Teatro, arte e visioni: le Orestiadi di Gibellina festeggiano 40 anni
Dal 9 luglio al 7 agosto, tra il Baglio Di Stefano e il Cretto di Burri, tornano gli spettacoli della rassegna che ha riscritto la storia del Belice. Si comincia con lo storico “Agamènnuni” di Emilio Isgrò andato in scena nella prima edizione
di Redazione
7 Luglio 2021
Una storia lunga quaranta stagioni, tra teatro, arte e visioni. Dal 9 luglio al 7 agosto, tornano le Orestiadi di Gibellina, che attraverso il loro cammino hanno confermato, anno dopo anno, per 40 edizioni, il progetto di Ludovico Corrao per un territorio martoriato dal terremoto e rinato grazie ad una visione. Tornano anche quest’anno dirette da Alfio Scuderi e realizzate dalla Fondazione Orestiadi con il sostegno istituzionale dell’assessorato al Turismo della Regione Siciliana e il progetto speciale al Cretto di Burri grazie all’assessorato regionale ai Beni Culturali.
Il Festival partirà proprio da “L’Orestea di Gibellina – Agamènnuni”, quel testo scritto da Emilio Isgrò, e che diede il nome alle Orestiadi – dall’Orestea di allora all’Orestea di oggi – (9 luglio), grazie alla lettura scenica di Vincenzo Pirrotta, con le musiche eseguite dal vivo da Alfio Antico. Verrà raccontata una figura poetica della cultura popolare del mediterraneo, come Giufà, con il “Labortorio Giufà” (10 e 11 luglio) un progetto in due appuntamenti guidato da Francesca Corrao, composto dallo spettacolo inedito “Aspettando Giufà” di Claudia Puglisi e dalla performance narrativa di Ascanio Celestini.Le Orestiadi racconteranno anche di quel particolarissimo rapporto tra arte visiva e teatro, idea di un’arte universale che a Gibellina ha trovato la sua casa, grazie ad un progetto teatrale in prima nazionale, immaginato per le Orestiadi, dedicato proprio alle muse femminili dell’arte “Pezzi da Museo” (17 luglio) di e con Silvia Ajelli, con la partecipazione straordinaria di Simona Marchini. Il progetto teatrale intorno all’arte avrà un altro punto di forza nella proiezione della creazione video di Roberto Andò e Marco Betta “Il Quadro nero” con le parole di Andrea Camilleri, ispirata alla Vucciria di Renato Guttuso: l’arte a Gibellina prende vita e si racconta sulla scena. L’impegno civile e sociale delle Orestiadi è sempre stato, e lo è ancora oggi, un’importante matrice del percorso artistico del Festival, che oggi continua anche in scena, attraverso “Mafia, singolare femminile” (18 luglio) con la regia di Enrico Stassi e fuori rassegna (19 luglio) “Sono Emanuela Loi” con la regia di Alessio Piazza, per ricordare Paolo Borsellino.Un’attenzione sempre importante è rivolta anche alle giovani generazioni, guardando al futuro con curiosità, per questa ragione si conferma anche quest’anno il premio under 35 #cittàlaboratorio, giunto alla sua quarta edizione, che si arricchisce della collaborazione con il Comune di Gibellina: a partecipare in anteprima i due progetti vincitori di quest’anno: “My name is Patrick Zaki – 45 Days” (23 luglio) di Alessandro Lenzi e “Ezechiele 43/11 Italia” (24 luglio) di Salvatore Cannova. Questa edizione vuole segnare anche un filo rosso con gli artisti che hanno scritto la storia del Festival. E in questa storia non poteva mancare un omaggio a Franco Scaldati, il debutto del suo storico “Totò e Vicè” (30 luglio) in una versione nuova e inedita con la regia di Giuseppe Cutino.Chiudono il Festival due progetti speciali: nel centenario dalla nascita di Leonardo Sciascia, un progetto in collaborazione con il Ministero Beni Culturali, per raccontare Leonardo Sciascia e il suo importante rapporto con Gibellina, “La Sicilia, il suo cuore” (31 luglio): un video a cura di Dario Palermo, un’installazione a cura di Umberto Cantone, una drammaturgia di Roberto Andò, da “La notte delle lucciole” di Sciascia, letta in scena da Claudio Gioè. Poi un progetto dedicato a Dante, nel settecentesimo anniversario dalla sua morte, che partirà dalla scrittura del “sommo poeta” per declinare tre eventi al Cretto di Burri. Nasce così “La Nuova Commedia” (5, 6 e 7 agosto) ovvero un percorso artistico inedito ispirato all’opera di Dante grazie a tre grandi artisti del nostro tempo: Virgilio Sieni con “Paradise Now#Gibellina”, un viaggio performativo che si conclude nello spazio senza tempo della felicità; Sergio Rubini con “La Vita Nuova”, la prima opera di attribuzione certa di Dante Alighieri, che l’artista rilegge, racconta, reinterpreta; per chiudere con Vinicio Capossela e la sua “Bestiale Comedìa”, un viaggio tra parola e musica nell’opera dantesca, per ricordare e festeggiare Dante Alighieri al Cretto di Burri.QUI IL PROGRAMMA COMPLETO