◉ STORIE
Tunnel, rifugi e camminamenti: la mappa dei passaggi segreti di Palermo
Sono una quindicina i percorsi conosciuti, in certi casi avvolti da leggende e misteri, ma tanti altri restano nell’ombra. Dal centro storico fino alla Casina Cinese, un labirinto di cunicoli in gran parte inesplorato, attraversato da nobili in fuga e monache discrete
di Giulio Giallombardo
29 Agosto 2024
Molti non sono più segreti, ma tanti altri lo restano ancora. Il sottosuolo di Palermo è un labirinto di cunicoli, tunnel, rifugi. Un reticolo in gran parte inesplorato, che è stato teatro di fughe precipitose, traffici loschi o, più semplicemente, percorsi da attraversare lontano da occhi indiscreti. Sono una quindicina i passaggi segreti documentati che s’incrociano sotto il centro di Palermo. Li ha messi insieme in una mappa il geologo Pietro Todaro, tra i massimi esperti del sottosuolo della città, nella sua nuova edizione della Guida di Palermo sotterranea.
“Si tratta di percorsi collocati generalmente nel sottosuolo – scrive Todaro – utilizzati per fare spostamenti riservati, fuggire dalla propria abitazione o da un determinato luogo per la sicurezza personale nei momenti di pericolo (gallerie di fuga), talora per condurre attività illegali e di contrabbando in totale segretezza. Regnanti del passato e famiglie aristocratiche di rango erano soliti raggiungere dalla loro dimora la cappella privata o la vicina chiesa per seguire le funzioni religiose, in assoluta riservatezza”. Ma potevano anche collegare palazzi governativi con i rifugi antiaereo dell’ultima guerra mondiale.
Costruiti per essere “segreti”, sono poco documentati e spesso avvolti da leggende e racconti, come quelli dei misteriosi Beati Paoli. Ma di alcuni se ne conoscono i percorsi orientativi e sono in parte anche stati studiati e attraversati da esperti e ricercatori. Tra questi, i più conosciuti sono i passaggi segreti delle monache della Martorana, in piazza Bellini, oggi inglobato sotto al complesso della Facoltà di Architettura. Lo storico Villabianca parla di una “tortuosa strada sotterranea”, risalente alla seconda metà del Settecento, che, costeggiando la chiesa di San Giuseppe dei Teatini, sbucava all’interno di Palazzo Chiaramonte Bordonaro da dove si poteva salire su una loggia per affacciarsi sul Cassaro e sui Quattro Canti, anche in occasione del Festino di Santa Rosalia. Un passaggio simile era stato già costruito un secolo prima dalle monache del monastero delle Vergini.
Poco distante, – secondo quanto riportato dal geologo – si trova una galleria, alta circa un metro e ottanta, che attraversa via Maqueda dal settecentesco Palazzo Gallidoro all’area dell’ex cripta della Chiesa di San Nicolò da Tolentino, tra vicolo Viola e vicolo Santissimi Quaranta Martiri. Sempre sotto via Maqueda, ma dall’altro lato, passa un cunicolo che collegherebbe la chiesa di Santa Ninfa, all’angolo con via del Celso, con Palazzo Iudica, sul lato sinistro della Salita della Castellana in direzione della piazzetta delle Vergini.
Un altro passaggio sotterraneo va da Palazzo Del Bono, accanto al Comitini, sempre in via Maqueda, fino al vicino rifugio antiaereo di Palazzo Marchese-Cusenza, in vicolo Sant’Orsola. C’è poi il passaggio sopraelevato dell’ex monastero delle Vergini, in piazzetta del Parlatoio, vicino al Teatro Biondo, che attraverso vicolo Paternò porta alla loggia su via Vittorio Emanuele, sempre per godere della vista sulle processioni. Sempre nel cuore del centro storico, famosa è la via di fuga che dalla sagrestia della chiesa di San Matteo al Cassaro si dirige verso la salita Sant’Antonio. L’ingresso è nascosto dietro gli scranni della sagrestia, con l’apertura comandata da una leva. La chiesa con il suo passaggio segreto è tra i luoghi scelti da Luigi Natoli per il suo romanzo “I Beati Paoli”.
Appena fuori dal centro storico, sotto l’Hotel delle Palme in via Roma, si apre il passaggio che collega l’ex Palazzo Ingham alla vicina chiesa anglicana Holy Cross, costruito dagli imprenditori Whitaker e Ingham. Mentre un altro passaggio segreto sotterraneo lungo 50 metri si dipana a 4 metri di profondità dalla caserma dei Vigili del Fuoco, in via Scarlatti, fino al Teatro Massimo. “La galleria – scrive Todaro – sarebbe caratterizzata da una sezione traversale rettangolare larga 1,20 metri e alta 2 e avrebbe una lunghezza complessiva fino al teatro Massimo di circa 50 metri. Lungo il corridoio sono ricavati dei sedili, circostanza che induce a ritenere che possa trattarsi di una galleria di fuga e sicurezza o di un rifugio antiaereo, realizzato durante la seconda guerra mondiale”.
Salendo verso Palazzo Reale c’è la galleria di fuga fatta costruire dal duca Maqueda che dalla porta nobile del palazzo si dirige verso est. Mentre, ancora più su, in corso Pisani, durante lavori di ricostruzione di un nuovo edificio negli anni Ottanta del secolo scorso, è stato scoperto un passaggio sotterraneo costituito da una scalinata scavata nel banco di calcarenite che conduceva verso l’attuale Parco d’Orleans.
Tra gli altri passaggi segreti censiti dal geologo, c’è quello che collega l’ex chiesa Madonna dell’Orto in corso Finocchiaro Aprile, fino alla vicina via Re Federico; la galleria di collegamento che dal Castello della Zisa conduce alla chiesa Palatina su via Whitaker e la galleria di fuga dalla Casina Cinese verso nord. Un altro passaggio segreto, ancora percorribile – come riferiscono i proprietari – parte dal Villino Scalia, in piazza Luigi Scalia, davanti al cancello monumentale di Villa Trabia e attraversa via Marchese Ugo.