Alla scoperta dei giardini storici siciliani
5 Marzo 2020
Da Palermo a Catania, aumentano i gioielli “verdi” della rete italiana che promuove il turismo orticulturale, tra parchi, vivai e paradisi botanici
di Marco RussoCi sono luoghi dove natura e storia si fondono, dando vita a un immenso patrimonio artistico e botanico. Sono i grandi giardini storici che negli ultimi anni sono stati sempre più alla ribalta, ritagliandosi una fetta importante nel settore turistico. Non è un caso che il turismo orticulturale ha portato, l’anno scorso, più di 8 milioni e mezzo di visitatori, non solo stranieri, a visitare e prendere coscienza delle meraviglie del paesaggio italiano, spesso poco noto. Per far conoscere e rilanciare i giardini storici italiani, è nato nel 1997 il circuito Grandi Giardini Italiani, fondato da Judith Wade, che in più di vent’anni è diventato sempre più grande. Oggi sono 140 le meraviglie “verdi” d’Italia divise in 14 regioni che fanno parte del network, un polo di eccellenza non soltanto per i numeri messi in campo, ma anche per aver dato una spinta decisiva alla qualità dell’offerta turistica e creato posti di lavoro.
Fra i 20 giardini del Sud Italia, ben 12 sono in Sicilia, concentrati da un capo all’altro dell’Isola e divisi tra orti botanici, giardini storici, artistici, paesaggistici e moderni. Due si trovano a Palermo, primo fra tutti l’Orto botanico, una delle più importanti istituzioni accademiche italiane. Vanta un’attività di oltre duecento anni che ha consentito lo studio e la diffusione, in Sicilia, in Europa e in tutto il bacino mediterraneo, di innumerevoli specie vegetali molte originarie delle regioni tropicali e subtropicali. Poi c’è l’ottocentesco giardino di Villa Tasca, dove sono presenti alcuni degli esemplari fra i più grandi della città di Cycas revoluta, un pino di Norfolk mozzafiato, e un buon numero di specie diverse di palme. Infine, fuori città, a Sclafani Bagni, c’è la Tenuta Regaleali, un mosaico di morbide colline decorate con filari di vigne, olivi, che vanta una variegata flora esotica, così invitante per il grande contrasto con le distese di grano e le aride colline circostanti.Spostandoci a Catania, i tesori “verdi” non sono da meno, con l’Orto botanico dell’Università, la cui fondazione risale al 1858 ad opera di Francesco Tornabene Roccaforte. Conserva ancora oggi intatta la struttura originaria, sia nel disegno del giardino, sia nell’architettura dell’edificio neoclassico. Poi ci sono le Stanze in fiore di Canalicchio, un giardino contemporaneo fiorito dove si fondono circa 1000 specie di rare piante tropicali e sub tropicali. Fuori città, a San Giovanni La Punta, c’è il Parco d’Arte della Fondazione La Verde La Malfa, che ospita numerose sculture e installazioni d’arte contemporanea ed è sede di spettacoli teatrali, concerti, performance e attività didattiche. A Mascalucia, c’è il giardino di Villa Trinità, con il suo agrumeto irrigato ancora con le antiche saie, un impianto di irrigazione costituito da canali fuori terra che permettono, oggi come allora, la distribuzione delle acque irrigue mediante caratteristiche chiuse. Nel cuore di Acireale, resiste ancora il Giardino di Casa Pennisi, impiantato alla fine dell’Ottocento, a fare da sfondo e da cornice al prestigioso Grand Hotel des Bains.Nel circuito dei Grandi Giardini Italiani, non può mancare il parco botanico Radicepura di Giarre, nato dalla volontà della famiglia Faro che mette a disposizione di tutti la sua storica esperienza nel florovivaismo internazionale con la sua collezione privata, organizzando anche un festival biennale del giardino mediterraneo. A Taormina, nel Messinese, c’è poi Casa Cuseni, un vero e proprio scrigno d’arte, con la celebre dining-room di Sir Frank Brangwyn, che disegnò anche il giardino utilizzando le prospettive ed il paesaggio quali elementi decorativi. Infine, a Melilli, nel Siracusano, si trova il Giardino del Biviere, che si affaccia sul lago, e il Giardino di San Giuliano, a Villasmundo Melilli, proprietà del marchese di San Giuliano, appartenente alla famiglia da oltre otto secoli e immerso in sessanta ettari di aranceti.