Era l’inizio del nuovo millennio quando si chiuse l’ultima campagna di scavi nell’area archeologica di Villa Bonanno, nel cuore di Palermo. Da allora un lungo silenzio, con più ombre che luci, che però oggi tornano a illuminare i resti delle case romane a due passi dal Palazzo Reale. Da pochi giorni, muniti di pale, picconi e altri attrezzi del mestiere, nove studenti del Laboratorio di archeologia del Dipartimento Culture e Società dell’Università di Palermo, sono impegnati in uno scavo didattico tra le due domus romane di piazza della Vittoria, un complesso residenziale unico nel contesto cittadino, arricchito da preziosi mosaici che testimoniano possibili culti praticati nell’area occidentale della Sicilia.

Studenti al lavoro nell’area archeologica di Villa Bonanno
Gli scavi, iniziati il 3 giugno e che dureranno in tutto 15 giorni, fanno parte di un progetto avviato dal
Polo regionale di Palermo per i parchi e i musei archeologici, in collaborazione con il Laboratorio dell’ateneo. A guidare gli studenti, la direttrice del Polo regionale e del Museo Salinas,
Francesca Spatafora, e l’architetto
Gilberto Montali, che gestisce il Laboratorio archeologico.

Reperti trovati a Villa Bonanno
Pur non trattandosi di un grosso intervento di ricerca, lo scavo riaccende i riflettori su un’area archeologica per troppo tempo abbandonata e in cui
l’ultima attività si svolse tra il 2000 e il 2002, sempre grazie all’archeologa, direttrice del Salinas, allora responsabile del Servizio Beni archeologici della Soprintendenza. “È un piccolo campo scuola, ma è comunque importante perché si torna a scavare in un sito che non veniva studiato da tempo – spiega a
Le Vie dei Tesori News, Francesca Spatafora –
stiamo facendo dei saggi nell’edificio A, quello più recente del terzo secolo dopo Cristo, e da cui provengono tutti i mosaici conservati al Salinas, staccati alla fine dell’800 quando furono scoperti i resti di quest’abitazione”.

Pulizia del Mosaico della Caccia
L’obiettivo dell’attuale ricerca è di scoprire se sotto il pavimento su cui erano posti i mosaici
esiste una struttura più antica, dal momento che l’altra casa, il cosiddetto edificio B, studiato precedentemente, risale al secondo secolo avanti Cristo. Tra le due domus dunque,
c’è una differenza di cinque secoli e gli studiosi adesso vogliono indagare su un possibile edificio più antico che potrebbe trovarsi in uno strato più profondo. Inoltre, gli studenti hanno dato
una “rinfrescata” al mosaico della Caccia di Alessandro, nella
domus B, pulendo le tessere che lo compongono e altri materiali rinvenuti durante lo scavo.Prossima tappa del Laboratorio sarà, nei prossimi mesi, nell’
area archeologica di Monte Maranfusa, a Roccamena, dove è stato scoperto un centro abitato della fine del IV secolo avanti Cristo ed anche graffiti preistorici in una grotta.