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I boschi dell’Etna rinascono con l’arte

Inaugurato “Matre Terra”, il primo sentiero di land art nel Parco. Un progetto corale che ha trasformato un’area abbandonata in un percorso di rigenerazione culturale ed ecologica. Ideato dall’associazione Chiarìa, l’iniziativa unisce artisti, scuole e comunità, restituendo bellezza a un territorio ferito

di Ruggero Altavilla

24 Giugno 2025

Una madre gigante che da millenni forgia paesaggi e comunità. Tra il verde dei boschi e il nero della pietra lavica, dove la natura dispensa distruzione e rinascita, ha preso forma un percorso artistico che ha restituito senso, bellezza e sacralità a un territorio ferito dall’incuria. Alle pendici dell’Etna, all’ombra dei lecci di Casa della Capinera, antica masseria vicino a Trecastagni, diventata presidio di ecologia e turismo ambientale, nasce “Matre Terra”, il primo percorso di land art nel Parco dell’Etna, realizzato da un collettivo di artisti in residenza. In un’area dove per anni si sono accumulate discariche e rifiuti, oggi si snoda un sentiero che parla il linguaggio della rigenerazione, grazie a opere che uniscono creatività, spiritualità e attivismo ecologico.

Una visione premiata tra 342 proposte

Un momento dell’inaugurazione dell’opera “Legame”

Il progetto, ideato dall’associazione di promozione sociale Chiarìa, è l’unico in Sicilia selezionato tra i dieci vincitori del bando nazionale “Ecosistemi culturali” della Fondazione Cdp, a cui avevano partecipato 342 proposte da tutta Italia. Un riconoscimento che ha premiato un progetto capace di mettere radici su un territorio, parte di un patrimonio dell’Umanità, ma che troppo spesso è stato teatro di abbandono e degrado ambientale

Ritrovare il senso del sacro

La Casa della Capinera

Il cammino di Matre Terra è un invito alla riconnessione con la natura, attraverso un’esperienza estetica. “L’idea – spiega Chiara Trifilò, presidente dell’associazione Chiarìa e ideatrice del progetto – è nata proprio guardando i nostri boschi violati da discariche e rifiuti. Ci siamo chiesti cosa ci avesse allontanato così tanto dalla natura e quando avessimo perso il senso del sacro davanti a qualcosa che è molto più grande di noi: la manifestazione del mistero della vita. Da queste riflessioni è nato un progetto, che durante questo anno ha coinvolto comunità in un percorso volto a ritrovare il senso di appartenenza profonda con il proprio territorio, a celebrarne la bellezza e la sacralità”.

Un itinerario tra simboli e visioni

Lungo il tracciato che si snoda sul Sentiero Natura Monte Cicirello, a pochi passi dal centro abitato di Trecastagni, si può adesso attraversare un racconto visivo e simbolico, in cui ogni opera è tappa di un rituale laico e comunitario. A segnare l’inizio del percorso c’è Legame, dell’artigiano del legno Molby, un intreccio di ginestra attorno a un’anima di castagno che invita chi passa a scrivere una promessa di legame e inserirla in una piccola cassetta postale: un gesto semplice ma carico di significato, come un ex voto al contrario, rivolto al futuro.

Il custode di pietra e la goccia che libera

Il Guardiano dell’Etna

Proseguendo in direzione di Monte Ilice si incontra Il guardiano dell’Etna, un totem di pietra lavica realizzato dall’artista e designer Andrea Scarpellini. Una figura archetipica, immersa nel paesaggio eppure estranea a esso, che ammonisce chi attraversa questi luoghi senza rispetto. Più avanti, in una radura un tempo segnata dalla presenza di eternit, vibra l’opera Risonanza Spaziotempo delle scultrici Elena Saracino e Claudia Zanaga: una goccia proveniente da un altrove misterioso, che pulsa di energia liberando lo spazio dalla sua memoria tossica.

Riti laici e memoria del lavoro

Ex Voto Pirriaturi

Poco distante si incontra Ex Voto Pirriaturi, dell’artista visivo Fargo, una nicchia rituale che fonde spiritualità popolare e celebrazione del lavoro, rendendo omaggio alla fatica dei “pirriaturi”, gli scalpellini della pietra lavica, e alla devozione silenziosa che li lega alla montagna. Ultima tappa, ma non certo per intensità simbolica, è Et_Natura, installazione del duo Ars Ruralis (Valentina Grossi e Simone Mulazzani): una Dea Madre nata dall’intreccio di materiali vegetali e suoni che animano il bosco, quasi a ricordare che ogni cultura autentica nasce da una relazione armonica con l’universo. Una madre primordiale che non genera soltanto figli, ma visioni, ascolti, nuovi alfabeti per riconoscersi parte di un tutto vivente.

Un parco giochi dentro il bosco

Il Parco giochi naturale

A Casa della Capinera, cuore operativo del progetto e sede dell’associazione Chiarìa, prende forma invece il Parco Giochi Naturale, frutto di un’opera collettiva realizzata con tutti gli artisti e i gruppi locali coinvolti: volontari, scuole, minori stranieri non accompagnati. Un bosco che si fa spazio ludico e inclusivo, luogo d’incontro tra infanzia e natura, tra creatività e pedagogia dell’ecologia.

Cantieri aperti, comunità in cammino

Et_natura

Dietro a questo racconto immersivo c’è un lungo lavoro di tessitura tra arte, pedagogia, ecologia e cittadinanza attiva. Dal 23 aprile al 2 giugno, cinque artisti selezionati attraverso il bando hanno vissuto in residenza nei boschi di Casa della Capinera, a stretto contatto con il paesaggio e le persone. I loro “cantieri artistici” sono stati aperti, partecipati, attraversati da laboratori, incontri, dialoghi. Una scelta voluta, perché l’arte – in questa visione – non è più atto solitario o esclusivo, ma pratica comunitaria, capace di generare processi trasformativi.

Ecoartivismo e cultura vivente

Legame

Lo dimostrano anche gli eventi pubblici organizzati nel corso del progetto, che hanno affrontato i temi dell’ecoartivismo e del rapporto tra estetica e militanza ecologica. Tutto questo ha trovato il suo culmine simbolico lo scorso 2 giugno, Festa della Repubblica, con l’inaugurazione ufficiale del percorso in una giornata intitolata “Bosco in festa”. Una scelta tutt’altro che casuale: se la Repubblica si fonda sui cittadini, Matre Terra rilancia l’idea che essere cittadini oggi significhi anche essere custodi consapevoli del proprio territorio. Camminare tra queste installazioni, lasciandosi attraversare dalle visioni che evocano, significa in fondo intraprendere un pellegrinaggio laico, una via dei sensi e del senso.

Una radice che non teme il tempo

Il progetto durerà 18 mesi, ma le sue radici sono state piantate in profondità. A sostenerlo, insieme a Chiarìa, sono realtà locali e istituzionali come l’Ente Parco dell’Etna, il Comune di Trecastagni, la Fondazione Trecastagni Patrimonio dell’Umanità, l’Istituto comprensivo Ercole Patti, il Consorzio Il Nodo e la cooperativa A Casa di Momo. Un’alleanza ampia, che conferma come l’arte, quando è ben piantata nella terra, può generare frutti condivisi. E restituisce anche alla montagna la sua voce profonda, che oggi, grazie all’arte, torna a farsi riascoltare.