◉ PALERMO

Un secolo di immagini per raccontare la città: inaugurato il Museo della fotografia a Villino Favaloro

L’allestimento contiene oltre duecento tra fotografie, oggetti e, soprattutto, circa settemila immagini visibili nei pannelli multimediali. Dalle stereoscopie di Sevaistre alle opere di Bronzetti, Interguglielmi, Incorpora e Seffer. L’età dorata della Belle Époque palermitana rivive nelle foto dei Florio e negli album delle famiglie nobiliari

di Guido Fiorito

23 Marzo 2024

Fermare il tempo e consegnarlo ai posteri. A Palermo manca una esposizione permanente che racconti la sua complessa e avvincente storia o forse il museo è l’intera città, ma solo per chi sa leggere le architetture, l’urbanistica, le opere d’arte e le loro stratificazioni. Il Museo regionale della fotografia colma in parte questa assenza, raccontando un secolo di vita cittadina, con espansioni ai centri siciliani protagonisti del Gran Tour, da metà dell’Ottocento a poco oltre metà del Novecento. Lo fa in bianco e nero, con l’obiettività di fotografi del tempo in cui era prevalente l’esigenza di documentare la realtà, di realizzare immagini ben costruite e a fuoco. Per amor di mestiere e di esigenze del committente.

Palermo in una foto d’epoca

Due motivi per far festa: il nuovo museo e il riappropriarsi di un capolavoro del liberty, il Villino Favaloro. L’edificio costruito da Giovan Battista Filippo Basile, tra il 1889 e il 1891, lo ospita splendidamente, dopo una lunga e sofferta gestazione. Le foto raccontano i fasti della Belle Èpoque sotto i tetti con le decorazioni floreali. L’ultima parte del restauro è stata finanziata con 1,7 milioni di euro (fondi europei del Piano operativo nazionale cultura e sviluppo) più altri novecentomila  per l’allestimento multimediale.

Villino Favaloro

“Le prime acquisizioni – dice Laura Cappugi, responsabile del Centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione – sono state iniziate oltre trent’anni fa dalla collezione Arezzo di Trifiletti fino alle opere di Benedetto ed Eugenio Bronzetti. In gran parte pellicole che in tutto questo tempo hanno sofferto problemi di conservazione; macchine e apparecchi d’epoca che erano stati aggrediti dagli insetti. Non esisteva un inventario. Abbiamo restaurato e catalogato tutto”. Un patrimonio notevole, solo il terzo fondo acquisito dalla famiglia Bronzetti è di circa settantaseimila fotografie. Altri fondi erano stati acquisiti da altri collezionisti. Restaurata anche la biblioteca e riportati i libri che erano stati conservati all’Albergo delle povere.

Pannello multimediale con le foto dei Florio

L’allestimento, curato da Eliana Mauro lungo i due piani dell’edificio, contiene oltre duecento tra fotografie e oggetti e, soprattutto, circa settemila immagini visibili nei pannelli multimediali. Si inizia con le stereoscopie del francese Eugène Sevaistre, che viveva a Palermo, e documentò le vicende della spedizione dei Mille, con le barricate in città. Tale tecnica permetteva di vedere attraverso un visore l’immagine in modo tridimensionale. L’età dorata della Belle Époque palermitana rivive nelle foto dei Florio e negli scrapbook delle famiglie nobiliari. Si tratta di album in cui venivano incollate foto ritagliate, con ricordi legati alla vita di ogni giorno, soprattutto quella sportiva e mondana. Molte immagini si possono sfogliare sugli schermi con tecnica touch screen, come l’album dei Bordonaro o i tableux vivant.

Un altro schermo tattile riguarda le foto legate al Gran Tour in Sicilia, collegate alle impressioni di Goethe, Maupassant, Houel… Poi ci sono i ritratti che venivano realizzati per i biglietti da visita e che contribuivano alla collocazione sociale.

La stazione centrale in piazza Giulio Cesare

Al primo piano le sale sono dedicate alle opere di Bronzetti, Interguglielmi, Incorpora e Seffer. Le famiglie nobiliari ma anche i marinaretti dell’Istituto Roosvelt. Soprattutto la città che muta, anche quella scomparsa nel sacco di Palermo, da Villa Deliella al villino Rutelli. Si possono vedere antichi video come quelli di un viaggio a Palermo da Verona nel 1931 e dell’inaugurazione a Mondello della linea tranviaria della società Italo-belga nel 1911. In un’altra stanza, definita immersiva, le foto sono proiettate a riempire interamente le pareti. Si va avanti nel tempo fino agli anni Sessanta: colpiscono povere baracche esistenti accanto al palazzo modernissimo dell’Enel.

L’ingresso del villino Favaloro

“Abbiamo restituito alla città quello che le spetta”, dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, dopo il taglio del nastro inaugurale. Apertura dalla prossima settimana dal martedì al sabato, dalle ore 9 alle 13 (ultimo ingresso 12,15), e anche la prima (gratis) e la terza domenica del mese. Il biglietto per tutto l’anno costerà solo 2 euro.