco archeologico di Agrigento porterà avanti dei progetti di agricoltura didattica per dare un’identità anche rurale alla zona: sono stati impiantati, infatti, un vigneto con otto varietà tra cui il grillo e il catarratto, l’insolia e il nero d’avola, il nerello cappuccio e il mascalese, oltre a un uliveto che si aggiungono alle piante di fichi d’india, ai limoni e ad altri frutti già presenti nel luogo.Un percorso da valorizzare e rendere presto fruibile. Dall’ingresso del paese, infatti, passando dalla Villa Romana, un polmone verde dentro il centro abitato pensato come luogo di svago e cultura, tra sport e passeggiate, si prosegue verso il centro storico lungo un filo rosso che collega il sito archeologico con il museo en plein air “Percorsi visivi”, tra le rovine del Sisma del ’68 e i resti dell’antica Chiesa Madre.