Gli alberi delle città, una vita difficile tra minacce e polemiche

Il verde è spesso sacrificato per esigenze edilizie o di sicurezza, ma gli esperti invitano a lavori programmati, recuperando l’armonia con la natura

di Giulio Giallombardo

24 Febbraio 2021

Sono i custodi del verde nelle nostre città. Ospiti che vivono soffocati dal cemento, tra smog e traffico. A volte non resistono alle sferzate del vento e cadono giù, in altre occasioni vengono tagliati tra le polemiche. È sempre complicata la vita per gli alberi nei centri urbani. Privati del loro ambiente naturale, resistono assediati da continue minacce, in un delicato equilibrio che li vede, in certi casi, vittime sacrificali per esigenze urbanistiche o di sicurezza.

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Il filare di alberi in via Cilea

L’ultimo caso di verde in pericolo si consuma tra le strade di Palermo, in via Cilea, dove un filare di alberi – quasi tutti pini, tranne un cipresso – rischia di scomparire. È quanto denuncia Matteo Scognamiglio, architetto, ex dirigente della Soprintendenza ai Beni culturali di Palermo. “È una striscia di terra di proprietà dell’ex Provincia, che un tempo delimitava antichi giardini. Erano cipressi, di cui oggi ne rimane uno, mentre gli altri sono stati sostituiti da pini che hanno almeno cinquant’anni – racconta Scognamiglio – . Il Comune ha disposto di abbatterli perché ritenuti pericolosi”.
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Uno degli alberi di via Cilea

Gli alberi si trovano tra l’istituto magistrale “Camillo Finocchiaro Aprile” e la chiesa di Santa Maria Luisa de Marillac. Per fermare il taglio, Scognamiglio ha chiesto lumi al settore Verde del Comune e pare che adesso i lavori siano fermi per ulteriori verifiche. “La scuola aveva chiesto l’abbattimento per gli aghi di pino che cadevano sul tetto, otturando le caditoie, cosa che ha fatto anche un altro istituto in via Paruta – afferma l’architetto – tra l’altro per gli alberi di via Cilea manca anche il Vta, la valutazione di stabilità, dunque mi chiedo se sia davvero necessario abbatterli”.
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L’ailanto dello Spasimo dopo il taglio

Una domanda che sono sempre in tanti a farsi tutte le volte che il verde è minacciato. Come è stato per gli alberi tagliati per fare posto al tram, o dei ficus sacrificati dal cantiere per l’anello ferroviario al Politeama, fino all’ailanto dello Spasimo, che era ormai moribondo. Una prassi che non riguarda solo Palermo, ma è comune un po’ ovunque nel resto d’Italia, come sottolinea l’agronomo Giuseppe Barbera, per trent’anni professore di colture arboree dell’Università di Palermo. “Manca in tutta evidenza una programmazione sui tempi medio-lunghi e si lavora spesso secondo quelle che vengono segnalate come urgenze – sostiene Barbera – . Il punto è che tagliare alberi o anche piantarli è una soluzione che si ritiene facile e questo viene fatto spesso con molta improvvisazione”.
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Auto parcheggiate vicino agli alberi

Sul coro di polemiche che, puntualmente, accompagna l’abbattimento degli alberi, l’agronomo invita a soppesare le indignazioni, per far spazio al buonsenso. “Su questo bisogna avere un atteggiamento laico – aggiunge Barbera – gli alberi in città devono essere gestiti con attenzione, piantati e anche tagliati se è il caso. Spesso le proteste sono irrazionali, guidate da un generico amore assoluto per gli alberi. Ma è bene dire anche che Palermo, almeno da 50 anni, ha perso la capacità di essere in piena sintonia con la natura e con i suoi alberi che hanno dominato il paesaggio. Non bisogna mai scordare che gli alberi sono esseri viventi che, in questo caso, crescono in un ambiente assolutamente ostile come quello delle nostre città”.
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Alberi in città

Il taglio è spesso una soluzione estrema, ma necessaria. Sono scelte tecniche fatte dai responsabili delle amministrazioni comunali e, se si tratta di piante che hanno un interesse storico, dalle soprintendenze. Ma a valutare lo stato di salute degli alberi possono essere anche tecnici esterni specializzati come Claudio Benanti, agronomo e responsabile della 5PV, azienda che si occupa del servizio di valutazione di stabilità delle piante ad alto fusto. “Noi interveniamo – puntualizza l’agronomo – quando si rende necessario l’uso di certe apparecchiature molto costose, che permettono di verificare lo stato d’avanzamento della degradazione del legno”.
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Ramo spezzato del ficus di piazza Marina, a Palermo

È il metodo Vta, Visual tree assessment, con cui si usano strumenti come il resistograph, un trapano con una sonda che entra all’interno della pianta per verificare la resistenza dei tessuti; oppure il tomografo elettrico, che lavora con la propagazione delle onde. “I problemi delle alberature delle grandi città – spiega Benanti – non sono imputabili alle amministrazioni attuali perché un regolamento del verde esiste dall’ottobre del 2008. Prima di allora, ognuno piantava quello che voleva dove voleva, non c’era la ratio che disciplinava un tipo di alberature, invece di un altro. A questo si aggiungono gli interventi di manutenzione errati, condotti negli anni, che hanno compromesso per sempre le piante. Ma è anche bene sottolineare – conclude l’agronomo – che le nostre amministrazioni vantano tecnici del verde molto qualificati, a volte criticati da chi non ha le competenze per farlo”.