A piedi da Caltanissetta a Cefalù alla scoperta della Via dei Frati
Un percorso di 166 chilometri in otto tappe che attraversa le Madonie, seguendo i cammini di pellegrini e mistici. Il racconto di tre escursionisti
di Giulio Giallombardo
3 Agosto 2021
Camminare dal cuore della Sicilia fino al mare. Su e giù tra monti, borghi e chiese, scoprendo quanto la lentezza può far bene all’anima. Percorrere la Via dei Frati, da Caltanissetta a Cefalù, significa perdersi tra i rilievi solitari delle Madonie, essere accolti dal calore delle piccole comunità, stupirsi per i tesori naturalistici e monumentali che questo angolo di Sicilia riserva. Un itinerario di 166 chilometri, in otto tappe, collaudato nel 2016 ma percorribile in autonomia dal 2018, che quest’anno è stato già attraversato da circa 80 persone. Gli ultimi ad avventurarsi lungo la Via dei Frati, sotto il sole impietoso del luglio siciliano, sono stati tre ragazzi, partiti il 21 luglio da San Cataldo e arrivati a Cefalù il 29: Martina Enea, 29 anni, psicologa palermitana, con il suo compagno Domenico Guastella, 35 anni, docente di Partinico. Insiema a loro Sebastiano Casarrubia, 30 anni, titolare di un’azienda agricola, che però non ha potuto completare il cammino, fermandosi a due tappe dall’arrivo.
La Via segue idealmente i passi di questuanti, pellegrini, predicatori, santi, mistici, che hanno attraversato questi luoghi, lasciando segni del loro passaggio. Un itinerario che tocca conventi, chiese, ma anche proprietà terriere, a partire da Caltanissetta con il suo convento dei Cappuccini dedicato a San Michele, fino al convento dei Riformati di Petralia Sottana, a quello di Castelbuono, fino a Gibilmanna, tanto per citarne alcuni. Il percorso inizia da Caltanissetta, o in alternativa dal Calvario di San Cataldo, fino a Marianopoli; seconda tappa fino a Resuttano; quindi, il percorso entra nel vivo con la terza tappa di 24 chilometri che si ferma a Polizzi Generosa, attraversando Blufi con il santuario della Madonna dell’Olio, e Castellana Sicula. La quarta tappa è una delle più impegnative, da Polizzi a Petralia Sottana, e ha il culmine al santuario di Madonna dell’Alto a 1810 metri; poi da Sottana si va a Petralia Soprana fino a Gangi; sesta tappa più “comoda” fino a Geraci Siculo; con la settima inizia la discesa verso Castelbuono per poi concludere il cammino a Cefalù, dopo aver passato Isnello e il santuario di Gibilmanna.“È stata un’esperienza appassionante, ma molto faticosa soprattutto a causa del caldo torrido dei giorni scorsi – racconta Martina Enea a Le Vie dei Tesori News – . Siamo amanti del trekking e della natura, cosa che ci ha spinto a percorrere questo cammino, due anni dopo aver fatto la Magna Via Francigena”. Tra i momenti più emozionanti – racconta l’escursionista – “aver visto apparire il mare all’orizzonte dopo otto giorni di panorami montuosi”, oltre ai frequenti incontri ravvicinati con cinghiali e daini. “A Gangi è stato bello ricevere ospitalità dalle suore, svegliarsi alle 4 del mattino, mentre loro preparavano la colazione e riscaldavano il latte – dice Martina – oppure quando a Marianopoli, con 40 gradi e un sole cocente, abbiamo incrociato il casotto dell’acqua per i pellegrini. Durante esperienze come questa, le cose che sembrano più banali, sono quelle che ti restano più impresse”.A ideare il cammino, o meglio a mettere insieme sentieri e luoghi e tracciare un percorso, è stato Santo Mazzarisi, psicologo 47enne originario di Resuttano, ma che vive a Roma da oltre 15 anni. Appassionato di trekking e innamorato della Sicilia, nell’agosto del 2016 ha percorso i primi chilometri dalle campagne di Caltanissetta, collaudando l’itinerario che è nato come cammino nel 2018, anno in cui è nata anche l’associazione no profit Amici della Via dei Frati. “Più che creare il percorso, ho cucito più itinerari diretti a singole mete di pellegrinaggio che da Caltanissetta arrivano fino a Cefalù – dice Mazzarisi – . Sono le strade che percorrevano i cosiddetti monaci di cerca, i frati che vagavano per le campagne, lavorando con i contadini e facendo la questua, ovvero, chiedendo olio, grano, formaggio, prodotti della terra che il contadino poteva dare in cambio al pellegrino”.Un percorso tracciato, con i sentieri mappati su gps, anche se durante l’ultimo anno di lockdown non è stato possibile rinfrescare la segnaletica. “Siamo una piccola associazione composta da sette soci – spiega Mazzarisi – , cerchiamo di reinvestire tutto quello che ricaviamo dalle iscrizioni al percorso, ma soprattutto nell’ultimo anno, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, non siamo riusciti a fare la manutenzione, anche se diversi comuni che ricadono nel percorso, come Petralia Sottana e Soprana o il Gal Terre del Nisseno, ci stanno dando una mano”.Lungo il cammino si è guidati da frecce, adesivi, segnaletica e dal simbolo della Via, una croce a cui è sovrapposta la lettera “F”, con un manichetto che ricorda il bastone dei pellegrini. La “credenziale” è lo strumento di viaggio su cui applicare il segno visibile del passaggio: un timbro rilasciato da chiese, comuni o uffici turistici, per attestare che una giornata di cammino si è conclusa. Si pernotta in ostelli, case private e b&b, e alla fine del percorso si può ritirare il “testimonium” nella sede del Parco delle Madonie di Cefalù.“Quello che mi ha spinto a dare vita alla Via dei Frati – racconta ancora Mazzarisi – è l’amore per la Sicilia e la voglia di far conoscere luoghi spesso poco noti agli stessi siciliani. Lungo la strada si incontrano paesaggi diversi, dalle vaste campagne del Nisseno, alle montagne madonite, fino alla macchia mediterranea verso Cefalù. L’anno scorso, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, sono stati in tanti ad arrivare anche dalla provincia di Siracusa o da Ragusa, scoprendo quest’angolo di Sicilia. Alcuni di loro, sono tornati una seconda volta e questa è la soddisfazione più grande”.