◉ STORIE

Un’oasi nel deserto di Sicilia diventa presidio di legalità

Il giovane imprenditore agricolo Francesco Capizzi, che denuncia da anni la mafia dei pascoli, ha avviato un progetto di comunità nell’uliveto di famiglia, all’interno dell’area dei Calanchi del Cannizzola, tra Centuripe e Biancavilla

di Giulio Giallombardo

13 Agosto 2024

Non è un miraggio nel deserto, ma la sfida concreta di un giovane imprenditore che ha deciso di investire tra dune e canyon. In quella che sembra terra di nessuno, gli aridi e assolati Calanchi del Cannizzola, il deserto di Sicilia tra Centuripe e Biancavilla, è in corso un esperimento di rinascita di un territorio in cui l’unica ombra è quella della mafia dei pascoli. A resistere, tra minacce e denunce, è Francesco Capizzi, 38 anni, che quel deserto l’ha visto sin da bambino. Adesso, l’imprenditore, che gestisce un uliveto con un migliaio di alberi nei 10 ettari di terreno di proprietà della famiglia, ha deciso di avviare un progetto di comunità. Dallo scorso aprile, chiunque lo voglia, può “adottare” uno o più ulivi, del tipo Nocellara dell’Etna, per poi raccogliere i frutti e ricavarne l’olio. Per ogni albero adottato verrà garantito un litro d’olio all’anno, quantità che dovrebbe aumentare col passare degli anni.

Cartello del progetto “Adotta il tuo ulivo”

“In pochi mesi abbiamo piantato un centinaio di nuovi ulivi adottati – spiega a Le Vie dei Tesori, Francesco Capizzi – . È un risultato eccezionale, che dimostra come in questi anni il tentativo di valorizzazione della nostra terra, nonostante mille ostacoli, è andato nella giusta direzione”. Su ogni albero adottato verrà appesa una targhetta con il nome di chi ha contribuito e una frase evocativa legata alla natura e alla legalità.

“Purtroppo, a causa della siccità ormai dominante, la quantità di olive in Sicilia scarseggia, – aggiunge Capizzi, che nei suoi terreni coltiva anche agrumi e ha avviato un allevamento di lumache – dunque, per garantire l’olio a tutti coloro che hanno adottato, dovremo fare sacrifici e sperare che nel futuro le annate siano migliori”.

Un ulivo e la panchina gigante

Il progetto “Adotta il tuo olivo nel deserto di Sicilia” arriva a distanza di due anni esatti dall’installazione della Big Bench sui Calanchi del Cannizzola, la “panchina gigante” della rete ideata dal designer statunitense Chris Bangle, voluta proprio da Capizzi e montata in un’area pubblica prima abbandonata e vandalizzata. Da allora, il deserto, inserito nella lista dei siti d’interesse comunitario della rete Natura 2000, ha gradualmente attirato un numero crescente di visitatori, fino a catturare l’attenzione di cantanti e produzioni cinematografiche.

Gabriele Ferzetti e George C. Scott ne “La Bibbia” di John Huston

Recentemente, i Calanchi sono stati set per i video di Irama, Mario Venuti, Colapesce e Di Martino e i ComaCose, fino al “Gattopardo” targato Netflix. Ma già in passato, l’aspetto desertico e arido dei Calanchi ha ispirato John Huston che lì girò alcune scene de “La Bibbia” nell’agosto del 1964. Tra le altre pellicole c’è anche “Barabba” di Richard Fleischer; “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini e “Il sasso in bocca” di Giuseppe Ferrara. In tempi più recenti, nel 2021 i Calanchi sono stati tra i set siciliani del lungometraggio “Fortress”, di Jessica Woodworth, ispirato a “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati.

I Calanchi del Cannizzola

“Ho cercato di creare un argine contro la mafia dei pascoli che da anni imperversa in questo territorio – sottolinea Capizzi – . Ho recintato l’area dei miei terreni perché usata abusivamente dagli allevatori della zona. Così nel 2017 ho subito delle gravi intimidazioni. Hanno appiccato fuoco a un rudere, tagliando le tubazioni dell’acqua. Non ho potuto irrigare, ma per fortuna quella fu un’estate piovosa e, nonostante le minacce, la raccolta è andata bene e ho voluto donare le mie arance ai bisognosi coinvolgendo l’Asaec, Associazione antiestorsione di Catania. Ho denunciato una dozzina di persone in questi anni e aspetto ancora che la giustizia faccia il suo corso”.

Degustazione ai Calanchi

Adesso Capizzi ha costruito un gazebo in un angolo del suo uliveto per dare un po’ d’ombra ai visitatori che vogliono ammirare il deserto. Ha organizzato anche un percorso da trekking e l’intenzione è di creare un punto di ristoro, coinvolgendo gli allevatori e le altre realtà agricole del territorio. “Vorrei aprire un glamping, un chioschetto per le spremute e per degustare il nostro olio – conclude Capizzi – . Mi piacerebbe creare sinergie per valorizzare il territorio. Un messaggio a tutti quelli che fuggono dalla Sicilia per dimostrare che anche qui è possibile investire. Io dalla terra dove sono nato non andrò mai via”.