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Andromeda, il teatro in cima ai Sicani dove l’arte incontra le stelle

Nel cuore della Sicilia, a mille metri d'altezza, si trova un luogo che sembra uscito da un sogno. Costruito su un altopiano affacciato su un panorama unico, è frutto dell'estro di Lorenzo Reina, un pastore che ha trasformato la sua passione per la scultura in un’opera senza tempo

di Ruggero Altavilla

25 Febbraio 2025

A mille metri d’altezza, tra i Monti Sicani, dove il vento accarezza i campi e l’orizzonte si perde in un infinito leopardiano, sorge un luogo che sfida le convenzioni e invita alla contemplazione. Il Teatro di Andromeda, costruito su un altopiano remoto e raggiungibile solo attraverso una strada provinciale dissestata, è più di un semplice teatro: è un’opera d’arte contemporanea, un ponte tra l’uomo, la natura e l’universo. Qui, dove la segnaletica scompare e il telefono perde campo, l’arte parla un linguaggio universale, diretto, che non ha bisogno di spiegazioni.

Il palco circolare del Teatro Andromeda (foto Giulio Giallombardo)

Questo luogo magico, affacciato su un dirupo che regala una vista mozzafiato sul Canale di Sicilia e sull’isola di Pantelleria, è il frutto del sogno visionario di Lorenzo Reina, un pastore-artista nato e cresciuto nel borgo medievale di Santo Stefano Quisquina. Dal 1986, Reina ha dedicato la sua vita a trasformare questa radura di famiglia in un teatro unico al mondo, aggiungendo una pietra al giorno, come un moderno costruttore di cattedrali.

Una delle sculture disseminate attorno al teatro (foto Giulio Giallombardo)

Il Teatro di Andromeda, oggi il più alto teatro all’aperto del mondo, è un’opera che dialoga con le stelle. I 108 posti a sedere, disposti in modo apparentemente casuale, rappresentano gli astri della costellazione di Andromeda. “Questi blocchi di pietra imbiancati evocano il gregge che portavo al pascolo – spiega Reina – ma sono anche un campo di stelle, un richiamo alla galassia M31, che tra miliardi di anni entrerà in collisione con la Via Lattea”.

Reina, che da giovane pastore saliva su questa rocca con un libro rubato alla sorella e sognava guardando il cielo, ha creato un luogo sospeso tra tempo e spazio. “Mi piace pensarlo come un’astronave in viaggio nel tempo”, dice. La sua storia ricorda quella di Fitzcarraldo, il visionario personaggio intrepretato da Klaus Kinski nell’omonimo film di Werner Herzog, che sognava di portare il teatro d’opera nella giungla amazzonica. Reina, con la sua ruspa e il suo trattore, ha trasportato massi dai terreni vicini, trasformando un sogno in realtà.

La grande maschera di pietra (foto Giulio Giallombardo)

Ma il Teatro di Andromeda non è solo un luogo per spettacoli. È un’esperienza totale, immersa in un paesaggio che parla di cicli naturali e spiritualità. Le sculture disseminate intorno al teatro, come la grande maschera di pietra illuminata dal sole al tramonto del solstizio d’estate, aggiungono un ulteriore strato di significato. “È la porta della rinascita”, spiega Reina, indicando la fessura stretta e bassa che conduce alla cavea, simbolo di un passaggio verso una nuova dimensione.

La vita di Reina è una simbiosi con questi luoghi. Figlio unico, abbandonati gli studi in terza media per aiutare il padre infortunato, ha sempre coltivato la sua passione per l’arte. Di notte, mentre gli altri pastori dormivano, scolpiva pietre, disturbando il sonno dei colleghi increduli. A 22 anni, ha rotto con il padre per dedicarsi alla scultura, ma ha mantenuto la promessa fatta al genitore morente: non abbandonare mai le pecore.

I blocchi di pietra che formano la platea (foto Giulio Giallombardo)

Oggi, il Teatro di Andromeda è un magnete per artisti e creativi da tutto il mondo. Nel 2023, Pharrell Williams lo ha scelto come set per la campagna pubblicitaria di Louis Vuitton, portando questo luogo remoto sotto i riflettori globali. Ma il teatro resta fedele alla sua essenza: un palcoscenico dove la vita della natura e degli uomini si intrecciano in spettacoli indimenticabili, come la performance del ballerino Paul White, che ha danzato con un cane apparso improvvisamente in scena.

Ingresso al Teatro Andromeda (foto Giulio Giallombardo)

La scorsa estate negli spazi della Gam di Palermo si è svolta una  rassegna interamente dedicata al progetto del Teatro Andromeda. Attraverso foto, rilievi digitali, modelli fisici e digitali, video e supporti interattivi la mostra ha ricostruito gli aspetti configurativi, estetici e astronomici del progetto di Reina, in cui tempo e spazio sembrano sospendere il loro corso. Un’opera che continua a evolversi, come le stelle che ispirano il suo creatore. In un mondo frenetico, il Teatro di Andromeda ricorda che l’arte, come la natura, parla un linguaggio universale, capace di unire passato, presente e futuro in un unico, infinito abbraccio.