A Bagheria sarà restaurato l’organo della Chiesa Madre
L'intervento di recupero, del valore di 120 mila euro, riguarderà l'intero strumento che sarà suonato da Mario Visconti, maestro di cappella della Cattedrale di Palermo
di Redazione
11 Giugno 2020
Tornerà al suo antico splendore l’organo della Chiesa Madre di Bagheria. Lo strumento sarà restaurato con un finanziamento dell’assessorato regionale dei Beni culturali per tornare ad essere suonato da Mario Visconti, maestro di cappella della Cattedrale di Palermo e docente al Conservatorio Alessandro Scarlatti. Le opere di restauro curate dal maestro organaro Giuliano Colletti, la cui bottega fa parte dell’Albo nazionale dei professionisti restauratori dei beni culturali, si stima dureranno dieci mesi circa.
L’intervento di recupero del valore di 120mila euro – fanno sapere dall’assessorato regionale dei Beni culturali – riguarderà per intero l’organo: dal sistema di trasmissione alle canne. Il progetto di restauro, dopo aver ricevuto le necessarie autorizzazioni da parte dell’ufficio dei Beni culturali della Curia di Palermo e della Soprintendenza di Palermo, nel pieno rispetto dei materiali originari, è stato sottoposto alla giunta regionale che ne ha autorizzato il finanziamento con risorse a valere sui fondi compensativi dovuti dallo Stato alla Regione in virtù dell’articolo 38 dello Statuto.La Chiesa Madre di Bagheria, intitolata alla “Natività della Beata Vergine Maria”, fu fatta erigere, a partire dal 1769, ad opera dell’architetto Salvatore Attinelli, da Salvatore Branciforti, per sostituire la piccola chiesetta che si trovava all’interno di Palazzo Butera. L’edificio fa da fondale al corso Umberto con il suo maestoso e imponente prospetto neoclassico in pietra di Aspra, costituito da pilastri e colonne corinzie, con un portale al centro sormontato da un arco su cui si trova lo stemma dei Branciforti. “Con il restauro del pregevole strumento musicale realizzato nei primi del ‘900 dalla famiglia Ruffatti di Padova – ha dichiarato l’assessore ai Beni culturali, Alberto Samonà – si recupera un’apprezzabile testimonianza artistica e si restituisce alla comunità di Bagheria un importante elemento identitario”.