Sicilia e Grecia si abbracciano: la statua di Atena risplende al Salinas
Il reperto proveniente dal Museo dell’Acropoli di Atene resterà a Palermo per quattro anni. È il frutto dell’accordo tra i due Paesi grazie al quale è tornato in Patria il frammento del Partenone
di Guido Fiorito
9 Febbraio 2022
Sorella Grecia, fratelli siciliani. Dopo duemila e più anni, il cordone ombelicale che lega le polis siciliane della Magna Grecia ad Atene è stato ripristinato. La Sicilia restituisce un frammento del Partenone (ve ne abbiamo parlato qui) e rinsalda un legame che è nelle sue radici più profonde. Un’amicizia confermata oggi nella Sala delle Metope di Selinunte del Museo Salinas di Palermo, dove splende, e lo farà per i prossimi quattro anni, una statuetta della dea Atena, del V secolo avanti Cristo, che viene dal museo dell’Acropoli di Atene.
Tutto nasce quando la comunità ellenica di Palermo sollecita l’assessore regionale ai Beni culturali Alberto Samonà a restituire il cosiddetto frammento Fagan alla Grecia. Samonà, a differenza dei suoi precedessori, non ignora la richiesta. Dopo quattordici mesi di trattative, in prima linea Caterina Greco, direttore del Salinas, si arriva a un accordo. Il frammento Fagan è restituito ad Atene, in una cerimonia con la partecipazione del premier greco Mitsotakis. Adesso, il ministro greco della Cultura Lina Mendoni e il direttore del museo dell’Acropoli Nikolaos Stampolidis hanno accompagnato fino a Palermo la scultura della dea Atena in base ai protocolli d’intesa firmati. “La Sicilia – dice Samonà – è orgogliosa della influenza greca, ci sediamo ancora come spettatori negli antichi teatri greci. Insieme possiamo costruire un nuovo umanesimo”.Tra quattro anni, la statuetta tornerà ad Atene e sarà sostituita da un’anfora geometrica del principio dell’VIII secolo avanti Cristo che rimarrà al Salinas per un egual periodo. “La dea Atena è nella sala delle metope, il cuore pulsante del museo, dove tutto parla greco, con le sue divinità e i suoi miti”, dice Caterina Greco. Il frammento Fagan prende il nome del console inglese, che, al principio del secolo, scavò a Tindari e in altri siti siciliani. Alla sua morte per suicidio, numerosi pezzi della sua collezione furono acquisiti dal museo di Palermo per evitare che finissero all’estero. Fanno parte del primo nucleo della collezione archeologica. Il frammento del Partenone, restituito alla Grecia, raffigura un piede della dea Artemide che era inserito nell’ultima scena del fregio del tempio. Non si sa come Fagan sia entrato in possesso del pezzo. L’intero fregio è stato ricostruito al Museo dell’Acropoli unendo frammenti originali e calchi di parti ospitate da altri musei, in particolare dal British di Londra, o perdute.La Grecia rivendica la restituzione delle metope e di parti del fregio del Partenone portate a Londra da Thomas Bruce, settimo conte di Elgin, all’inizio dell’Ottocento, dopo un contestato permesso di un sultano. Un tesoro oggi esposto al British Museum. Tra i pochi inglesi che contestarono l’operazione Lord Byron. “L’esempio della Sicilia – ha detto Stampolidis in ottimo italiano – , il primo in assoluto, può spingere altre città europee e in particolare Londra a restituire le parti in loro possesso del Partenone. Il popolo britannico è in maggioranza d’accordo”. Esiste anche un comitato internazionale per la riunificazione dei marmi del Partenone. “La strada da seguire è quella indicata dalla Sicilia, la diplomazia culturale”, ha detto ieri a Palermo il presidente onorario del comitato, Louis Godart. Per il ministro Mendoni la riunificazione del Partenone “è un obbligo morale per tutta l’Europa” e “la statuetta di Atena a Palermo, simboleggia il lungo e fecondo legame che unisce la Sicilia e la Grecia”.Non si tratta di un prestito, la Sicilia vuole restituire il frammento Fagan in modo definitivo. D’accordo anche il governo, rappresentato dal sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni: “Un momento importante per la cultura di tutto il mondo – ha detto -. Abbiamo chiesto un parere al Consiglio di Stato perché i codici dei beni culturali non consentirebbero la restituzione. Ma la decisione è presa”.È stato sollevato il velo che ricopre la statuetta di fine marmo pentelico (dal monte attico Pentele) alta sessanta centimetri. È priva di testa, estremamente elegante nella postura e nel drappeggio. In programma anche visite guidate. Poi la delegazione greca è andata in visita a Palazzo d’Orleans alla Presidenza della Regione. “L’accordo è il punto di partenza di una sinergia, testimonianza di un rinnovato interesse a riprendere i rapporti di collaborazione con i Paesi del Mediterraneo”, ha detto il governatore Nello Musumeci. Il ministro Mendoni si è resa disponibile, su invito del presidente, ad affidare alcuni reperti archeologici legati al mito e alla figura di Ulisse, da esporre nella mostra in allestimento a Gela nei prossimi mesi, dedicata al protagonista dell’Odissea.