Torna a splendere un’antica tela quaresimale dopo 50 anni
Ritrovata nella chiesa di Sant’Antonio Abate, una delle più antiche di Palermo, l’opera di Giuseppe Patricolo è stata posta sull’altare in attesa di Pasqua
di Redazione
31 Marzo 2021
Pasqua speciale nella chiesa di Sant’Antonio Abate, una delle più antiche di Palermo. Torna a splendere una storica tela quaresimale di cui si erano perse le tracce da più di cinquant’anni. L’opera, realizzata nel 1852 dal prete e pittore palermitano Giuseppe Patricolo, è stata ritrovata all’interno della chiesa di via Roma, dove adesso è stata posta a coprire l’altare, e si potrà nuovamente ammirare, il 2 e il 3 aprile, dalle 10 alle 12, prima della tradizionale “calata della tela”.
Il parroco della chiesa, Gaetano Tulipano, ascoltato il Consiglio pastorale parrocchiale e in collaborazione con l’associazione culturale e di volontariato Guardie del tempio di Cristo ha deciso sia di rendere fruibile l’opera ai palermitani, riportandola all’uso liturgico per la quale è nata, in occasione della celebrazione della veglia pasquale, 3 aprile alle 19.L’ultima esposizione dell’opera, della quale si era persa memoria, risale al 1970. Per l’uso del colore, – spiegano le Guardie del tempio di Cristo in una nota – rappresenta un unicum tra le tele quaresimali, solitamente dipinte a monocromo sui toni del blu, nonché, ad oggi, l’unica testimonianza di questo genere nella produzione dell’artista. La tela quaresimale, che raffigura la Deposizione di Cristo nel sepolcro, è in buone condizioni, ma ha bisogno di interventi di pulizia. È composta da otto falde cucite fra loro e misura circa 9,5 per 5,5 metri; nell’angolo in basso a destra si legge “Sac. Giovanni Patricolo invenit et pinxit 1852”. Proprio del pittore palermitano è stata recentemente ritrovata anche una tela raffigurante la Passione, realizzata nel 1852.La tela di Patricolo va ad arricchire le collezioni presenti nella chiesa di Sant’Antonio Abate. Nell’aula ecclesiale, ci sono opere di Antonello Gagini, Vito D’Anna, Filippo Pennino, Ignazio Marabitti, Pietro Novelli, dello Zoppo di Ganci, Fra Umile da Petralia, e di tanti altri. Opere che suggellano il legame antico della parrocchia con il Senato e la nobiltà palermitana, che le commissionò agli artisti del tempo.