A Lentini è scontro per la gestione di Palazzo Beneventano
Monta la polemica tra il Comune e i privati per l’affidamento dell’ex residenza nobiliare diventata polo culturale. L’amministrazione ha invitato la cooperativa Badia Lost & Found a riconsegnare i locali del bene revocando la concessione
di Giulio Giallombardo
29 Novembre 2022
È ancora tutto da scrivere il futuro di Palazzo Beneventano, residenza nobiliare tra le più importanti di Lentini, diventata spazio culturale e polo per l’arte contemporanea. Non si placa la polemica per la gestione del bene, di proprietà comunale, da sei anni affidato ai giovani della cooperativa Badia Lost & Found che lo hanno sottratto al degrado e riqualificato.Adesso, l’amministrazione comunale in carica da poco più di un anno, dopo avere annullato la procedura che avrebbe affidato alla cooperativa il palazzo per 25 anni, ha anche revocato la delibera di concessione temporanea di alcuni locali firmata un mese fa, invitando Badia Lost & Found a “riconsegnare” gli spazi entro 30 giorni, ovvero entro il 14 dicembre. Una decisione che ha fatto insorgere numerosi esponenti del mondo del Terzo settore: già quasi mille le firme raccolte per opporsi allo sfratto del Comune.
L’affidamento temporaneo era stato fatto alla cooperativa e a un’altra realtà giovanile (l’associazione Megakles Ballet) per il periodo necessario ad approvare un regolamento per la gestione dei beni immobili comunali. Ma subito dopo, durante la verifica dei requisiti necessari per la sottoscrizione della convenzione, l’amministrazione è tornata sui suoi passi, revocando la concessione.“È emerso – fa sapere il sindaco Rosario Lo Faro – che uno dei soggetti, pur essendo ente senza fine di lucro, ha natura di ‘impresa sociale’. Ciò lo inserisce nella categoria dei soggetti ai quali gli enti locali non possono concedere in comodato beni immobili di loro proprietà. Di fronte a questa realtà è apparso subito evidente che con tale soggetto la convenzione non poteva essere stipulata e, pertanto, la revoca dell’atto deliberativo è diventata inevitabile”.Il “soggetto” in questione è Badia Lost & Found, che rimanda al mittente le motivazioni del primo cittadino. “L’amministrazione, ancora una volta senza averci interpellato, – afferma Giorgio Franco, presidente della cooperativa – aveva approvato lo scorso mese una concessione temporanea di alcuni spazi del palazzo che noi stavamo valutando insieme con i nostri legali. Ma la stessa giunta municipale, dopo appena 10 giorni, ha revocato quel suo stesso atto senza neanche attendere una nostra valutazione e usando una motivazione del tutto inesistente, e cioè che la nostra fosse una ‘cooperativa sociale’, cosa che non è assolutamente vera. Siamo una cooperativa di produzione e lavoro, sarebbe bastato fare un estratto camerale per verificare la nostra natura giuridica”.“Da un anno – proseguono da Badia Lost & Found – siamo in attesa di un incontro ufficiale per cercare e proporre soluzioni per il futuro del palazzo avvalendoci delle migliori competenze culturali, tecniche e legali nazionali che siamo riusciti a coinvolgere. Avevamo avanzato al Comune una proposta di partenariato che prevedeva un nostro investimento di circa 800mila euro per la ristrutturazione complessiva del palazzo, la sua valorizzazione e la sua fruizione da parte di tutta la città. Tale procedura è stata prima sospesa per dieci mesi e poi definitivamente annullata tre mesi fa senza mai poterne discutere con l’amministrazione comunale”.“Dopo una gestione di sei anni i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti – puntualizza Franco – siamo ancora in attesa di un legittimo riconoscimento del lavoro svolto. Siamo stati tra i primi a condividere lo strumento di legge del partenariato pubblico-privato del codice degli appalti per la cogestione diretta di un bene e adesso in un anno è stato cancellato in un sol colpo tutto quello che abbiamo costruito”.Non ci sta il sindaco Lo Faro, che si dice aperto e disponibile al dialogo. Il primo cittadino di Lentini premette che “non c’è alcun pregiudizio nei confronti di Badia Lost & Found”, ma l’invito a lasciare Palazzo Beneventano a suo giudizio è un atto dovuto. “La cooperativa attualmente non ha alcun atto amministrativo che l’autorizza a restare dov’è – spiega il sindaco – per cui commetterei un abuso se consentissi la permanenza nei locali del palazzo. Ciò non toglie che la coop potrà continuare a svolgere le proprie attività, autorizzate dal Comune, come ha sempre fatto anche durante questo primo anno di mia sindacatura. L’unica differenza è che non avranno più una stanza a uso esclusivo come front office”.Quanto alla proposta di partenariato pubblico-privato, era stata messa in discussione dal primo cittadino già in campagna elettorale. “Ho solo mantenuto il mio impegno con gli elettori – spiega Lo Faro – . Parliamo di una cooperativa giovane, costituita dopo essere stata associazione, che ci chiedeva la gestione dello spazio per 25 anni. Ho ritenuto il progetto troppo generico e privo di garanzie economiche per una durata enorme che avrebbe impegnato cinque future amministrazioni. Ma da parte mia non è mai mancata un’apertura nei loro confronti. L’amministrazione che rappresento resta disponibile al dialogo”.“Palazzo Beneventano è un bene prezioso e l’amministrazione intende salvaguardarlo e valorizzarlo in modo che diventi uno strumento di crescita e sviluppo per l’intera comunità. La gestione diretta del Comune – conclude il primo cittadino – non impedirà a tutte le associazioni operanti sul territorio di utilizzare il palazzo per lo svolgimento di eventi e iniziative diretti a qualificare le proposte culturali della nostra città”.Fatto sta che, fino a sei anni fa, quando i giovani della cooperativa hanno raccolto la sfida della riqualificazione e della rinascita del palazzo, l’edificio era un gigante chiuso e abbandonato. Un tempo in cui la cooperativa ha dimostrato di saperne fare un attrattore per la cittadina e un lievito per la comunità, connesso a importanti esperienze di innovazione in tutta Italia. Il partenariato pubblico-privato è lo strumento principe a disposizione degli enti pubblici per affidare ai privati interventi di valorizzazione e di gestione che difficilmente possono portare avanti direttamente, sia per mancanza di competenze che di know-how.Non uno “scippo” o una privatizzazione del patrimonio, ma un coinvolgimento della comunità nella sua gestione, come peraltro prevede la convenzione di Faro. Ma il Comune di Lentini sembra volere andare in una direzione diversa. Sempre che non ci ripensi, alla luce dei tanti appelli che stanno arrivando in queste settimane.